Quanti migranti lavorano regolarmente in Italia grazie ai click day?

Il Consiglio dei ministri ha dato i numeri per i prossimi tre anni: quasi mezzo milione di ingressi di lavoratori stranieri, quindi migranti regolari, sono previsti dal 2026 al 2028. Poco meno della metà di loro svolgerà un lavoro subordinato non stagionale: si tratta di colf e badanti, perlopiù. Gli altri saranno impiegati stagionalmente, soprattutto nel settore turistico e agricolo. Sono tutte persone che ancora devono mettere piede in Italia e che, in questo modo, lo farebbero ottenendo subito un contratto di lavoro regolare e un permesso di soggiorno. Gli obiettivi? Secondo il ministero del Lavoro, sono tre: “Consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico nazionale”, costruire “uno strumento per il contrasto a fenomeni di irregolarità nell’ingresso e permanenza nel nostro Paese” e lottare “contro il lavoro sommerso e lo sfruttamento dei lavoratori”. Per questo, le quote stabilite dall’ultimo decreto Flussi sono più alte rispetto agli scorsi anni. Eppure, finora, quasi nessuno di questi obiettivi è mai stato raggiunto. Secondo un monitoraggio della campagna Ero Straniero, nel 2024 solo il 7,8% delle quote di ingressi stabilite dal Governo si è trasformato in permessi di soggiorno e impieghi stabili e regolari. In altre parole, una larghissima maggioranza delle persone entrate in Italia dopo il click day è rimasta nel nostro Paese irregolarmente. E molti di loro hanno continuato a lavorare, sfruttati e in nero. Cosa prevede la Bossi-Fini Il meccanismo della Bossi-Fini, almeno in apparenza, è semplice: la premessa è che possono entrare in Italia regolarmente solo i lavoratori che già hanno un contratto prima di varcare i confini. Perciò, il Governo approva periodicamente un decreto Flussi per fissare sia il numero di lavoratori necessari per ogni settore sia le date dei click day. In quei giorni i datori di lavoro, in mancanza di manodopera, fanno domanda per assumere lavoratori stranieri. Solo a domanda approvata, la prefettura rilascia poi un nullaosta per il lavoratore a cui è concesso di entrare in Italia, firmare i contratti e chiedere il permesso di soggiorno. “Ma quello che accade di fatto è che solo una bassissima percentuale delle persone che fanno ingresso arriva a stabilizzare la propria posizione”, spiega a Sky tg24 Insider Fabrizio Coresi, esperto di migrazioni di ActionAid e portavoce della campagna Ero Straniero. Il procedimento, infatti, è molto lungo e si può interrompere in diverse fasi. Click day e prefetture senza personale: cosa non funziona I primi problemi nascono già al momento del click day. “L’aumento delle quote per i prossimi tre anni è positivo – continua Coresi – ma non c’è trasparenza: non sappiamo con quali criteri siano state fissate le quote del click day. Il Governo aveva annunciato un tavolo tecnico ma, su richiesta di accesso agli atti, ci è stato detto che formalmente è inesistente. Senza poter chiamare lavoratori e lavoratrici in ogni momento dell’anno, ovvero quando si ha davvero bisogno, ma costringendo gli imprenditori a fare domanda in una sola finestra, il meccanismo diventa subito farraginoso”. Le cose si complicano quando la “palla” passa alle prefetture per il rilascio dei nulla osta. “Non può esserci decreto Flussi senza personale all’interno delle prefetture e purtroppo dal 2021 si prevedono solo contratti interinali per le assunzioni – lamenta il portavoce di Ero Straniero – Quindi il personale è precario, i tempi si allungano e i diritti delle persone migranti non sono tutelati”. Dopodiché, anche quando il nulla osta arriva e i migranti giungono in Italia, il risultato non è ancora ottenuto. In questa fase, il futuro delle persone migranti è in mano ai datori di lavoro. “Alcuni sono onesti, ma ricevono comunque i lavoratori dopo mesi da quando hanno fatto richiesta – continua Coresi – quando magari non hanno più possibilità di stabilizzarli. Altri sono senza scrupoli e, potendoli impiegare con il solo nulla osta, li tengono come “ostaggi” senza concedere un lavoro stabile e sfruttando la loro manodopera”. Costringendoli anche, in molti casi, a risiedere nel Paese in regime di irregolarità. Un modello da superare Anche quest’anno, perciò, restando fermo il modello del decreto Flussi, si prevedono pochissime regolarizzazioni dei lavoratori richiesti dal click day. Per questo, secondo la campagna Ero Straniero, servirebbe superare questa procedura farraginosa. Intanto, “mettendo una pezza” ogni volta che i lavoratori restano in Italia a lavorare con il solo nulla osta: “Bisognerebbe utilizzare l’istituto del permesso di soggiorno per attesa occupazione – sostiene Coresi – quando il lavoratore non finalizza la procedura per motivi che non sono a lui imputabili. Ma ancora sono pochissime le questure che rilasciano questo tipo di permessi”. Poi, Ero Straniero propone l’abolizione degli attuali click day. “Sarebbero più utili canali di ingresso diversificati e più flessibili. Ad esempio, un meccanismo di assunzione diretta a chiamata extra-quote, disponibile per il datore di lavoro in qualsiasi momento senza limitazioni per il Paese d’origine o il settore produttivo, sarebbe più funzionale”. In generale, però, gli esperti suggeriscono una profonda revisione della Bossi-Fini: “È una legge iniqua che ci portiamo dietro da oltre vent’anni – conclude Coresi – Andrebbe adeguata al cambiamento delle dinamiche migratorie e del mondo produttivo”.

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