Esplora tutte le offerte Sky

Denisa Adas, 3 agenti indagati per l'aggressione in carcere a Vasile Frumuzache

Cronaca
Agenti indagati per lesioni a Frumuzache, omicida di Denisa
NEWS
Agenti indagati per lesioni a Frumuzache, omicida di Denisa
00:01:37 min

Tre agenti del penitenziario di Prato saranno interrogati per i reati di rifiuti di atti d'ufficio e lesioni colpose, a seguito dell'aggressione in carcere a Vasile Frumuzache, reo confesso dei due delitti di Ana Maria Andrei e Denisa Maria Adas. Il 6 giugno scorso un detenuto fu "lasciato del tutto libero di versargli un pentolino di olio bollente, intriso di un bicchiere di zucchero, sul volto e sugli arti" ustionandolo

PlayCreated with Sketch.
ascolta articolo

Tre agenti del penitenziario di Prato sono attualmente indagati per l'aggressione in carcere a Vasile Frumuzache, reo confesso dei due delitti di Ana Maria Andrei e Denisa Maria Adas. Gli agenti saranno ora interrogati dalla procura di Prato per i reati di rifiuto di atti d'ufficio e di lesioni colpose. Nonostante le direttive impartite dalla procura al comandante del carcere e l'assicurazione che si era provveduto a garantire la sicurezza di Frumuzache, il 6 giugno un detenuto fu "lasciato del tutto libero di versargli un pentolino di olio bollente, intriso di un bicchiere di zucchero, sul volto e sugli arti" ustionandolo. 

Gli indagati

I tre indagati sono un uomo di 24 anni originario di Caserta, uno di 40 di Belvedere Marittimo (Cosenza) e un 45enne di Napoli. Il procuratore Luca Tescaroli ha evidenziato l'incapacità di assicurare la sicurezza passiva per i detenuti nel carcere di Prato e il caso specifico di Vasile Frumuzache. “È un dato di fatto che non si è riusciti ad assicurare il richiesto controllo e protezione nei confronti del Vasile Frumuzache, poche ore dopo il suo ingresso in carcere", ha detto Tescaroli.

L'inchiesta nel carcere di Prato

Nel frattempo, nel carcere di Prato è in corso una vasta operazione contro l'ingresso di cellulari e droga ai detenuti dei reparti Alta Sicurezza e Media Sicurezza, ristretti anche per reati mafiosi. L'inchiesta, coordinata dalla Procura diretta da Luca Tescaroli, ha portato a indagare quattro agenti penitenziari per corruzione e anomali contatti tra altri quattro agenti e addetti alle pulizie del carcere. Le forze dell’ordine hanno sottoposto a perquisizione 127 detenuti: di questi, 27 sono indagati per reati legati alla detenzione e all’utilizzo illecito di apparecchi di comunicazione e, in alcuni casi, per legami con il traffico di droga. L’inchiesta tocca anche la polizia penitenziaria. Tre agenti, di età compresa tra i 29 e i 32 anni, sono indiziati di corruzione dopo aver, secondo le indagini, facilitato l’ingresso di telefoni e droga in cambio di compensi economici. Oltre a loro, altri quattro agenti risultano coinvolti in rapporti anomali con detenuti e con personale addetto alle pulizie, elemento che – secondo la Procura – rafforza l’ipotesi di un sistema collusivo diffuso. I canali d’ingresso per i materiali illeciti sono molteplici: colloqui con familiari che consegnavano pacchi con telefoni o droga; utilizzo di fionde o palloni lanciati dall’esterno da soggetti provenienti da Napoli; coinvolgimento di agenti penitenziari corrotti, pagati con somme anche di migliaia di euro; impiego di lavoranti interni con maggiore libertà di movimento, incaricati di recuperare i pacchi lanciati dall’esterno. I telefoni erano nascosti dentro pentole modificate, nei sanitari, sotto i wc, in cartelline portadocumenti con doppifondo.

Procuratore: "Nel carcere di Prato massiccio tasso illegalità"

"La struttura carceraria pratese è caratterizzata, per un verso, da un apparente massiccio tasso di illegalità e dalla estrema difficoltà di assicurare la sicurezza passiva dei detenuti e, per altro verso, da un'insufficienza di personale per quanto riguarda il ruolo degli ispettori e dei sovraintendenti". A dirlo è stato il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, sottolineando anche la "estrema difficoltà di avere interlocutori in seno alla struttura", i "molteplici disagi e malattie mentali di vari detenuti" e la "scarsità delle possibilità di lavoro". Secondo Tescaroli, "tale situazione" del carcere pratese "ha reso e rende estremamente difficoltoso l'espletamento delle indagini, anche in considerazione dell'assenza di ambienti idonei a effettuare le attività intercettive all'insaputa dei detenuti e della costatata libertà di movimento dei detenuti".

Leggi anche

Vasile Frumuzache, reperti sospetti a casa del killer

Uilpa: "A Prato solo la punta dell'iceberg"

"Le notizie che provengono dalla Casa Circondariale di Prato, dove nel corso di un'operazione coordinata dalla Procura della repubblica sarebbero state ritrovate decine di telefonini e smartphone e indagati, oltre a un centinaio di detenuti, anche alcuni agenti, non ci sorprendono affatto", ha detto Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. "Da anni denunciamo, pressoché inascoltati, che le nostre prigioni sono piazze di spaccio e di gestione del malaffare in cui circola di tutto, dagli smartphone alle sostanze stupefacenti, ma non di rado anche armi e non solo rudimentali", ha aggiunto denunciando "carichi di lavoro esorbitanti". "In queste condizioni non solo non si riesca ad adempiere efficacemente alla molteplicità delle funzioni, ma che qualcuno possa restarne vittima o approfittarne", ha ribadito.

Cronaca: i più letti