“Niente farmaci da Israele”: la sfida del sindaco di Sesto Fiorentino

Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino, è stato travolto da una popolarità inaspettata. Questo grazie a una particolare iniziativa del suo Comune che ha sospeso la vendita di prodotti israeliani nelle farmacie del suo territorio. “È stata un’azione dovuta – spiega – e nata dalla necessità di mettere pressione al governo israeliano. Pur nel nostro piccolo, non vogliamo essere complici di crimini di guerra e di un genocidio” di cosa si tratta L’iniziativa del Comune di Sesto Fiorentino è di inizio luglio e, almeno inizialmente, ha creato non poche perplessità tra i cittadini. “Principalmente perché avevano paura che potesse creare dei disagi tra coloro che avevano bisogno di determinati farmaci” spiega il sindaco Falchi. “Ma quando abbiano spiegato loro che non ci sarebbe stata alcuna problematica, si sono tranquillizzati. Anzi – continua – molte farmaciste ci hanno riferito dei complimenti ricevuti e degli inviti a continuare”. Nella pratica, la risoluzione di Sesto Fiorentino prevede che Azienda Farmacie e Servizi , partecipata al 100% dal Comune e proprietaria di otto farmacie sul territorio, cessi di rifornirsi da aziende israeliane, preferendo altri fornitori. “È chiaro che nei casi di particolare urgenza e dove è difficile trovare un’alternativa valida – spiega Falchi – Afs può acquistare prodotti israeliani, ma per il resto la direttiva è spostarsi verso altre aziende”. L’iniziativa di Sesto Fiorentino ha scatenato un forte interesse mediatico e altre amministrazioni hanno manifestato la volontà di seguire l’esempio del comune toscano. “Sono stato contattato – ammette Falchi – da molti sindaci di varie parti d’Italia che si informavano per sapere come replicare la nostra azione. Spero che le loro intenzioni si concretizzino, perché un’iniziativa comune porterebbe portare ad un risultato concreto. Dato il silenzio del nostro Governo, credo che questa pressione dal basso possa davvero smuovere qualcosa. Non possiamo restare inermi davanti a quello che succede a Gaza e ogni nostro atto, anche se può sembrare una goccia nel mare, è un modo per farci sentire e lottare”. gli altri casi Seppur quella di Sesto Fiorentino si configuri come un vero e proprio boicottaggio economico, l’iniziativa si colloca in un ampio panorama di prese di posizione da parte di altre realtà locali, che hanno così tentato di sopperire a una generale mancanza di azioni concrete a livello centrale. In principio è stata la Puglia, più precisamente il Comune di Bari che, il 13 gennaio scorso, ha approvato una mozione con cui impegnava il sindaco a richiedere al Governo il riconoscimento dello Stato di Palestina. Quattro mesi dopo, il 29 maggio, il Consiglio comunale di Bari dichiarava “non gradita”, fino a cessazione dell’intervento militare a Gaza, la partecipazione dello Stato di Israele, e dei suoi rappresentanti, alla Fiera del Levante e ai suoi saloni specializzati. Sono della fine di maggio, invece, le risoluzioni del presidente della Regione, Michele Emiliano, che ha inviato una lettera affinché dipendenti, dirigenti e società partecipate interrompessero ogni rapporto con il governo israeliano e soggetti ad esso collegati. Nello stesso momento, il Consiglio regionale ha presentato e approvato una mozione che chiedeva l’interruzione di tutti gli scambi commerciali e dei progetti di cooperazione, comprese università, centri di ricerca, agricoltura di precisione, tecnologia e aerospazio. Un mese dopo è stata la volta dell’Emilia-Romagna, che ha sospeso tutti i rapporti istituzionali, culturali e scientifici con Israele. L’obiettivo che è stato dichiarato è quello di mantenere lo stop fino al ripristino del rispetto del diritto internazionale e questa decisione, in una sorta di effetto a cascata, è stata adottata anche da alcuni comuni della regione, tra cui Bologna, Rimini e Reggio Emilia. A giugno è stato il Consiglio regionale della Toscana ad approvare una mozione che chiedeva l’interruzione di ogni forma di collaborazione istituzionale con rappresentanti del Governo israeliano e con enti a esso legati, fino a che non venisse dimostrata una volontà concreta di porre fine al massacro a Gaza. Infine il Comune di Napoli, il 2 luglio scorso, ha approvato una mozione per sospendere ogni collaborazione con enti israeliani.

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