Primo Levi, 100 anni fa nasceva lo scrittore che raccontò gli orrori della Shoah

Cronaca

Domenico Motisi

Foto: Archivio Ansa

Torinese di origini ebraiche, nacque il 31 luglio 1919. Catturato dalle milizie naziste nel 1943 e deportato ad Auschwitz, scrisse il famoso romanzo "Se questo è un uomo". Fu uno dei pochi sopravvissuti ai lager e ne raccontò le atrocità. Si suicidò nell’aprile del 1987

Nasceva 100 anni fa, il 31 luglio 1919, Primo Levi, scrittore torinese di origini ebraiche, simbolo della Shoah e autore di "Se questo è un uomo", il libro in cui descrisse gli orrori vissuti ad Auschwitz dai deportati. Tornato in Italia dopo gli anni all’interno del campo di concentramento nazista, si impegnò per testimoniare le violenze nei confronti degli ebrei durante quel periodo. Si suicidò nell’aprile del 1987, dopo aver pubblicato diverse opere tra cui "La chiave a stella" che gli valse il premio Strega nel 1979.

Le difficoltà negli studi per via delle orgini ebraiche

Figlio di Ester Luzzati e Cesare Levi, ingegnere elettrotecnico che trasmise a Primo l'interesse per la scienza e la letteratura, frequentò le scuole a Torino. Il diploma arrivò nel 1937, poi si iscrisse al corso di laurea in chimica, sempre nel capoluogo piemontese. A partire dal 1938, però, in Italia entrarono in vigore le leggi razziali che impedivano gli studi universitari agli studenti di origini o di "razza ebraica", ma permettevano di terminarli a chi li aveva già iniziati. Primo Levi trovò comunque numerose difficoltà, ma riuscì a laurearsi con lode nel 1941. Un diploma di laurea, il suo, sul quale venne specificato che lo studente era "di razza ebraica". Nel 1942 si trasferì a Milano per lavorare in una fabbrica svizzera di medicinali. In Lombardia venne in contatto con ambienti antifascisti militanti entrando anche nel Partito d'Azione clandestino.

La deportazione ad Auschwitz

A partire dal settembre del 1943, Primo Levi si rifugiò nelle montagne della Valle d’Aosta. In quel periodo faceva parte del nucleo partigiano locale e, il 13 dicembre dello stesso anno, nel villaggio di Amay, venne arrestato dalla milizia fascista. Durante l’interrogatorio non volle dichiarare la sua appartenenza al nucleo partigiano, ma confessò l’origine ebraica e per questa ragione fu portato a Fossoli, nel campo di concentramento di Carpi, in provincia di Modena. Rimase lì per pochi mesi, finché il 22 febbraio 1944 con altri 650 ebrei fu costretto a salire su un treno merci destinato al lager di Auschwitz, in Polonia. "Avevamo appreso con sollievo la nostra destinazione, Auschwitz: un nome privo di significato, allora e per noi. In meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in gruppo. Quello che accadde degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi, noi non potemmo stabilire allora né dopo: la notte li inghiottì, puramente e semplicemente", scriverà successivamente in "Se questo è un uomo". Primo Levi rimase ad Auschwitz fino al 27 gennaio 1945, quando il campo venne liberato dall’Armata Rossa. Fu uno dei soli 20 sopravvissuti tra i 650 ebrei italiani arrivati con lui al campo.

"Se questo è un uomo", la principale opera di Primo Levi

Come disse lo stesso Primo Levi, la sua opera più famosa - "Se questo è un uomo" - è nata "fin dai giorni di lager per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi". Scritto tra il dicembre 1945 ed il gennaio 1947, venne scartato per due volte dalla casa editrice Einaudi: la prima nel 1947, per mano di Natalia Ginzburg - consulente della casa editrice - e da Cesare Pavese che considerò già superato l’argomento. Levi si rivolse dunque alla casa editrice Francesco De Silva che accettò il manoscritto stampandolo nell'autunno del 1947. In un primo momento, il libro fu intitolato - dallo stesso Primo Levi - "I sommersi e i salvati", ma Franco Antonicelli, direttore della casa editrice, decise di sostituire quel titolo con "Se questo è un uomo". L’opera non fu subito apprezzata, ma nel 1956, quando Einaudi (che prima lo aveva rifiutato) lo ristampò, diventò un bestseller mondiale e il libro simbolo di un'epoca tragica. L’opera verrà successivamente tradotta prima in inglese e in tedesco, poi in numerose altre lingue.

Le altre opere

Poco dopo aver pubblicato "Se questo è un uomo", Primo Levi scrisse quello che lui stesso ne considera la continuazione naturale. Ormai famoso a livello internazionale, nel 1962 uscì la sua nuova opera sul viaggio di ritorno da Auschwitz: "La tregua". Un libro grazie al quale vinse la prima edizione del Premio Campiello, nel 1963. Dopo questo lavoro, Levi decise di raccogliere i suoi racconti in "Storie naturali" (1967) e "Vizio di forma" (1971). Successivamente, nel 1978, pubblicò "La chiave a stella", con cui si aggiudicò il Premio Strega l’anno successivo. Seguirono altri libri, fino al romanzo "Se non ora quando?" che vinse il premio Viareggio e il Campiello. Nel frattempo, Levi lavorò anche come traduttore, mentre nell’ottobre del 1984 pubblicò "Ad ora incerta" e "Dialogo" in cui riporta una conversazione con il fisico Tullio Regge. Nel novembre dello stesso anno uscì l’edizione americana del "Sistema periodico" e nel gennaio del 1985 la raccolta di scritti "L'altrui mestiere". Infine, nel 1986, proprio un anno prima della morte, pubblicò "I sommersi e i salvati" e "L’ultimo Natale di guerra".

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