Gli ispettori del ministero dell'Istruzione hanno chiuso le ispezioni avviate nella scuola frequentata dal 14enne che a settembre si è tolto la vita in provincia di Latina dopo episodi di bullismo nei suoi confronti. A breve dovrebbe partire la fase delle contestazioni disciplinari al personale scolastico interessato
La sua storia aveva scosso l'Italia. Gli ispettori del ministero dell'Istruzione hanno chiuso le ispezioni avviate nella scuola frequentata da Paolo Mendico, il 14enne che a settembre si è tolto la vita a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, dopo presunti episodi di bullismo nei suoi confronti. Della vicenda si interessò in prima persona il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. Le ispezioni, secondo quanto si apprende, avrebbero in sostanza confermato che il giovane fu vittima di bullismo e ora a breve dovrebbe partire la fase delle contestazioni disciplinari al personale scolastico interessato. Secondo il racconto dei familiari di Paolo, i soprusi subiti dal ragazzo sarebbero cominciati già alle elementari: matite spezzate, quaderni scarabocchiati, minacce di morte e insulti come “femminuccia” e altri epiteti. La prima denuncia dei genitori ai carabinieri risalirebbe a cinque anni fa per una maestra che contro Paolo avrebbe incitato la classe alla rissa.
Due inchieste aperte
L'istruttoria del ministero ora dovrà per forza di cose confrontarsi con le due inchieste aperte: quella della procura dei minori di Roma, che sta accertando la posizione di alcuni compagni di classe e presunti bulli che avrebbero preso di mira Paolo, e quella della procura di Cassino, cui spetta invece verificare se nel comportamento degli adulti coinvolti nella vicenda - dirigenti, professori e personale scolastico - si possano ravvisare reati o omissioni. "Sto seguendo costantemente e con grande attenzione il drammatico caso di Paolo Mendico. Ritengo doverosa una forte trasparenza per rendere edotta la collettività circa l'esito delle ispezioni ministeriali in corso" aveva scritto sui propri canali social il ministro lo scorso 17 settembre, pubblicando l'ultimo resoconto degli uffici: "I due ispettori incaricati stanno facendo le audizioni di numerosi soggetti interni alla scuola e dei genitori. Inoltre, è in corso l'indagine penale per istigazione al suicidio e, quindi, questo non permette di avere accesso a tutte le fonti perché alcune sono anche secretate dall'indagine. La nostra ispezione si deve necessariamente collegare anche agli esiti dell'indagine penale".
La verità della famiglia
Chi non ha mai avuto dubbi che siano i bulli la ragione per la quale Paolo ha deciso di farla finita, è la famiglia. "Ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto, oltre a quaderni con note messe e firmate da insegnanti rispetto a chiare vessazioni" aveva spiegato in qui giorni il fratello del quattordicenne, Ivan Roberto Mendico. Parole definite "illazioni" dalla presidente della scuola, la professoressa Gina Antonelli: "Non è mai pervenuta alcun tipo di denuncia da parte dei genitori di Paolo, né questi ultimi hanno mai chiesto un colloquio con me - disse - Illazioni su docenti indifferenti o addirittura conniventi non trovano corrispondenza da nessuna parte". L'esito delle ispezioni sembrerebbe presupporre il contrario.