Fortunato Zinni era un funzionario della banca in cui 50 anni fa è esploso l’ordigno che ha provocato una strage: “Ho sentito un grande boato e un buio opprimente immediato. Lo spostamento d’aria mi ha mandato 3-4 metri più avanti”
L’odore di mandorle amare
“È vero che è esplosa una caldaia?”. È la prima domanda che Zinni si è sentito fare da un poliziotto appena ha risposto a uno dei telefoni che hanno iniziato a squillare in banca dopo lo scoppio. “Ho avuto uno sprazzo di lucidità - racconta - e ho detto: no no, non può essere perché io so dov’è la caldaia”. Zinni non aveva dubbi: “Avvertivo fortissimo un odore di mandorle amare. Lo conoscevo bene perché, quando ero bambino, il casolare dei miei genitori era sulle rive del Sangro dove passava la linea Gustav. Dalle colline, prosegue sulla riva destra del fiume l’ottava armata inglese sparava granate col mortaio sulle postazioni tedesche, dall’altra parte, dove c'era appunto la casa dei miei. Quando queste granate scoppiavano tra gli ulivi si diffondeva intorno questo tipico odore che è diventato un incubo ancestrale per me”.
La cintura dimenticata
Quando è ancora al telefono con la questura, Zinni si accorge di avere davanti un pezzo di braccio di una vittima. Scappa ma un cliente insanguinato si aggrappa ai suoi pantaloni chiedendo aiuto: “Ho cominciato a tremare, mi veniva da vomitare, avevo paura, piangevo”. Due mesi dopo lo stesso cliente torna in banca, consegna a Zinni un pacchetto e dice: “Tenga, questa è sua, la ringrazio”. Il giovane funzionario di banca la apre e si stupisce nel trovare all’interno la cintura dei suoi pantaloni: “Mi ha raccontato che io gli avrei legato il moncherino della gamba per fermare l’emorragia. Ancora oggi sono convinto di non essere stato io” (VIDEO).
“Quei 300mila in piazza Duomo hanno salvato il Paese”
La sua voce si incrina quando ricorda due funerali: quello di Pinelli e quello delle vittime della bomba, in piazza Duomo: “C'era tutta Milano. A quelle 300.000 persone, che hanno partecipato in silenzio e senza bandiere, tutto il Paese dovrebbe fare un monumento perché con la loro presenza hanno fermato chi voleva trasformare il nostro Paese in una dittatura” (VIDEO).
“Lo Stato ha qualcosa da farsi perdonare”
Cinquant’anni dopo, per la prima volta, la più alta carica dello Stato partecipa alle commemorazioni per la strage. La presenza di Mattarella per Zinni è una svolta storica. Perché “lo Stato ha qualcosa da farsi perdonare: ci sarà una memoria condivisa quando l’oblio verrà rimosso e le 18 vittime avranno finalmente giustizia”.