Italia, nel 2024 nuovo record negativo delle nascite. E nel 2025 sarà ancora peggio.

Era il 2008 quando scoppiò la grande crisi finanziaria causata dai mutui subprime. Ma per quanto riguarda l’Italia quella data verrà ricordata anche per un’altra ragione: è l’ultimo anno in cui il numero di nuovi nati sul suolo dello Stivale è cresciuto. Da quel momento in poi i bambini che hanno visto la luce dalle Alpi alla Sicilia sono andati via via diminuendo. E così è stato anche nel 2024, come confermano i dati ufficiali Istat : meno di 370mila, 369.944 per l’esattezza, quasi 10mila in meno rispetto al 2023 che aveva già rappresentato un record negativo. E in tutta probabilità la discesa non è finita qui. I dati provvisori relativi al 2025 dicono che nel periodo gennaio-luglio le nascite sono state circa 13mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Insomma, si conferma quella crisi della natalità e quell’emergenza demografica di cui si parla da tempo e che, per la verità, non colpisce solo lo Stivale ma interessa gran parte delle economie sviluppate, a cominciare da Giappone e Corea del Sud per non parlare della Spagna. E, appunto, dell’Italia che già è il Paese più vecchio d’Europa e che, viste le ultime statistiche, sembra essere sulla strada per continuare ad esserlo anche nel prossimo futuro. In generale, rileva Istat, la crisi della natalità dipende sia dalla bassa propensione ad avere figli sia dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, appartenenti alle sempre più esigue generazioni nate a partire dalla metà degli anni Settanta, quando la fecondità cominciò a diminuire. Fecondità ai minimi da 75 anni Se le nascite calano, prosegue anche la discesa del tasso di fecondità, l’indicatore che misura il numero medio di figli per donna in età fertile. Nel 2024 si è fermato a 1,18, che è anche il dato più basso da 75 anni a questa parte. In precedenza il livello minimo era stato toccato nel 1995 , anno al quale era seguita una leggera crescita anche grazie al contributo portato dall’immigrazione dall’estero che in quel periodo cominciava ad assumere dimensioni in grado di influenzare i dati complessivi della natalità. Ancora oggi, dopo tutto, le coppie con almeno un genitore straniero continuano ad avere più figli rispetto a quelle autoctone. Come nota la stessa Istat infatti, la diminuzione dei parti “è quasi completamente attribuibile” a “coppie di genitori entrambi italiani”, che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali. I nati da genitori con cittadinanza tricolore sono infatti diminuiti di 9.946 unità , quelli di coppie in cui almeno uno dei genitori è straniero sono risultati invece complessivamente stabili: 80.761 rispetto a 80.942 nel 2023 . A livello regionale il tasso di fecondità più basso nel 2024 si registra in Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Sardegna. L’isola, con 0,91 figli per donna, è l’unica regione italiana nella quale si scende sotto la soglia simbolica dell’unità. Dall’altra parte della classifica, spicca la provincia autonoma di Bolzano con 1,57 figli per donna. Il dato sardo colpisce ancora di più se osservato in prospettiva: negli anni Cinquanta, la Sardegna era la regione italiana con il tasso di fecondità più alto. E le regioni? E le prime statistiche relative al 2025, come detto, non lasciano pensare ad un’inversione di tendenza, anzi. Nel periodo gennaio-luglio il calo dei nuovi nati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente arriva a 13mila unità, vale a dire una diminuzione del 6,3%. Si tratta della maggiore flessione della natalità nei primi sette mesi dell’anno dal 2008. Le regioni più colpite da un simile processo sono Abruzzo, Sardegna, Umbria, Lazio e Calabria. Gli unici territori che fanno registrare una lieve risalita sono tutti all’estremo nord del Paese: la Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano.

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Italia, nel 2024 nuovo record negativo delle nascite. E nel 2025 sarà ancora peggio.

Raffaele Mastrolonardo