Il prezzo del greggio è tornato a livelli record. La benzina sfiora la soglia di 1,38 euro litro. I nuovi rincari, secondo alcune stime, peserà sui portafogli degli automobilisti per 171 euro in più l’anno. Protesta di alcune associazioni di consumatori
Il prezzo della benzina vola e sfiora la soglia di 1,38 euro al litro, ai massimi dall'ottobre del 2008. Si torna così indietro di 16 mesi e sfuma l'effetto crisi che aveva trascinato al ribasso le quotazioni della verde sulla scia dei forti cali registrati per il petrolio. Il nuovo record mette in allarme i consumatori, che prevedono una ricaduta sui portafogli degli automobilisti pari a 171 euro annui per ognuno. Un rincaro, che, secondo Federconsumatori e Adusbef, è frutto delle continue "speculazioni" sul settore dei carburanti.
Con l'inizio di marzo prosegue, quindi, la galoppata che da qualche mese sta portando i listini ai livelli toccati l'ultima volta prima che Lehman Brothers dichiarasse fallimento. I rialzi, infatti, si susseguono a passo sempre più veloce, basti pensare che sono passati solo pochi giorni dall'ultimo record: il 23 febbraio già era stata raggiunta quota 1,35 euro al litro. Oggi ad alzare ulteriormente l'asticella dei prezzi è stata la Shell, che stamattina ha aumentato ancora di un centesimo il prezzo della benzina, raggiungendo quota 1,379 euro al litro.
Ma la febbre dei rialzi non riguarda solo la verde: il prezzo del diesel, infatti, venerdì scorso, 26 febbraio, ha già scavalcato le "economiche" quotazioni del 2009, tornando indietro di 15 mesi, a novembre del 2008.
La mossa della Shell e il nuovo massimo segnato oggi preoccupano le associazioni dei consumatori, sul piede di guerra contro i rialzi nel mercato dei carburanti già da tempo. Per Federconsumatori e Adusbef ancora una volta "ci troviamo di fronte ad adeguamenti poco chiari", visto che i prezzi della verde tornano a crescere "con la velocità del fulmine, solo perché il petrolio ha raggiunto 80 dollari al barile". Secondo entrambe le organizzazioni, infatti, l'aumento del greggio non basta a giustificare i rintocchi all'insù dei listini: "quando il petrolio nell'intero mese di gennaio si attestava a 81-82 dollari al barile, il prezzo della benzina, si attestava a 1,31 euro al litro, con una differenza di 7-8 centesimi rispetto al prezzo odierno". Quindi, concludono: "siamo chiaramente in presenza di quelle che noi ci ostiniamo a definire vere e proprie pratiche speculative: nel caso specifico, di almeno 6 centesimi". E secondo i loro calcoli "l'ammontare totale delle ricadute di tali speculazioni e' di 171 euro annui per ogni automobilista".
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Con l'inizio di marzo prosegue, quindi, la galoppata che da qualche mese sta portando i listini ai livelli toccati l'ultima volta prima che Lehman Brothers dichiarasse fallimento. I rialzi, infatti, si susseguono a passo sempre più veloce, basti pensare che sono passati solo pochi giorni dall'ultimo record: il 23 febbraio già era stata raggiunta quota 1,35 euro al litro. Oggi ad alzare ulteriormente l'asticella dei prezzi è stata la Shell, che stamattina ha aumentato ancora di un centesimo il prezzo della benzina, raggiungendo quota 1,379 euro al litro.
Ma la febbre dei rialzi non riguarda solo la verde: il prezzo del diesel, infatti, venerdì scorso, 26 febbraio, ha già scavalcato le "economiche" quotazioni del 2009, tornando indietro di 15 mesi, a novembre del 2008.
La mossa della Shell e il nuovo massimo segnato oggi preoccupano le associazioni dei consumatori, sul piede di guerra contro i rialzi nel mercato dei carburanti già da tempo. Per Federconsumatori e Adusbef ancora una volta "ci troviamo di fronte ad adeguamenti poco chiari", visto che i prezzi della verde tornano a crescere "con la velocità del fulmine, solo perché il petrolio ha raggiunto 80 dollari al barile". Secondo entrambe le organizzazioni, infatti, l'aumento del greggio non basta a giustificare i rintocchi all'insù dei listini: "quando il petrolio nell'intero mese di gennaio si attestava a 81-82 dollari al barile, il prezzo della benzina, si attestava a 1,31 euro al litro, con una differenza di 7-8 centesimi rispetto al prezzo odierno". Quindi, concludono: "siamo chiaramente in presenza di quelle che noi ci ostiniamo a definire vere e proprie pratiche speculative: nel caso specifico, di almeno 6 centesimi". E secondo i loro calcoli "l'ammontare totale delle ricadute di tali speculazioni e' di 171 euro annui per ogni automobilista".
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