Strage di Bologna, 45 anni di lotta per la verità

Era un sabato, 45 anni fa, come quest’anno. La mattina del 2 agosto la stazione di Bologna era affollata, erano tante le famiglie in partenza per le vacanze. Alle 10:25 il boato e l’esplosione della bomba collocata da terroristi dei NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari, un’organizzazione di orientamento neofascista e neonazista. L’ordigno micidiale era nascosto in una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe. Causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Il più grave attentato terroristico nel nostro Paese in tempo di pace, il culmine della Strategia della tensione. Paolo Bolognesi aveva 36 anni, perse la suocera, rischiò di perdere il figlio di 6 anni, “L’ho riconosciuto da una voglia che aveva sulla pancia. Immaginatevi com’era ridotto”. Anche sua madre e suo suocero rimasero gravemente feriti. Dopo Torquato Secci, dal 1996 per quasi tre decenni, è stato il volto e la voce dei familiari delle vittime. Una vita, spesa nella ricerca della verità e per la giustizia. Fra pochi giorni, il prossimo 2 agosto, al termine della cerimonia per il 45esimo anniversario della strage, lascerà l’incarico di Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime a Paolo Lambertini. L’impegno e la tenacia dell’associazione sono state risorse determinanti per fare emergere la verità giudiziaria. Bolognesi, qual è il traguardo più importante che avete raggiunto? La più grande soddisfazione indubbiamente è quella che dopo 45 anni si è arrivati alla certificazione, tramite due sentenze di Cassazione, di tutto il retroscena della strage. Si riferisce alle ultime sentenze. Sì, con il 2025 noi abbiamo portato a casa due sentenze. Una ha condannato per la strage, il terrorista Gilberto Cavallini e l’altra Paolo Bellini. Non solo. Si è arrivati alla condanna anche dell’ex capitano dei Carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e di Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di Via Gradoli a Roma, per false dichiarazioni al Pubblico Ministero. Dunque, oggi sappiamo chi è stato e abbiamo le prove. Gli esecutori accertati della strage sono cinque, Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini. Probabilmente quel giorno in stazione erano molti di più. Sappiamo che la strage è stata voluta, ideata già nel 1979 dai vertici della Loggia massonica P2, che è stata protetta e coperta dai vertici dei servizi segreti italiani, anche loro iscritti alla Loggia massonica P2 e che è stata eseguita da terroristi fascisti non solo dai NAR, ma anche da Avanguardia Nazionale e da altri gruppi di destra. Sui depistaggi, appare chiaro che sono andati avanti ben oltre gli anni ’80. Le condanne sono arrivate per quelli reiterati dal 2019. Per quanto riguarda Catracchia va detto che gli appartamenti di Via Gradoli erano nella disponibilità dei servizi segreti italiani dell’epoca. In questi alloggi hanno trovato riparo sia terroristi di destra che di sinistra. La storia d’Italia, i misteri. E un filo rosso. La verità su Bologna può portare ad altre verità? Credo che da qui potrebbero essere sviluppate nuove indagini. Per noi, dal punto di vista processuale gli ultimi 5 anni sono stati davvero di fuoco, con un impegno costante. Sono stati i processi lunghi e molto impegnativi, però il risultato finale è stato positivo. Consegniamo alla nazione, alla conoscenza di tutti i cittadini, i retroscena della strage di Bologna. Che possono essere letti tranquillamente come retroscena di tante altre stragi, se non di tutte le stragi. Intende per le dinamiche e per i legami. In più si apre un capitolo non piccolo che è quello delle stragi del ‘92-‘93. Ci sono elementi comuni, all'interno delle stragi italiane. E si approfondisca il passato di Paolo Bellini. Come Associazione tra i Familiari delle Vittime non condividiamo l’impostazione data al lavoro della commissione antimafia presieduta dall’onorevole Chiara Colosimo. A nostro parere non porterà da nessuna parte. Riteniamo che si dovrebbe approfondire il ruolo avuto dal terrorismo nero nelle stragi del 1992 e del 1993. Non solo. Penso a quello che è emerso durante il processo a Gilberto Cavallini. Sarebbe opportuno scavare ancora sul ritrovamento fatto nel 1982 a Torino. Nel covo dei NAR in Via Monte Asolone furono trovati spezzoni di targhe utilizzate dagli assassini di Piersanti Mattarella, l’ex Presidente della Regione Siciliana, fratello del capo dello Stato, Sergio. Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini furono assolti dall’accusa di essere stati i killer di Piersanti Mattarella. Come mandanti vennero condannati diversi boss mafiosi. Credo si possa andare avanti nella ricerca della completa verità. Perché Paolo Bolognesi lascia l’incarico di Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980? Io comincio ad avere un’età, ho quasi 81 anni. Resterò presidente onorario. Il nuovo presidente sarà Paolo Lambertini. Aveva 14 anni quando perse nella strage la madre Mirella Fornasari. Lambertini è più giovane di me ed è una persona molto capace. Da quasi dieci anni è vicepresidente. Preparare una svolta autoritaria a destra l’obiettivo della Strage, è quello che emerge dalle sentenze. Oggi, 45 anni dopo, possiamo dire che sappiamo la verità? La strage alla stazione di Bologna faceva parte di un piano per sovvertire la Costituzione e fare in modo che si potesse andare a eseguire il piano di rinascita democratica della P2, il cosiddetto piano golpista di Licio Gelli. Più di una volta, Gelli, nelle sue dichiarazioni ha detto ‘Mancavano 4 mesi e poi avremmo fatto il colpo di Stato e ci saremmo