Il politicamente corretto non può sostituirsi all’educazione affettiva

Fzzz. La pallina effervescente si scioglie nella vasca, l’acqua diventa rosa verde azzurra e mia figlia, finalmente, comincia a raccontare. E’ l’unico momento in cui lo fa, perché, al contrario di me, non vive di fuochi che le scottano dentro, ma ha bisogno di lasciare evaporare quello che le succede, dargli tempo, aria. Per poi trasformarlo in parole: - Sai mamma, in classe venerdì abbiamo fatto un minuto di silenzio per i tre carabinieri. - Mi dice. - Sono tanto triste per loro e ogni volta che mi cade una ciglia e posso esprimere un desiderio spero che non succede più a nessuno quello che è successo. - La abbraccio, di “quello che è successo” proviamo a parlare, i mescolati al vento, li chiamiamo fra noi da quando è piccolissima, i morti. Con la pallina della nostra conversazione che mi si scioglie nella testa, vado a vedere l’ultimo, sontuoso film di Guadagnino, "After the hunt", un’"Attrazione fatale" ai tempi del politicamente corretto, dove però Julia Roberts, che dalla sua identità sbaracca nell’ossessione per l’altro, sono tutti i personaggi. A Yale infatti, nel Dipartimento di Filosofia, il cuore ideale del progressismo, dell’anticonformismo di massa americano, tanto la professoressa , quanto l’adorante, pericolosissima allieva , in un modo o nell’altro evitano la responsabilità di essere davvero le persone che sono, e si appellano a un abuso ricevuto, a un innamoramento dove però l’altro non esiste, a quello che è giusto, che è sbagliato, che non si può dire, non si può fare. E mentre le lancette di un assordante orologio invisibile si muovono, ecco che il Dipartimento per me si trasformava nel nostro mondo occidentale, tutto, dove chi ha cinquanta, sessant’anni va avanti a testa bassa, sordo perfino a un’ulcera che gli sfonda lo stomaco, mentre i giovani sono esageratamente possessivi con il proprio dolore: ma nessuno comunque si ascolta più, “non si dà alcuna vita vera nella vita falsa”. Per la coppia uomo-donna non sembra esserci scampo, se non nei video porno su youtube, si è maschi o femmine, maschi e femmine, solo strumentalmente, in relazione a un’idea, e così ci si ama o si urla a una manifestazione: per riempire una vita interiore altrimenti inesistente. Non per dare voce a un’urgenza. Fzzz. Fzzz. È solo tornando a casa che ho capito perché, alle lancette invisibili, continuava a mescolarsi la pallina effervescente: è sacrosanto chiedere a dei bambini di fermarsi un minuto per ricordare la tremenda fine di Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, ci mancherebbe. Ma in quegli stessi giorni una tremenda fine l’ha fatta anche Pamela Genini, l’ennesima donna massacrata da un uomo che confondeva l’amore con il possesso. Se davvero vogliamo educare a stare in contatto con “quello che succede” ma succedere non dovrebbe, forse la scuola avrebbe potuto chiedere un minuto di raccoglimento anche per lei, no? Altrimenti il silenzio rischia di rimanere un gesto pieno di niente che destinerà i nostri figli a fregarsene di “quello che succede” o a usarlo come un’etichetta, un alibi per non sviluppare un pensiero, una personalità, rimanendo però, teoricamente e sui social, dalla parte dei buoni. O indifferenti o comunque vuoti, ma almeno politicamente corretti, appagati dal mettere un mipiace a un post indignato contro l’ultimo femminicidio, l’ultimo abuso di potere? Diventeremo tutti così? Lo siamo già? Voglio credere di no. Nonostante, mentre morivano Valerio e Davide e Marco e Pamela, sempre in quegli stessi giorni, la Commissione Cultura alla Camera estendeva anche alle medie il divieto di svolgere in classe attività didattiche collegate all’affettività e alla sessualità. Come se non fosse l’unica possibile risorsa contro quanto rimane “after the hunt”, dopo la caccia, quella di un’educazione sentimentale a partire dalle elementari. Facciamolo insieme, tutti, adesso: un minuto di silenzio per questa notizia buia che altrimenti rischia di scivolare fra le pieghe dei giorni. Delle nostre sordità, delle nostre intelligentissime opinioni, delle filosofie morali.

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Il politicamente corretto non può sostituirsi all’educazione affettiva

Chiara Gamberale