Quando le telecamere di sicurezza diventano un pericolo

Si torna a parlare di privacy e rischi della rete dopo la diffusione sul web di filmati di natura strettamente personale che ritraggono il conduttore e ballerino Stefano De Martino con la compagna Caroline Tronelli. Le immagini sono state carpite illegalmente da pirati informatici che si sono introdotti nel sistema di videosorveglianza dell’abitazione della donna, riprendendo momenti privati della vita della coppia all’interno dell’appartamento. Ed è così che le telecamere di sicurezza che dovevano servire a far sentire più sereni e al riparo da furti o altri disagi, possono trasformarsi nel problema stesso. “Noi dobbiamo sempre pensare che dietro a ogni dispositivo digitale c’è un software che è scritto nella migliore delle ipotesi da dei bravi programmatori e nella peggiore da un mix di scarsi programmatori e intelligenza artificiale”. Riccardo Meggiato, informatico forense, spiega così a Sky TG24 cosa si nasconde dietro a quei dispositivi che riteniamo alleati della nostra sicurezza. “I software che governano questi dispositivi sono pieni di errori che vengono studiati sia dai buoni che dai cattivi: nel momento in cui queste vulnerabilità vengono trovate dai buoni le aziende provvedono a fornire dei cerotti che risolvono il problema; se invece vengono scoperte dai cattivi, le vulnerabilità vengono usate a loro vantaggio per far fare a quei dispositivi delle cose per cui non sono progettati. Così una telecamera che dovrebbe essere solo sotto il controllo del suo proprietario va sotto il controllo di qualcun altro”. Sottovalutazione del rischio Questo è quello che è accaduto alla coppia De Martino-Tronelli che ha subito sporto denuncia. I video sono stati rimossi dalla rete e la vicenda è ora al vaglio della Polizia postale. Sul caso è intervenuto anche il Garante della Privacy che ha ordinato lo stop alla divulgazione dei video, finiti intanto nelle mani di utenti che li hanno condivisi a loro volta e usato i contenuti per insultare i diretti interessati e i loro familiari. “Esporsi alla rete comporta sempre dei grossi rischi”. Questo l’allarme lanciato a Sky TG24 da Giancarlo Gennaro, vice questore aggiunto della Polizia di Stato che ha messo in luce i pregi e i lati negativi dei sistemi informatici che vanno utilizzati con le dovute accortezze. “Spesso si sottovaluta il rischio”, aggiunge il vice questore. Usare password sicure e cambiarle periodicamente, non mantenere quelle di default, affidarsi al fai da te informatico per installare i sistemi di sicurezza e ancora non dare il giusto peso alla verifica del dispositivo stesso e del cloud che lo controlla: piccole indicazioni che possono sembrare banali ma che sono alla base di molti reati di questo tipo. Criminalità e strumenti digitali A fare eco alle precauzioni sottolineate dal vice questore Gennaro è anche l’informatico forense Meggiato che, tuttavia, ricorda come ai diversi livelli di sicurezza adottabili dalle persone facciano seguito altrettanti gradi di competenza degli hacker informatici. “Dobbiamo sempre pensare che la criminalità ormai abbraccia gli strumenti digitali e anche nella criminalità si sono andati a formare diversi livelli di azione. Quindi ci sono i ‘topi di appartamento’ - sottolinea Riccardo Meggiato - che hanno delle competenze di base sufficienti per compiere determinati misfatti e poi ci sono via via dei livelli superiori. In caso di attacchi più strutturati e complicati vige il mantra che difendersi al 100% è impossibile ed è sempre una questione di tempi e di costi da parte del criminale informatico. Se uno vuole, fa”. Cosa dice la legge Sul caso De Martino-Tronelli sono al lavoro due procure: quella di Roma per il reato di accesso abusivo al sistema informatico e quella di Tempio Pausania in cui si procede per diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Entrambi i reati, come sottolineato dal vice questore Gennaro, prevedono pene elevate. Poi, aggiunge, “se vengono ripresi minori la situazione si aggrava ulteriormente: si tratta di detenzione di materiale pedopornografico e per chi scarica e visualizza quel tipo di riprese c’è una sanzione ancora più grave. Dal punto di vista del sistema sanzionatorio siamo ben coperti”. Nel caso specifico del ballerino e della sua compagna, una delle ipotesi avanzate dai legali della coppia riguarda la possibilità che non si sia trattato del lavoro di un hacker ma di “un tecnico che ha tradito il rapporto fiduciario instaurato con la famiglia della ragazza per poi approfittarne". Tutte ipotesi che al momento sono al vaglio e sulle quali saranno le indagini a fare chiarezza. Reati molto diffusi, sistemi troppo deboli Ad aiutare le indagini sono anche gli informatici forensi che, con il loro lavoro, sono in grado di capire da dove sia arrivato l’attacco: “innanzitutto - spiega Riccardo Meggiato - vedendo quanto è esposta la rete che trasmetteva i dati di quelle telecamere oppure analizzando il wifi che governa la casa e le telecamere perché anche attraverso quello è possibile accedere ai sistemi”. In 9 casi su 10, il tentativo di accesso ai sistemi informatici di privati va a buon fine. Lo dice l’esperienza sul campo di Meggiato che, nel suo laboratorio, affronta circa 30 casi di questo tipo al mese. “Si tratta di reati molto diffusi e i sistemi sono molto deboli”, dice l’informatico. “Nel momento in cui apriamo le scatole dei sistemi informatici troviamo circuiti molto vecchi soggetti a cadere vittime di questi attacchi alle loro vulnerabilità. Sì perché gli errori spesso sono anche legati alla componentistica e non solo ai software. Adesso che c’è grande richiesta di questi dispositivi e c’è anche molto fai da te non ci si accorge di installare dispositivi che appaiono nuovi ma dentro hanno avanzi di magazzino che risalgono a 10/15 anni fa, che in termini informatici è come parlare di ere geologiche del passato”. I sistemi più moderni e sicuri esistono, ma troppo spesso le persone che non si affidano ad esperti non sono in grado di riconoscerli.

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Claudia Torrisi