Morti di caldo: calcolare le vittime del clima è difficile, ma necessario

Il cambiamento climatico ha aumentato l’intensità e la frequenza con cui si verificano ondate di caldo estremo. Con diverse conseguenze sulla salute: le persone più fragili o quelle più esposte rischiano malori o persino la morte. Ma dal momento che calcolare le “morti per il caldo” non è immediato, il rischio è sottovalutare un problema che fa già parte della nostra quotidianità. Si muore di caldo e di caldo si muore. Le pagine di cronaca degli ultimi giorni ci raccontano di decessi registrati in diverse zone d’Italia e d’Europa. Nel nostro Paese si è parlato di possibili “morti per il caldo” per due casi in Sardegna , per un camionista di 70 anni nel Bresciano e un 85enne ricoverato per disidratazione a Genova. Ma anche per una 22enne morta per un malore dopo un allenamento in palestra senza aria condizionata, nel Torinese. Situazioni diverse e persone diverse accomunate da alcuni fattori: l’età avanzata , la presenza di altre patologie o condizioni cardiovascolari e, soprattutto, un contesto di caldo estremo . Le temperature degli ultimi giorni hanno superato in tutta Italia la media del periodo, con picchi oltre i 40 gradi in diverse città e regioni. Parlare di morti “per il caldo” è quindi automatico? Non è così semplice, non sempre. Il difficile calcolo delle morti in eccesso Per avere dati affidabili sulle morti premature legate al caldo il metodo più comune è quello di calcolare la mortalità in eccesso: si confrontano i dati sui decessi negli anni più caldi con quelli delle estati in cui il cambiamento climatico non aveva ancora mostrato i suoi effetti. La differenza sarà la mortalità in eccesso dovuta al caldo. Lo ha fatto, tra gli altri, uno studio citato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra il 2000 e il 2019 sono stati calcolati circa 489mila decessi legati al caldo ogni anno, incluso un picco di circa 70mila morti durante l’ondata di calore che si è verificata in Europa nel 2003. Vent’anni dopo quel picco, nel 2023, l’Oms per la prima volta ha dichiarato il caldo “un’emergenza di salute pubblica”, dal momento che i dati non si potevano più ignorare e le ondate di calore sono diventate frequenti. Nel 2022, di nuovo, in Europa i decessi per il caldo sono stati 61.672. Il problema è che spesso queste morti restano nascoste tra le altre: il calcolo viene fatto a posteriori, se e quando vengono raccolti i dati del periodo. E spesso il caldo è una concausa, un fattore che aumenta i rischi soprattutto per alcune categorie di persone. E se questo ragionamento non suona nuovo è perché è lo stesso fatto con il Covid-19: quante persone sono morte “di” Covid o “con” il Covid? Quanti i decessi in eccesso e quanti si sarebbero verificati comunque? Eppure, il Covid non è stato sottovalutato per questo. Il caldo e i fattori di rischio Il nostro corpo è sempre al lavoro per mantenere costante la propria temperatura, tra i 36 e i 37 °C. Per farlo, quando fa molto caldo, utilizza due metodi: il sudore e la dilatazione dei vasi sanguigni. Nel primo caso, se la sudorazione diventa eccessiva si può arrivare alla disidratazione con conseguenti danni ai reni. “Un fatto particolarmente rischioso per le persone anziane che non sentono lo stimolo della sete”, spiega Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene all'Università di Milano ed ex presidente dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze. “Nel caso della vasodilatazione il problema è che questa abbassa la pressione sanguigna, portando il cuore a sforzarsi di più per pompare il sangue: uno sforzo che può risultare gravoso per chi ha problemi cardiaci, respiratori o di circolazione del sangue”, aggiunge Pregliasco. Il corpo, dopo un’esposizione prolungata al caldo estremo, risente degli impatti su diversi organi che, se già indeboliti da problemi pre-esistenti, possono cedere. L’Oms stila un elenco di coloro che sono più fragili: per fattori fisiologici o perché più esposte . Le conseguenze possono tradursi in un vero e proprio colpo di calore acuto, che può derivare da un’esposizione eccessiva al sole diretto, oppure una condizione più subdola, in cui il calore danneggia gli organi e crea una reazione a cascata sul corpo. E ancora: il caldo provoca un decadimento dei processi mentali rendendo più probabili gli errori e quindi gli incidenti, sul lavoro ad esempio. Che sia “una” causa o “la” causa, dunque, il caldo c’entra.

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