Ora di religione, crescono i “no” ma l’adesione resta alta. Specialmente al Sud

Ora di religione sì o no? Se lo chiedono in questo periodo dell’anno studenti e famiglie chiamati a decidere in proposito dagli istituti scolastici. Quale sia la risposta prevalente lo raccontano i dati, secondo i quali una larga maggioranza degli alunni continua a optare per la frequentazione. Ma i numeri dicono anche che, seppur leggermente, cresce ogni anno il numero di coloro che rifiutano la frequentazione di quell’ora, preferendo materie alternative, quando ci sono, o le varie opzioni messe a disposizione dagli istituti . E dicono anche che restano differenze significative tra i vari territori dello Stivale e tra i diversi cicli scolastici. Ma vediamo un po’ più nel dettaglio i numeri. Aumentano i "no" Ripetiamolo: l’ora di religione resta la scelta preferita dalla larga maggioranza degli studenti italiani. Nell’anno scolastico 2023/24 hanno optato per l’assenso alla frequentazione oltre l’83% degli studenti, dunque più di quattro su cinque. La percentuale, come si vede, è ancora notevole, anche se qualcosa si muove. Nel senso che la quota di coloro che scelgono di non frequentare risulta in crescita lenta ma costante. Si è passati dal 12,9% di “no” dell'anno scolastico 2018/19 al 16,6% del 2023/24, quasi quattro punti percentuali. Una progressione soft ma comunque reale. Differenze di ordine Quattro studenti su cinque scelgono l‘ora di religione, dunque. Si tratta della percentuale complessiva, che tiene dentro tutti dai bambini della prima elementare ai maggiorenni pronti per la maturità, vale a dire gruppi anagrafici piuttosto diversi. E infatti se si scorporano i dati per cicli di scuola i risultati riflettono queste differenze. Non solo, anche in questo caso, le percentuali assumono una parvenza di tendenza: mano a mano che si cresce con l’età, diminuisce la percentuale di coloro che decidono di partecipare all’ora di religione. Si passa dal 90% o quasi della primaria all’80% o poco più delle superiori. In mezzo le medie. Differenze territoriali Quelle anagrafiche non sono tuttavia le uniche differenze che si riscontrano nelle scelte relative all’ora di religione. Oltre all’età, c’è infatti la variabile territorio, che, come spesso accade in Italia, si sviluppa lungo l’asse nord-sud. Solo che in questo caso, più che diviso in due, lo Stivale sembra scomporsi in tre blocchi. Se infatti osserviamo la percentuale di adesione all’ora di religione per regione, la mappa ci restituisce un’Italia settentrionale con percentuali tra il 70 e l’80% . Il centro, compresa la Sardegna, si situa invece tra l’80 e il 90%. Infine il Sud, con percentuali abbondantemente sopra il 90%: qui, sotto Roma, l’ora di religione appare come la scelta più ovvia. Il quadro, almeno dal punto di vista dei colori della mappa, risulta analogo se, invece di adottare la prospettiva regionale, si adotta quella provinciale. Le adesioni all’ora di religione crescono via via che si scende da nord verso sud, e non sorprende, ma emergono fette di territorio che si distinguono in un senso e nell’altro. La palma della provincia più “laica” va così a Firenze, in Toscana, dove i frequentanti sono “appena” il 60,2% della popolazione studentesca. Mentre gli alunni più “devoti” si trovano a Enna, in Sicilia, con i frequentanti che raggiungono il 98% del totale.

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Raffaele Mastrolonardo