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Epifania, dai Re Magi alla Befana: cosa significa e perché si festeggia

Cronaca

In Italia la ricorrenza si celebra il 6 gennaio. Si tratta di una festa legata alla manifestazione di Gesù, ma nel tempo questa giornata ha assunto anche altri significati. Ecco tutto quello che c'è da sapere 

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L’Epifania, che come recita un proverbio popolare "tutte le feste porta via", è una festività cristiana che si celebra 12 giorni dopo il Natale, chiudendo così il periodo natalizio. In Italia e in tutte le Chiese occidentali è il 6 gennaio, ma per le Chiese orientali, che seguono il calendario giuliano con il Natale il 7 gennaio, cade il 19 dello stesso mese. Il significato della ricorrenza, secondo la religione cattolica, è quello della manifestazione di Gesù come Dio, con l’adorazione dei Magi. E se l’Epifania, in un modo o nell’altro, si festeggia in tantissimi Paesi nel mondo, quella della Befana è invece una tradizione tipicamente italiana, che tuttavia affonda le sue radici in un’antichità precedente all’epoca cristiana.

Le origini

Il termine "epifania" viene dal greco e significa "apparizione", "venuta", e già gli antichi greci lo utilizzavano per riferirsi alla manifestazione della divinità. Anche la celebrazione di riti affini all’Epifania nel periodo dei 12 giorni successivi alla nascita del dio Sole, il 25 dicembre (data legata al solstizio d’inverno), risale a tradizioni precristiane. Ma il primo a riferire di una simile festività nell’ambito del cristianesimo è il padre della chiesa Tito Flavio Clemente d'Alessandria, parlando delle comunità cristiane d'Alessandria d'Egitto che celebravano il battesimo di Gesù Cristo - dunque l'Epifania come la "manifestazione del Signore al mondo" - il quindicesimo giorno del mese di Tybi dell'antico calendario alessandrino, il nostro 6 gennaio.

La festività nel Cristianesimo

Inizialmente l’Epifania era associata ai tre segni rivelatori di Gesù Cristo, ovvero: l'adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù adulto nel fiume Giordano e il primo miracolo di Gesù avvenuto a Cana. E secondo alcuni documenti, i primi cristiani di Gerusalemme festeggiavano lo stesso Natale il 6 gennaio. Fu Giovanni Crisostomo, nel 386 d.C., a stabilire una volta per tutte la celebrazione del Natale il 25 dicembre. Il teologo San Epifanio di Salamina continuò poi a parlare dell’Epifania, il 6 gennaio, come il giorno in ricordo del battesimo di Gesù nel fiume Giordano, all’età di 30 anni, a opera di Giovanni Battista. Tutt’ora gli ortodossi della Chiesa d’Oriente di rito bizantino, che celebrano l’Epifania il 19 gennaio sotto il nome di ‘Teofania’, ricordano in questa data il battesimo di Gesù.

L’epifania nella liturgia cattolica

La Chiesa di rito romano, in seno alla quale è nata la confessione cattolica, stabilì che l'Epifania doveva cadere il 6 gennaio del calendario gregoriano. In questo giorno si doveva celebrare esclusivamente la manifestazione del Signore attraverso il segno rivelatore dell'adorazione dei Magi a Betlemme, mentre il Battesimo di Gesù sarebbe stato ricordato la domenica successiva. Così ancora oggi, nella tradizione cattolica, il 6 gennaio rappresenta il giorno in cui i Magi giungono alla grotta di Betlemme dove è nato Gesù Bambino. In Italia è una delle festività civili, anche se dal 1978 venne cancellata, insieme ad altre feste, dai giorni rossi del calendario. Ma già nel 1985 tornava a essere riabilitata da un decreto del presidente della Repubblica.

Chi sono i Magi

Secondo il Vangelo di Matteo, i Magi sarebbero stati alcuni saggi astrologi che seguendo "il suo astro" giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù, il "re dei Giudei" che era appena nato. Non ci sono fonti cristiane che li definiscono "Re Magi", ma tradizionalmente iniziarono a essere chiamati così. Anche il loro numero è incerto e sarebbe stato fatto derivare dai doni che portarono a Gesù: l’oro, che ne omaggiava la regalità; l’incenso, che ne omaggiava la divinità; e la mirra, che anticipa la Passione di Cristo, quando gli verrà offerta mescolata al vino prima della crocifissione. Così vennero loro attribuiti anche i tre nomi di Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. In tutti i presepi, il giorno dell’Epifania, le tre statuette dei Magi, rappresentate con in mano i loro doni, vengono spostate di fronte alla Natività.

E la Befana?

La Befana, che secondo la filastrocca "vien di notte con le scarpe tutte rotte", è un’anziana signora che non porta i regali a tutti i bambini del mondo, ma solo a quelli italiani. Sì, perché la Befana, che comunque deve il suo nome a una corruzione lessicale di "Epifania" che diventa "Befania", rappresenta una tradizione tipica del nostro Paese risalente a epoche molto antiche. Già tra il X e il VI secolo a.C. diverse comunità rurali in Italia festeggiavano in questo periodo la chiusura del ciclo stagionale legato all’agricoltura. Nacque così anche la tradizione del dono, che inizialmente era l’offerta di chi aveva giovato di maggiore abbondanza verso chi era stato meno fortunato. Dapprima condannata come festa pagana, venne via via accolta dal cattolicesimo, che coniuga la tradizione dei doni con quelli portati dai Magi a Gesù Bambino. In molte città del Nord la Befana richiama un’altra festività religiosa, con cui condivide le antiche origini, ovvero la festa di Santa Lucia. Quella della Befana resta una figura altamente simbolica, a partire dalla sua vecchiaia, che rappresenta il vecchio anno ormai trascorso. I doni che si distribuiscono oggi sono per lo più dolcetti, da infilare nelle calze vicino al camino o appese per la casa, e carbone per chi è stato più cattivo (ma anche questo, ormai, esiste in versione zuccherata).