Gen Z tra paura di fallire e voglia di futuro: lo studio di Ipsos a "Parole a scuola"
CronacaAltro che "generazione social". Dai dati raccolti da Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo emerge con chiarezza che gli adolescenti di oggi vivono un conflitto silenzioso tra la paura di fallire e il bisogno urgente di essere riconosciuti. I risultati della ricerca saranno al centro dei temi di discussione di "Parole A Scuola" che si terrà il 18 ottobre a Milano
Ipsos ha condotto un'indagine per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, che sarà presentata il prossimo 18 ottobre durante il panel “Emozioni: oltre Inside Out. Dare voce a ciò che sentono le nuove generazioni”, nell’ambito della terza edizione di “Parole a Scuola”. Lo studio restituisce un quadro approfondito e articolato del rapporto tra i giovani, l’empatia, la speranza e l’attenzione ai valori morali, aspetti in psicologia ritenuti centrali per lo sviluppo personale e per una partecipazione consapevole alla vita sociale. La giornata di formazione gratuita è rivolta a insegnanti, genitori ed è organizzata da Parole O_Stili, associazione che da anni si impegna a contrastare il fenomeno della violenza delle parole off e online, con l’Università Cattolica e l’Istituto Giuseppe Toniolo.
La scuola percepita come luogo di giudizio
La ricerca, condotta su un campione rappresentativo di 815 adeloscenti italiani tra i 14 e i 19 anni, attraverso la metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interview), restituisce un quadro approfondito e articolato del rapporto tra i giovani, l’empatia e l’attenzione ai valori morali. Di seguito le principali evidenze emerse dallo studio.
Un esercizio di speranza: i ragazzi vogliono farcela
La speranza, secondo la teoria di Snyder, viene intesa come una disposizione stabile che combina due aspetti: la dimensione di pathway, ovvero la capacità di immaginare vie alternative per raggiungere i propri obiettivi, e la dimensione di agency, cioè la forza motivazionale che sostiene l’impegno per realizzarli. Nonostante il clima sociale spesso scoraggiante, gli e le adolescenti italiani mantengono un buon livello di speranza attiva, (pathway) e motivazione interna (agency) per raggiungere i propri obiettivi. Le medie registrate sono 3,61 per la dimensione pathway e 3,52 per agency, su una scala da 1 a 5. Significativo il dato per fascia d’età: i più giovani (14-16 anni) risultano più propositivi (media pathway 3,66) rispetto ai coetanei più grandi (3,54). Non emergono invece differenze di genere.
Fallire fa paura. Soprattutto a scuola e soprattutto alle ragazze
Il timore del fallimento è diffuso e pervasivo tra gli e le adolescenti. I punteggi medi rilevati oscillano tra 2,4 e 2,9 su una scala da 1 a 5, con il valore più alto legato alla paura di provare vergogna e imbarazzo dopo un errore, seguita dalla svalutazione di sé e dal timore di deludere le persone significative. Minore, ma comunque presente, il timore di diventare impopolari. Le differenze di genere sono marcate: le ragazze riportano livelli più elevati di paura rispetto ai coetanei maschi. Anche l’età incide: i 17-19enni vivono il fallimento con maggiore intensità rispetto ai 14-16enni, soprattutto in relazione alla scuola, contesto in cui un insuccesso è percepito non come evento circoscritto, ma come giudizio complessivo sul proprio valore.
A essere percepita come luogo di giudizio più che di crescita è la scuola.
Il linguaggio ostile come barriera emotiva
Il linguaggio ha un peso enorme nella costruzione dell’autostima e dell’identità tra glie e le adolescenti. Commenti sprezzanti, voti umilianti, frasi pronunciate online o offline possono diventare microscopiche violenze quotidiane, che lasciano segni profondi nell’autostima. In questo senso, la scuola diventa un osservatorio privilegiato di come le parole agiscono. Da qui la difficoltà a gestire l’errore e il ricorso, come meccanismo di difesa, ad atteggiamenti di indifferenza o arroganza. I dati rivelano una grande vulnerabilità: un bisogno di linguaggi educativi capaci di riconoscere, sostenere e valorizzare.
I liceali più sotto pressione rispetto ai tecnici e professionali
Un dato controintuitivo riguarda il benessere percepito in base al tipo di scuola frequentata. Studenti e studentesse dei licei sembrano vivere più pressione rispetto a chi frequenta istituti tecnici o professionali. Il motivo? Maggiori aspettative di riuscita e minore tolleranza verso la fatica personale.
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Empatia e valori morali: non tutto è perduto
La ricerca ha anche analizzato quanto gli e le adolescenti attribuiscano importanza a diversi principi morali, attraverso la scala di moral foundation relevance, che si concentra su cinque dimensioni. Contro ogni stereotipo, la generazione Z dimostra buoni livelli di empatia e una forte attenzione ai principi morali. I valori più sentiti sono: “prendersi cura/non arrecare danno” (4,61 su 6), “giustizia (4,58 su 6)”, “purezza e integrità personale”, (4,51 su 6). Le ragazze e i più giovani (14-16 anni) risultano i più sensibili nei confronti di questi valori. Anche l’empatia – sia affettiva (il sentire con l’altro) che cognitiva (il capire l’altro) – è più sviluppata nelle ragazze e nei più giovani (14-16 anni).
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Il commento dell'Osservatorio e di Paole O_Stili
“Il messaggio che emerge dal nostro studio è che gli adolescenti non chiedono di essere protetti da ogni difficoltà, ma di essere riconosciuti nella loro fatica e di essere ascoltati. Hanno bisogno di figure di riferimento senza che vengano ridotti ad etichette di “successo” o “fallimento”” ha spiegato Elena Marta, professoressa ordinaria di Psicologia sociale e di Comunità all’Università Cattolica e membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo. “Dietro la fragilità c’è anche un desiderio di riscatto e di futuro” ha concluso. “Spesso vediamo i giovani come fragili e disinteressati ma dietro c'è un tesoro nascosto di sensibilità e di voglia di costruire il futuro che aspetta di essere trovato". Ha aggiunto Rosy Russo, presidente e fondatrice di Parole O_Stili. "È nostro compito creare spazi in cui questo valore possa emergere. Ma non è semplice. "Parole a Scuola" con l’aiuto di docenti, professionisti dell’educazione e della comunicazione proverà ad essere questo: un supporto a chi ogni giorno accompagna i più giovani nella loro crescita”.