Quando si può licenziare un docente in Italia?

Stefano Addeo, docente del liceo “Medi” di Cicciano , è stato sospeso dall’incarico per le minacce rivolte alla figlia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul proprio profilo Facebook. A prendere la decisione, in via cautelare, è stato l’Ufficio scolastico regionale della Campania, che l’ha motivata spiegando di aver preferito “tutelare la serenità della comunità scolastica”. Non si tratta, perciò, di una decisione definitiva, ma di una garanzia per gli studenti e i docenti dell’istituto di Addeo: il professore, in altre parole, rischia ancora il licenziamento. La vulgata vorrebbe che i docenti di ruolo, come Stefano Addeo, non si possano praticamente licenziare. In realtà, chi insegna nella scuola pubblica è sottoposto sia al “Testo unico dell’Istruzione” sia alle leggi che regolano tutti gli impiegati pubblici. Ed entrambi prevedono la destituzione – così viene chiamato, in gergo tecnico, il licenziamento – con e senza preavviso. “Sfatiamo il falso mito per cui le sanzioni disciplinari sono morbide nei confronti dei docenti: non mi risulta né dalla legge né dalla mia esperienza”. A parlare è l’avvocato Dino Caudullo, presidente della Società italiana di diritto e legislazione scolastica , che a Sky tg24 Insider spiega in quali casi i professori italiani possono perdere il lavoro. Avvocato, le minacce rivolte alla figlia di Meloni potrebbero costare a Stefano Addeo il licenziamento? Si è trattato di un augurio di un male grave e ingiusto, tramite social network. Teoricamente potrebbe essere un gesto riconducibile all’ipotesi di un atteggiamento doloso che porta grave pregiudizio alla scuola e alla pubblica amministrazione. È evidente il gravissimo danno d’immagine arrecato all’amministrazione scolastica e l’autore è un docente che augura cose gravissime, addirittura a un bambino. È un caso che potrebbe configurare il licenziamento disciplinare. Quali altri comportamenti potrebbero costare a un docente il licenziamento? Intanto, partirei da un presupposto: non è affatto vero che i docenti non possono essere licenziati. Sono trattati alla stregua di qualsiasi altro dipendente pubblico. Se commettono atti gravi possono arrivare sanzioni, tra le quali il licenziamento. E i comportamenti che possono richiedere una sanzione sono descritti, a titolo di esempio, proprio dalla norma. Per la destituzione, che sarebbe il licenziamento, la legge parla di condotte in grave contrasto con i doveri del docente, ma anche di attività dolosa che abbia portato un grave pregiudizio alla scuola, alla pubblica amministrazione, agli alunni e alle famiglie. E questo potrebbe essere il caso di Addeo. Ma si potrebbe licenziare anche per uso illecito dei beni della scuola o di alcune somme di denaro affidate o tenute in deposito dal docente. O, ancora, per corruzione, accettazione di compensi o grave abuso dell’autorità dell’insegnante. La casistica è varia. Ci sono anche sanzioni più lievi? Esistono sanzioni più lievi per comportamenti meno gravi. Si parte dalla censura, che sarebbe solo un verbale di biasimo per non aver rispettato alcuni doveri d’ufficio. E, poi, si passa alle sospensioni: da un giorno fino a sei mesi. In alcuni casi, il docente può anche essere assegnato a compiti diversi dall’insegnamento prima di essere licenziato. Molto spesso, per fare un esempio, le sospensioni fino a un mese si assegnano a chi viola il dovere di vigilanza. L’obbligo di vigilare sugli alunni, lo ricordo, è uno dei doveri principali di un insegnante. Per arrivare alla sospensione fino a sei mesi, invece, bisogna sfruttare l’impiego per perseguire interessi personali o arrivare a un vero e proprio abuso di autorità. Chi decide sul comportamento dei docenti? Per le sanzioni più lievi, parlo della censura, è tutto in mano al preside, il dirigente scolastico. Ma la sospensione, anche fosse di un giorno, e il licenziamento no: le decisioni in questi casi spettano all’Ufficio scolastico regionale di competenza. Si procede con una contestazione disciplinare al docente e gli si dà la possibilità di difendersi con un avvocato o con un sindacalista. Sulla base della linea difensiva e di quella dell’accusa, come in una sorta di processo, l’Ufficio decide poi se archiviare o applicare la sanzione. Quanto spesso, nella sua esperienza, si arriva al licenziamento? Non ho mai visto l’intenzione di scongiurare l’applicazione della sanzione massima, perché si tratta di casi talmente delicati che, se sono chiari i presupposti per l’applicazione della sanzione massima, si arriva al licenziamento. Non c’è spazio per atteggiamenti morbidi, anzi, nel tempo mi è capitato più spesso di registrare una certa rigidità rispetto alle sanzioni. Quello dei docenti che non possono essere licenziati è un mito da sfatare.

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