impossessati dell'Italia’. Solo che nessuno ne ha tenuto conto. Noi, invece, abbiamo tenuto conto anche di quello che ha detto Gelli e abbiamo cercato di capire cosa ci fosse dietro e siamo arrivati alla verità. Quali battaglie porterà avanti il nuovo presidente dell'associazione del 2 agosto 80? Dunque, sicuramente tutto il discorso della memoria e della trasmissione della conoscenza. Abbiamo avviato diverse iniziative. In particolare, stiamo creando l'archivio della memoria. Si tratta di un archivio di testimonianze, con interviste che possono servire anche per aprire dei dibattiti con le scuole. Noi, andiamo nelle scuole, portiamo i testimoni a incontrare i ragazzi. L'anno scorso abbiamo incontrato 7000 studenti. Un impegno notevole, anche faticoso data la nostra età. Vogliamo prenderne atto e per questo abbiamo realizzato dei filmati di questi incontri. Vorrà dire che nel futuro, quando non ci saranno più i testimoni o i testimoni riusciranno a prendere parte a meno incontri, faremo vedere i filmati e poi inizierà il dibattito con i ragazzi. Poi, come associazione, se in futuro ci saranno degli altri capitoli giudiziari, affronteremo anche quelli. Quale sarà il discorso di quest'anno del 2 agosto, 45 anni dopo la strage? 45 anni dopo, sarà un discorso di grande soddisfazione per quello che è successo processualmente. Poi ribadiremo le nostre idee sulla classe dirigente al Governo. Senza l'associazione dei familiari, senza le vostre battaglie, forse non si sarebbe mai arrivati ai risultati processuali di oggi. Non so se si sarebbe arrivati alla verità. Sicuramente Bologna è una città che ci ha dato molto, ci ha aiutato moltissimo, Bologna e tutta l'Emilia-Romagna, bisogna essere molto chiari. Ma anche tutti i cittadini italiani che pensano che fare chiarezza su queste cose non sia solo per il passato. Queste battaglie si fanno per il futuro. Noi abbiamo tenuto duro e abbiamo insistito. Dopo la prima sentenza di Cassazione nel 1995 io rilasciai un'intervista in cui dissi ‘Bene, e adesso ci sono i mandanti da perseguire.’ Allora mi avevano preso per un matto. I mandanti della strage, figurati. Già il fatto che si fosse arrivati a due degli esecutori, sembrava ai più un successo strepitoso. Ai mandanti ci siamo arrivati invece. Ci siamo arrivati tenacemente, metodicamente, abbiamo utilizzato gli strumenti che la tecnologia ci ha messo a disposizione. Ma ci sono soprattutto i documenti. Quelli contabili per esempio. Parlo della Loggia massonica P2. Il documento Bologna che Licio Gelli teneva nel taschino è stato trovato dal gruppo di lavoro dell'associazione. Un fatto decisamente importante. Qual è la sua riflessione? Se tu metti assieme delle menti che queste cose le conoscono, se sei determinato, anche se non ne non conosci bene i meccanismi, alla fine il gruppo di lavoro ti porta dei risultati eccezionali. Un metodo che ho portato, con la mia esperienza lavorativa, in questa ricerca molto difficile della verità. Secondo lei, Paesi stranieri hanno avuto ruoli nella strage? Se ci sono stati non si vedono, ci sono sicuramente grandi addentellati. Francesco Pazienza si era trasferito negli Stati Uniti, Licio Gelli poi era in contatto con le logge massoniche di tutto il mondo. Ci sono fatti e situazioni di un certo interesse. Sicuramente c'era la volontà di scardinare la Costituzione italiana anche da parte di altre nazioni. Però la pista che porta alla strage di Bologna è tutta italiana. E parliamo di personaggi ai vertici del potere, nel nostro Paese, all’epoca. Gelli aveva in pugno tutta la sicurezza dell'Italia. Cioè non stiamo parlando di mezze figure che a un certo punto si sono rincontrati al bar hanno fatto un'operazione. Qui viaggiavano milioni di dollari, un’enormità di denaro oggi, figuriamoci negli anni '80. E credo che questo debba far riflettere tutti, perchè ci sono persone che avevano giurato fedeltà al nostro Paese. Lo avevano fatto giurando su quella Costituzione contro la quale invece, segretamente tramavano. Questo è il centro della questione, ciò che si deve capire. Memoria e conoscenza devono essere elementi chiave. Perché secondo lei la nostra Costituzione dava fastidio? Perché è una Costituzione democratica. E si basa sulla separazione dei poteri, scomoda per qualcuno. Teniamo presente che nel Piano di Rinascita Democratica, uno dei punti da realizzare era la separazione delle carriere dei giudici, che era il preludio, diciamo, al controllo della magistratura da parte dell'Esecutivo. Perciò, oggi, stiamo attenti, stiamo accorti, come si suol dire. Sulla lapide in memoria delle 85 persone uccise dalla bomba il 2 Agosto 1980 in stazione si ricorda che furono Vittime del terrorismo fascista. Quella strage fu fascista, fu una strage eseguita da fascisti che volevano di distruggere la Costituzione nata dalla Resistenza, nata con la lotta che c'è stata da parte dei partigiani nei confronti degli occupanti tedeschi e dei fascisti che stavano con i tedeschi. Questo dobbiamo ricordarcelo sempre. Oggi, secondo lei, abbiamo abbastanza anticorpi per pensare che fatti di questo tipo non possano ripetersi? Le rispondo con una frase di Carlo Lucarelli. Uno scrittore che conosce questi meccanismi. E dice: ‘Una volta per mutare l'opinione della gente ci voleva una strage, adesso basta un telegiornale’. Oggi io vedo tentativi di svilire la Costituzione con il decreto sicurezza, l'articolo 31 in particolare che offre più impunità ai servizi segreti. Ma temiamo anche il premierato, che mi auguro non faranno mai. Veicolo di tutto questo è l'informazione.

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Flavio Isernia