Lavoro, ok alla legge sull'arbitrato. Insorgono i sindacati

Economia
Una protesta del 2002 dei lavoratori contro le modifiche all'articolo 18 (foto LaPresse)
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L'Aula del Senato ha approvato in via definitiva la norma del disegno di legge delega sul lavoro che istituisce l'arbitrato sulle controversie, accusato dalle opposizioni di scardinare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori

A otto anni dal duro scontro tra la Cgil e il governo Berlusconi sull'art.18, si riaccende la polemica sulla norma dello Statuto dei Lavoratori che prevede il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti. A farla scoppiare la parte sull'arbitrato del disegno di legge delega sul lavoro, che il senato ha oggi approvato in via definitiva, trasformandola in norma di legge.
L'opposizione e la Cgil non hanno dubbi: è un attacco all'art.18; tesi respinta con forza dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, convinto si tratti dell'"ennesima prova della malafede di chi vuole sempre accendere la tensione sociale". E una polemica - a suo parere - dal sapore elettoralistico: "In due anni di iter parlamentare nessuno ha mai gridato allo scandalo. Oggi, in vista delle elezioni, si grida alla lesa maesta", dice Sacconi che aggiunge: "Questo testo è il frutto di un intenso lavoro parlamentare e ha un origine: l'autore fu Marco Biagi", il giuslavorista ucciso il 19 marzo del 2002 dalle Br. Pochi giorni dopo dello stesso anno (il 23 marzo) la Cgil guidata da Sergio Cofferati riuscì a portare in piazza, a Roma, 3 milioni di persone a difesa dell'art.18.

Oggi il leader Cgil Guglielmo Epifani parla di "controriforma" e si dice pronto a presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Insomma, le premesse per una nuova battaglia sembrano esserci tutte. Contrariati appaiono anche Cisl e Uil, ma i toni sono diversi: "la politica regoli se stessa", dice il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, perché i temi sociali vanno affidati alle parti; il tema deve essere oggetto di confronto tra le parti, afferma il numero uno della Uil, Luigi Angeletti.

Insorge pure l'opposizione: per l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, "si introduce un nuovo 'correttivo chirurgico' che questa volta però lascia il segno"; secondo il presidente dell'Idv, Antonio Di Pietro, "si fomenta la violenza contro il mondo del lavoro", e annuncia la convinta partecipazione allo sciopero generale della Cgil del 12 marzo.

Ad entrare nel merito della norma il vice presidente della commissione lavoro di palazzo Madama, Tiziano Treu, tra i firmatari dell'appello dei giuristi contro il disegno di legge del governo. "L'art.18 potrebbe diventare un optional", denuncia l'ex ministro chiedendo a Sacconi, insieme al collega Pietro Ichino, di non usare impropriamente il nome di Biagi. "L'art.31 del ddl - afferma Treu - prevede due possibilità per ricorrere all'arbitrato. La prima attraverso contratti collettivi: le parti possono stabilire i limiti in cui l'arbitrato può essere esercitato. Poi, però, se le parti falliscono, può intervenire il ministro per decreto. C'è poi una seconda possibilità consentita dalla norme volute dal governo e dalla sua maggioranza. E cioe'che il singolo lavoratore accetti un accordo secondo cui il proprio contratto di assunzione preveda il ricorso all'arbitrato per risolvere le controversie". Ma per Sacconi, si potrà ricorrere all'arbitrato solo se il lavoratore lo vuole. E, rispetto all' obiezione che un giovane pur di strappare l'assunzione accetterebbe qualsiasi cosa, risponde: "non si deve pensare che il lavoratore sia un minus habens".

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