Google contro Facebook: è sempre più guerra aperta

Economia
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I 400 milioni di iscritti al social network spaventano il colosso di Mountain View, che deve inseguire la nuova stella del web. In ballo c’è la ghiotta torta della pubblicità geo-localizzata

di Carola Frediani

Ora dice che non voleva sfidare Facebook e Twitter, ma tutto il contrario: facilitare la comunicazione attraverso il web e i servizi esistenti. Nella guerra appena scoppiata tra Google e i social network, i dirigenti di Mountain View fanno un passo indietro: non volevamo strozzare le piattaforme esistenti – ha fatto sapere Bradley Horowitz , vice president del product management di Big G – ma integrarle. Un ramoscello d’ulivo che però, oltre ad essere tardivo, potrebbe avere la punta avvelenata.

Il conflitto infatti esiste e l’ultima bordata l’ha sparata pochi giorni fa proprio Facebook, con la notizia di aver appena superato Yahoo! per numero di utenti unici al mese (negli Usa), collocandosi proprio alle spalle del motore di ricerca di Brin e Page. Secondo i dati rilasciati dalla società di analisi del traffico Compete, lo scorso gennaio Google ha raccolto 148 milioni di visitatori statunitensi, mentre Facebook ne ha rastrellato 134 milioni, accorciando le distanze.

Del resto pochi giorni fa Google ha lanciato Buzz, un servizio interno a Gmail che intende trasformare i 150 milioni di utenti della sua webmail in un reparto d’assalto lanciato sui territori delle reti sociali. Non contenti, quelli di Mountain View hanno anche acquistato Aardvark, una startup specializzata nell’aggregare e distillare le conoscenze delle persone all’interno di un network. Proprio il genere di attività per cui è nata Facebook. Da qui si capisce che Google, forse per la prima volta dalla sua nascita, si trova nella scomoda posizione di dover inseguire un nuovo paradigma.

Mark Zuckerberg, fondatore e Ceo di Facebook, ha capito infatti che la nuova miniera d’oro della rete non si baserà più tanto sull’indicizzazione algoritmica dei contenuti sparsi per il web – settore in cui hanno primeggiato i cervelloni di Google – bensì sul grafo sociale, cioè sull’insieme di connessioni personali di ciascun utente. Cui i social networks e la connettività mobile stanno iniettando una dose di steroidi. Basta guardare i dati sulla penetrazione della telefonia 3G: nell’Europa occidentale è cresciuta dal 17 per cento del 2007 al 29 per cento del 2009, ma le proiezioni indicano già un 67 per cento il prossimo anno. Del resto, il Giappone ha già toccato il 91 per cento. E presto arriveranno anche i cellulari di quarta generazione (4G), che promettono un’internet mobile 10 volte più veloce dell’attuale 3G.

L’uso dei social network via telefonino apre infatti scenari grandiosi per il futuro della pubblicità, che potrà essere sempre più personalizzata e geolocalizzata. E potrà contare su una maggior propensione al consumo degli stessi utenti mobili. Oggi, per capirci, i 400 milioni di iscritti a Facebook passano 55 minuti al giorno sulla piattaforma e caricano 5 miliardi di contenuti a settimana. Ma tra chi vi accede tramite cellulare l’attività raddoppia.

Anche per questo Google sta puntando sulla piattaforma Android e sugli smartphone Nexus One. Perché anche gli ingegneri di Mountain View sanno che l’internet mobile cambierà tutto. In questo senso, hanno in riserva un’arma molto potente, che però dovranno usare con oculatezza: si tratta dei 24,5 miliardi di dollari su cui siedono Brin e Page, una montagna di profitti. Solo l’anno scorso ne hanno realizzato 6,5 miliardi. Mentre Facebook ha raggiunto un cash flow positivo lo scorso autunno, e potrebbe fare qualche errore. Ad esempio – fanno notare alcuni commentatori  – aprirsi all’integrazione con Google Buzz e rischiare di esserne risucchiata.
Scommettere sull’esito di questa “guerra” dunque è ancora piuttosto rischioso. Ma pensare che non sarà una competizione durissima appare francamente ingenuo.

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