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Inquinamento Pfas, arrivata la sentenza: 11 condanne e 4 assoluzioni

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PFAS, Greenpeace: acqua potabile contaminata in tutta Italia
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PFAS, Greenpeace: acqua potabile contaminata in tutta Italia
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La decisione dei giudici della Corte d'assise di Vicenza è arrivata oggi pomeriggio dopo 6 ore di camera di Consiglio 

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Undici condanne e 4 assoluzioni, per un totale di 141 anni di carcere nei confronti degli imputati riconosciuti colpevoli del maxi-inquinamento da Pfas delle acque superficiali, di falda e degli acquedotti in Veneto. La sentenza è stata emessa oggi dalla Corte d'assise di Vicenza, dopo 6 ore di camera di consiglio, e ha inflitto pene variabili tra i 2 anni e 8 mesi e i 17 anni e mezzo. Un inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, indicate comunemente come Pfas, che aveva avuto come fonte principale lo scarico industriale della industria chimica Miteni di Trissino (Vicenza). 

Zaia: "Fu la Regione a segnalare il caso nel 2013"

"La sentenza di oggi della Corte d'Assise di Vicenza, che riconosce il reato di disastro ambientale doloso e avvelenamento delle acque e prescrive condanne tra gli 11 e i 17 anni ai vertici della Miteni, è un passaggio fondamentale di giustizia per le comunità venete colpite e per tutti coloro che hanno lavorato con impegno alla ricerca della verità. Fu proprio la Regione del Veneto, su mio mandato, nel 2013, a segnalare per prima alla magistratura - tramite ARPAV, Direzione Sanità e Direzione Prevenzione - gli effetti gravissimi e irreversibili dell'inquinamento da PFAS, scoperto nell'ambito di una ricerca sperimentale del Cnr e del ministero dell'Ambiente su inquinanti emergenti nei principali bacini fluviali italiani". Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta l'esito del processo sul disastro ambientale da Pfas, giunta oggi a sentenza di primo grado. "In Veneto, gli inquinanti furono individuati nei corpi idrici della Valle del Chiampo, in corrispondenza dello stabilimento chimico Miteni di Trissino, poi rivelatosi la fonte primaria della contaminazione che ha interessato oltre 190 km tra le province di Vicenza, Verona e Padova - ha poi proseguito - in un quadro normativo allora assente, la Regione ha agito con determinazione, imponendo ai gestori idrici la filtrazione delle acque, stanziando fondi per la messa in sicurezza e attivando, nel 2016, un Piano di Sorveglianza Sanitaria aggiornato nel 2018, che ha coinvolto 127.000 cittadini dell'Area Rossa", ha detto, ricordando che la Regione Veneto si è costituita parte civile. "Questa sentenza rafforza il nostro impegno e ribadisce un principio essenziale: chi inquina paga" conclude Zaia.

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