Siti sessisti, individuato il gestore: indagini su un 45enne residente a Firenze

Cronaca
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A rivelarlo è stata un'inchiesta pubblicata da Domani, la quale specifica che il 45enne, nato a Pompei ma residente a Firenze, sarebbe l'amministratore del sito sessista. Oltre al revenge porn, tra i reati su cui i magistrati potrebbero essere spinti a indagare anche quello di estorsione a danno delle vittime, diffamazione aggravata e violazione della privacy

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Un uomo di 45 anni residente a Firenze sarebbe il gestore del sito Phica.eu, finito al centro dello scandalo per la pubblicazione di migliaia le foto e i video privati senza consenso. A rivelarlo è stata un'inchiesta pubblicata da Domani, secondo cui l'uomo, è titolare dal 2023 della società Lupotto Srl, con l'obiettivo ufficiale di condurre campagne pubblicitarie sui social attraverso influencer. Secondo gli accertamenti, il 45enne, nato a Pompei ma residente a Firenze, sarebbe l'amministratore del sito sessista. Come rivela ancora Domani, ci sarebbe un uomo di nome Vittorio dietro le richieste economiche fatte dall’admin del sito sotto gli pseudonimi “Bossmiao”, “Phicamaster” alle vittime. Il gestore del sito ha anche pubblicato oggi un lungo post con il quale respinge le accuse di estorsione, una delle ipotesi su cui indaga la polizia. Il 45enne è già stato ascoltato a Firenze dopo la denuncia presentata dalla sindaca Sara Funaro, le cui foto - assieme a quelle di altre esponenti politiche - erano finite sul sito Phica.eu con commenti sessisti e volgari.

Le indagini

La procura di Roma si riunirà oggi per analizzare il materiale raccolto attraverso il lavoro svolto dalla polizia postale sui siti sessisti. Dopo aver ricevuto un'informativa particolarmente dettagliata degli investigatori, non si esclude che possa configurarsi anche il reato di estorsione. Una delle vittime, infatti, ha dichiarato nei giorni scorsi a Repubblica di aver ricevuto la richiesta da parte del sito Phica.eu, che contava più di 38mila iscritti e che era in piedi da vent'anni, di versare "mille euro al mese" per ottenere la rimozione di contenuti sensibili, ovvero sue foto. I magistrati potrebbero quindi essere spinti ad indagare anche su altre fattispecie di reato, oltre al revenge porn, tra cui diffamazione aggravata, violazione della privacy e diffusione di immagini a contenuto sessuale. 

Il pool dei legali per raccogliere le segnalazioni

In poche ore sono state diverse le segnalazioni raccolte dall'avvocata Annamaria Bernardini de Pace che nei giorni scorsi ha lanciato una class action dopo l'esplosione dello scandalo delle foto rubate, anche a politiche, attrici e influencer, finite sulla piattaforma Phica.eu. Assieme a un pool di 12 legali, la nota matrimonialista ha già "raccolto qualche centinaio" di segnalazioni di donne, soprattutto "attraverso associazioni", relative al forum sessista.  Il lavoro per intraprendere azioni penali è iniziato attraverso denunce anche civili, con richieste di risarcimento alle piattaforme interessate. "L'idea - ha spiegato Bernardini de Pace - è quella di "violentare" la giurisprudenza, così come sono state violentate queste donne che hanno subito uno stupro di gruppo. Se riuniremo mille denunce forse i giudici si preoccuperanno di questo fenomeno".

 

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Rintracciare i gestori e gli utenti delle piattaforme

Il lavoro della polizia postale continua senza sosta per risalire ai gestori delle piattaforme e a chi postava le immagini o le accompagnava con commenti volgari e offensivi.  Nel frattempo l'imprenditore italiano tirato in ballo nella vicenda al  Tg5: "Non sono io il gestore del sito" spiega Roberto Maggio, manager di origini italiane che vive tra Dubai e Sofia. Racconta di essere stato associato al sito Phica.eu solo perché la sua Hydra, una società di consulenza con sede legale a Sofia in Bulgaria che sarebbe risultata collegata al sito sessista, "gestisce i sistemi di pagamento all'estero". "La nostra attività - precisa - si concentra solo sulle transazioni, non sui contenuti". Poi dice di non essere stato contattato dalla polizia postale, "ma sono sicuro - afferma - che abbiano gli strumenti per identificare chi è il vero proprietario del sito".  

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