Daniele Nardi, chi era l'alpinista morto sul Nanga Parbat

Cronaca

Il 42enne è scomparso in Pakistan insieme al collega britannico Tom Ballard. Originario di Sezze, nel basso Lazio, è stato il primo nella storia, nato al di sotto del Po, ad aver scalato l'Everest e il K2, le due vette più alte al mondo

Dopo circa due settimana di ricerche, il mondo dell'alpinismo piange la scomparsa di Daniele Nardi e di Tom Ballard. A riconoscere i corpi dei due alpinisti, a circa 5900 metri sul Nanga Parbat, nel nord del Pakistan, è stato Alex Txikon e la squadra dei soccorritori. Nardi - si legge sul suo sito ufficiale - è stato il primo alpinista nella storia, nato al di sotto del Po, ad aver scalato l'Everest e il K2, le due vette più alte al mondo.

Cinque volte oltre gli 8mila metri

Nato a Sezze, nel basso Lazio,  il 24 giugno 1976, l’alpinista ha superato per cinque volte gli 8mila metri di altezza. Nel 2002, per la prima volta, è arrivato sul Cho Oyu, la sesta montagna più alta del mondo che si trova tra la Cina e il Nepal. Da lì, il 42enne non si era più fermato, raggiungendo le vette del Broad Peak, a 8.047 metri, il Nanga Parbat, a 8.125 metri, la Middle dello Shisha Pangma a 8.027 metri e il monte Aconcagua, la vetta più alta del Sud America.

I progetti tecnici

Dal 2011 Nardi si era dedicato a progetti unici dal punto di vista tecnico. In quell’anno l’alpinista ha realizzato, in collaborazione con il Comitato EvK2 del CNR, la spedizione Share Everest 2011. Obiettivo del progetto: posizionare la stazione di monitoraggio più alta del mondo, che invia dati in tempo reale sul clima alla Comunità Scientifica Internazionale. L'operazione è stata compiuta, segnando un risultato storico e tutto italiano.

I premi di Nardi

Sempre nel 2011, Nardi ha ottenuto anche il premio del Cai, il Club Alpino Italiano centrale, e del Caai, il Club Alpino Accademico Italiano, per la scalata del Bhagirathi, in India. Nardi ha conquistato il riconoscimento grazie all'impresa tentata con Roberto Delle Monache in puro stile alpino su una nuova via di misto ghiaccio con punte di difficoltà altissime. A livello internazionale, poi, l'alpinista italiano è stato accreditato al “Piolet D’or", gli Oscar internazionali della montagna. Le varie imprese del 42enne, come i due progetti esplorativi, uno in Pakistan con l’apertura della Telegraph Road, e uno in Italia con una nuova via sul Monte Rosa, hanno permesso a Daniele Nardi di entrare nell'olimpo dell'alpinismo mondiale. Nel 2013, poi, è arrivato il Premio Coni Lazio per aver portato la Regione “in vetta al mondo". Un riconoscimento, questo, ricevuto dagli atleti che hanno dimostrato un alto merito sportivo.

Ambasciatore per i Diritti Umani nel mondo

Ma Daniele Nardi non si limitava a scalare le montagne. L’alpinista era anche Ambasciatore per i Diritti Umani nel mondo e ha sostienuto progetti di solidarietà in Nepal e Pakistan. In ogni spedizione ha sempre portato con sé l'Alta Bandiera dei Diritti Umani firmata da oltre 20.000 studenti incontrati nelle scuole del Lazio. Impegnato nel sociale, Nardi, assieme all'Associazione Arte e Cultura per i Diritti Umani Onlus, ha promosso la campagna mondiale “Gioventù per i Diritti Umani” con lo scopo di far conoscere ai giovani di tutto il mondo i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei diritti umani in modo che diventino dei validi sostenitori della tolleranza e della pace.

Testimonial sportivo e autore di libri

Quando non scalava, Nardi era testimonial sportivo per la formazione. Nelle aziende, l’alpinista raccontava le sue imprese usando la metafora della montagna per vincere le sfide della vita. Con la Rizzoli ha pubblicato il libro “In vetta al mondo. Storia del ragazzo di pianura che sfida i ghiacci eterni”, mentre con Infinito Editori è uscito “La migliore gioventù. Vita, trincee e morte degli sportivi italiani nella Grande Guerra”. Per Einaudi, invece, Nardi aveva iniziato a scrivere “Stile Libero”, una biografia sul ragazzo di Sezze che la casa editrice pubblicherà postuma.

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