Papa Leone XIV a Zelensky: "Prego Dio perché taccia il clamore delle armi"

Cronaca
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"Con il cuore ferito dalla violenza che devasta la vostra terra, mi rivolgo a voi", "invocando Dio perché consoli quanti sono provati dalle conseguenze del conflitto", rafforzi "i feriti" e conceda "il riposo eterno ai defunti" scrive in Pontefice in una lettera al presidente ucraino per l'anniversario dell'indipendenza. Durante l'Angelus la solidarietà a tutti i popoli colpiti dalle guerre

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"Con il cuore ferito dalla violenza che devasta la vostra terra, mi rivolgo a voi", "invocando Dio perché consoli quanti sono provati dalle conseguenze del conflitto", rafforzi "i feriti" e conceda "il riposo eterno ai defunti". Così papa Leone XIV in una lettera al presidente ucraino Volodymyr Zelesnky per l'anniversario dell'indipendenza. Il Papa, "implora l'Onnipotente affinché muova i cuori delle persone di buona volontà" e "il clamore delle armi taccia" cedendo "il posto al dialogo" e aprendo "la strada della pace per il bene di tutti". "Affido la vostra nazione alla Beata Vergine Maria, Regina della Pace", conclude Leone. 

Le parole per i popoli colpiti dalle guerre durante l'Angelus

Anche durante l'Angelus, il pensiero del Pontefice si è rivolto all’Ucraina. Dopo aver ricordato il digiuno e la preghiera promossi nei giorni precedenti per le vittime delle guerre, Leone XIV ha detto: “Oggi ci uniamo ai nostri fratelli ucraini, che con una iniziativa di preghiera chiedono che il Signore doni la pace al loro martoriato Paese”. Un richiamo che si inserisce nella costante attenzione del Papa verso la guerra che da oltre due anni segna l’Europa orientale.

Leone XIV ha voluto ribadire inoltre la vicinanza della Chiesa a tutti i popoli colpiti da guerre e violenze. Ha espresso solidarietà alla popolazione di Cabo Delgado, in Mozambico, “vittima di una situazione di insicurezza e violenza che continua a provocare morti e sfollati”. Ha poi invitato a non dimenticare quel popolo e a pregare perché “gli sforzi dei responsabili del Paese riescano a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio”.

"Fede autentica quando abbraccia la vita"

Durante l’Angelus recitato in piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha proposto una meditazione intensa sul brano evangelico della “porta stretta”. Un’immagine che, nelle parole del Pontefice, non deve scoraggiare i fedeli ma stimolarli a vivere la fede come scelta radicale e concreta.
“La nostra fede è autentica quando abbraccia tutta la nostra vita – ha spiegato – quando diventa un criterio per le nostre scelte, quando ci rende donne e uomini capaci di impegnarsi nel bene e di rischiare nell’amore proprio come ha fatto Gesù”. Il Papa ha ricordato che Cristo non ha scelto “la via facile del successo o del potere”, ma “ci ha amati fino ad attraversare la ‘porta stretta’ della Croce”. È Lui, ha ribadito, “la misura della nostra fede”, la porta che va attraversata “vivendo il suo stesso amore e diventando, con la nostra vita, operatori di giustizia e di pace”. Il cuore della riflessione papale è stato il richiamo a non confondere religiosità con vera fede. “Il Signore non vuole un culto separato dalla vita – ha ammonito Leone XIV – e non gradisce sacrifici e preghiere se non ci conducono ad amare i fratelli e a praticare la giustizia”. Una fede che si limita a parole, formule o rituali non basta, ha insistito il Pontefice. “Mentre a volte ci capita di giudicare chi è lontano dalla fede, Gesù mette in crisi la sicurezza dei credenti. Non è sufficiente celebrare la Messa o conoscere gli insegnamenti cristiani: la fede deve trasformare il cuore e aprirlo all’amore”.

La metafora della porta stretta diventa allora una sfida: “A volte significa compiere scelte faticose e impopolari, lottare contro il proprio egoismo, spendersi per gli altri e perseverare nel bene laddove sembrano prevalere le logiche del male”. Ma oltre quella soglia, ha assicurato il Papa, “la vita si spalanca in modo nuovo e si entra già fin d’ora nella gioia del cuore di Dio”.

La supplica finale

Il Pontefice ha concluso l’Angelus affidando a Maria la preghiera della comunità cristiana: “Invochiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti ad attraversare con coraggio la ‘porta stretta’ del Vangelo, così che possiamo aprirci con gioia alla larghezza dell’amore di Dio Padre”. Un appello che lega insieme il percorso interiore dei fedeli e le sfide del mondo contemporaneo, con un filo che unisce spiritualità, giustizia e pace.

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