Rosario Livatino, chi era il magistrato ucciso dalla "Stidda" che oggi sarà beatificato
Fu assassinato dalla mafia in Sicilia il 21 settembre 1990, all'età di 37 anni. Il 3 ottobre 1992, la Santa Sede ne ha riconosciuto il martirio "in odium fidei". Il 9 maggio 2021 viene proclamato beato nella Cattedrale di Agrigento
Era il 21 settembre 1990 quando il giudice Rosario Livatino, 37 anni, venne assassinato sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento dai mafiosi della "Stidda". Livatino era nato a Canicattì il 3 ottobre 1952: ecco chi era il "giudice ragazzino" che il 9 maggio 2021 viene proclamato beato
Rosario Livatino, la beatificazione del giudice ucciso dalla Stidda
Rosario Livatino prese la maturità presso il liceo classico Ugo Foscolo di Canicattì, dove si impegnò nell'Azione Cattolica e nel 1971 si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza di Palermo, dove si laureò con lode nel '75
Tra il '77 e '78 prestò servizio come vicedirettore in prova all'Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per entrare in magistratura, venne assegnato al tribunale ordinario di Caltanissetta.
Nel '79 Livatino diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino all'89, quando assunse il ruolo di giudice "a latere"
Venne ucciso il 21 settembre 1990 ad Agrigento sulla SS 640 mentre stava andando, senza scorta, in tribunale. Ad ucciderlo furono sicari assoldati dalla "Stidda" agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Livatino era a bordo della sua vettura, una vecchia Ford Fiesta, quando fu speronato dall'auto dei killer. Tentò disperatamente una fuga a piedi attraverso i campi limitrofi ma, già ferito da un colpo ad una spalla, fu raggiunto dopo poche decine di metri e freddato a colpi di pistola
Nella sua attività il giudice Livatino si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli siciliana e aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, principalmente attraverso lo strumento della confisca dei beni
Dopo la sua morte, nel 1993, Giovanni Paolo II, incontrando ad Agrigento i suoi genitori, aveva definito Livatino "un martire della giustizia e indirettamente della fede". Nel 2011 è iniziato il processo di beatificazione, che è terminato durante il papato di Francesco. La Santa Sede ha riconosciuto il martirio del giudice "in odium fidei" (in odio alla fede). (Nella foto, un incontro di Papa Francesco nel 2019 con i membri del centro studi "Rosario Livatino")
Nel decreto vaticano con il quale è riconosciuto il martirio, è scritto che il giudice era ritenuto "inavvicinabile", "irriducibile a tentativi di corruzione, proprio a motivo del suo essere cattolico praticante. Anche la presidenza della Repubblica, nel 2020, ha ricordato la figura di Levatino a 30 anni dalla morte (In foto un momento dell'evento)
La data del 9 maggio 2021 scelta dalla Chiesa per la beatificazione - presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi - non è casuale: nello stesso giorno del 1993, nella valle dei templi di Agrigento, Giovanni Paolo II lanciava una delle sue invettive più dure e più famose, quella contro la mafia. (Nella foto una parte della stele fatta erigere alla periferia di Agrigento dai genitori di Livatino nel luogo in cui il magistrato venne assassinato)
"Dio ha detto una volta: non uccidere - aveva detto il Papa - Non può l'uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio"