"Che caldo che fa". La campagna di Legambiente si conclude a Palermo
CronacaNella città che tra giugno e luglio ha fatto registrare un numero record di giornate da bollino rosso si è tenuta la quinta e ultima tappa della nuova campagna nazionale realizzata con il sostegno del Banco dell’Energia. Presentati i dati del rapporto da cui emerge una enorme disuguaglianza climatica all'interno dei centri urbani che penalizza chi vive nelle aree periferiche dove - in assenza di spazi verdi - le temperature salgono diventando insopportabili.
A Palermo il caldo estremo è ormai un problema strutturale che colpisce in modo trasversale tutti i quartieri della città. Le ondate di calore interessano sia la zona nord, come il quartiere Libertà, sia l’area sud, come Sperone-Brancaccio, ma con effetti differenti. Le diverse ricadute sono legate alle caratteristiche urbanistiche: Libertà dispone di aree verdi e infrastrutture, mentre Sperone-Brancaccio sono dominati dal cemento e sono quasi del tutto privi di spazi verdi, fattori che contribuiscono ad accentuare l’effetto isola di calore.
“Anche a Palermo è forte la disuguaglianza climatica" sottolinea Legambiente che approda in Sicilia dopo aver fatto tappa in alcune tra le città più roventi d'Italia: Milano, Bologna, Roma e Napoli con la campagna “Che caldo che fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste” realizzata con il supporto della Fondazione Banco dell’energia e in collaborazione con la Croce Rossa Italiana per formulare, con dati alla mano, proposte concrete e stimolare le amministrazioni comunali a intervenire contro la disuguaglianza climatica, che penalizza in particolare i quartieri più fragili delle città italiane. "Quartieri fragili come Sperone-Brancaccio, privi di verde e di infrastrutture adeguate, soffrono di povertà di raffrescamento; servono interventi di adattamento. Sono sette le proposte che rilanciamo all’amministrazione comunale, a partire da nuove piantumazioni e dalla realizzazione di rifugi climatici”.
Il 27 luglio, in piazza Don Luigi Sturzo, nel quartiere Libertà, la termocamera di Legambiente ha registrato la temperatura al suolo più elevata tra tutte le rilevazioni effettuate a Palermo: ben 70,4°C sul prato sintetico. Eppure, a pochi metri di distanza, sulla stessa superficie ma in un’area ombreggiata da un albero, la temperatura era di circa 33. Uno scarto di quasi 40°C, determinato unicamente dalla presenza dell’ombra. Anche nei pressi della farmacia di via Archimede, sempre nel quartiere Libertà, le termografie hanno evidenziato un divario significativo: nelle zone completamente in ombra, la temperatura al suolo si aggirava intorno ai 30°C, mentre nelle aree esposte al sole ha toccato i 38,4°C, con una differenza di oltre 8°C. All’interno del parco Piersanti Mattarella (ex Giardino Inglese), le temperature al suolo si sono mantenute ottimali. In particolare, sull’erba è stata rilevata una temperatura di 27,8°C, addirittura inferiore rispetto a quella ambientale.
Spostando l’obiettivo della termocamera da Libertà a Sperone-Brancaccio, il quadro si fa più critico perché le rilevazioni hanno registrato marciapiedi a oltre 55°C in un contesto urbano privo di ombra e attrezzature per affrontare il caldo. Il punto al suolo più caldo è stato quello registrato presso la fermata del tram in via Portella Ginestra, con un picco di 64,6°C. Anche il lungomare di via Messina Marine, che dovrebbe rappresentare un potenziale luogo di refrigerio naturale, si presenta come una costa di fatto negata: sedute delle panchine a oltre 55°C, rifiuti abbandonati e mare inaccessibile a causa dell’inquinamento.
La temperatura ambiente media rilevata dalla termocamera di Legambiente durante le ore più calde della giornata nei quartieri Sperone-Brancaccio era di 35,8°C, a Libertà 32,3°C, segnalando uno scarto di ben 3,5. Anche la massima temperatura registrata nei due quartieri è indicativa: nel quartiere Libertà il picco raggiunto è stato di 35,8°C mentre a Sperone-Brancaccio 39,9°C.
Nel quartiere Libertà sono il verde pubblico e le zone d’ombra a fare la differenza. In via delle Croci, una delle aree più alberate della città, Legambiente ha scattato una delle termofoto più “blu” dell’intera rilevazione - colore che, nella scala termografica, indica le temperature più contenute - con valori, sia ambientali che al suolo, intorno ai 31°C. Via della Libertà, arteria storica e commerciale della città ben protetta e ombreggiata da grandi alberi, ha registrato valori al suolo che oscillano tra i 34 e 41°C e una temperatura ambientale di 32°C.
A Sperone-Brancaccio, invece, l’assenza di verde si traduce in un’esposizione costante al sole, anche per servizi essenziali: 11 strutture sanitarie su 20 - tra studi medici, farmacie, ambulatori, centri analisi e simili – risultano prive di qualsiasi ombra.
Un punto debole che accomuna entrambi i quartieri analizzati è la scarsa presenza di infrastrutture blu, come fontanelle, fontane pubbliche e casette dell’acqua. A Sperone-Brancaccio queste sono completamente assenti, mentre nel quartiere Libertà, pur con una leggera presenza, la situazione resta insufficiente: nell’area monitorata, comprese le zone verdi, sono state rilevate solo due fontanelle e tre fontane pubbliche.
I dati raccolti servono non solo a documentare l’inequità climatica, ma anche a sollecitare l’amministrazione comunale ad adottare politiche urbane mirate a rendere la città più equa e resiliente, tra cui la creazione di rifugi climatici e interventi di forestazione urbana, dando priorità alle aree più vulnerabili, come Sperone-Brancaccio.
“Anche a Palermo la campagna “Che caldo che fa!” conferma una situazione critica. La città è esposta agli effetti della crisi climatica senza essere adeguatamente attrezzata. I quartieri più fragili, in particolare lo Sperone, risultano carenti di infrastrutture verdi, grigie e blu - dichiarano la responsabile nazionale giustizia climatica Legambiente, Mariateresa Imparato, il presidente Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo e Anita Astuto, responsabile Energia e Clima Legambiente Sicilia, presenti alla quinta tappa della campagna . Tra l’altro, l’analisi condotta nei quartieri Libertà e Sperone evidenzia una forte disuguaglianza, soprattutto sulla presenza di verde urbano: si contano nove aree verdi nel primo, nessuna nell’area indagata a sud della città. L’unico potenziale refrigerio per lo Sperone è rappresentato dalla vicinanza al mare, che però non è pienamente fruibile a causa della non balneabilità per inquinamento. Quello che si delinea attraverso l’analisi di Legambiente è quindi un chiaro esempio di povertà di raffrescamento, per cui è necessario intervenire con azioni di adattamento e mitigazione, concentrando le azioni nei quartieri più esposti. Palermo ha bisogno di più verde, meno cemento e di una pianificazione che metta al centro il benessere delle persone e la resilienza al cambiamento climatico”.
“Con l’ultima tappa della campagna “Che caldo che fa!” si conclude un percorso importante che ha portato al centro dell’attenzione pubblica un tema ancora poco conosciuto come la cooling poverty, su cui la Fondazione sta lavorando da tempo" dice Silvia Pedrotti, responsabile Banco dell'Energia . "Le ondate di calore colpiscono in modo diseguale e aggravano le fragilità già esistenti nei quartieri e nelle periferie urbane più densamente abitate. Come Banco dell’a, siamo orgogliosi di aver sostenuto Legambiente anche in questa iniziativa, che si inserisce in un percorso ampio di contrasto al fenomeno, con l'obiettivo di rendere l'accesso all'energia in ogni sua forma sempre più inclusivo”.
Le proposte di Legambiente per contrastare la disuguaglianza climatica
Da Palermo, con la campagna “Che caldo che fa!”, Legambiente sollecita le amministrazioni locali ad adottare nuove politiche urbane: 1) una governance climatica locale promossa dal Comune di Palermo allo scopo di elaborare una Strategia di Adattamento climatico integrata nel Piano Urbanistico Generale (PUG) e nel Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), anche grazie all’istituzione di un Ufficio Clima dedicato al coordinamento tra istituzioni, alla partecipazione dei cittadini e all’attuazione di interventi mirati, soprattutto nei quartieri più vulnerabili; 2) un regolamento edilizio che consideri l’introduzione di quote minime obbligatorie di superfici permeabili in spazi urbani pubblici e privati; 3) l’adattamento urbano multisettoriale attraverso la promozione di pensiline fotovoltaiche per ombreggiare fermate del trasporto pubblico e parcheggi, aumento e cura delle fontanelle pubbliche, installazione di sistemi di nebulizzazione nelle piazze meno ombreggiate; 4) la creazione e mappatura di spazi di raffrescamento naturali e artificiali, accessibili in particolare alle fasce più fragili della popolazione. Le strutture dovranno essere valorizzate con attività culturali e accompagnate da campagne di informazione su come affrontare le ondate di calore; 5) la realizzazione di una mappatura che incroci dati ambientali e indicatori socio-economici per individuare le aree più vulnerabili e progettare interventi equi, capaci di non amplificare le disuguaglianze esistenti; 6) l’attuazione del Piano Urbanistico Generale (PUG) partendo dalla riqualificazione di parchi urbani, periurbani e agricoli, realizzazione di una rete ecologica urbana e del parco metropolitano, recupero della balneabilità sulla costa sud (incluso il quartiere Sperone), efficientamento energetico dell’edilizia pubblica; 7) la piantumazione di alberi nei quartieri più critici, privilegiando specie autoctone a basso fabbisogno idrico per rafforzare la resilienza climatica e migliorare la qualità dell’aria.