Da Sos Humanity il report sulle torture e l'appello: torni l'umanità

Cronaca
Raffaella Daino

Raffaella Daino

Mentre nel Mediterraneo centrale avviene l'ennesimo naufragio dopo un sos rimasto inascoltato,  con 48 migranti annegati e solo 2 sopravvissuti, l'organizzazione tedesca Sos Humanity in occasione dei 10 anni dall'inizio delle sue attività in mare pubblica un report con decine di testimonianze delle torture in Libia ma anche in Tunisia e lancia un appello: l'Europa  torni a salvare le vite e riporti l'umanità alle sue frontiere. 

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Quando il mare torna calmo, puntualmente, a decine, le barche vengono fatte partire dalle spiagge della Libia come della Tunisia. I piu’ fortunati riescono a raggiungere la terraferma, Lampedusa, il lembo d’Europa piu’ vicino ma i mezzi su cui viaggiano, gommoni stracolmi con i tubolari che spesso si sgonfiano sotto il peso delle persone o barche instabili che si ribaltano con estrema facilità,  sono “bare galleggianti”., come le ha definite il procuratore capo di Gela, Salvo Vella, e se nessuno le soccorre, come accaduto lunedì 5 maggio, affondano. Erano in 50, sono annegati tutti tranne due, intercettati e salvati da alcuni pescatori e portati in Tunisia.

 

Spesso le barche fanno naufragio senza che se ne abbia notizia nel Mediterraneo centrale in cui le motovedette italiane non riescono ad arrivare sempre in tempo e a salvare tutti e le navi umanitarie sono sottoposte a restrizioni sempre più stringenti, dall'Italia; in base al decreto Piantedosi sono autorizzate a compiere un solo soccorso alla volta e il porto a loro assegnato è sempre a centinaia di miglia, spesso nel nord Italia. La nave di Sos humanity ha dovuto raggiungere La Spezia dopo 4 giorni in mare con a bordo 68 profughi e migranti che anche stavolta hanno raccontato dell'inferno da cui sono fuggiti: le torture, gli abusi e le discriminazioni a cui vengono sottoposti non solo in Libia ma da qualche tempo anche in Tunisia.

 

"La vita di chi ha la pelle scura non vale nulla  - dice Stephen-  ci considerano merce di scambio e di ricatto, ci torturano e chiamano le nostre famiglie nei nostri paesi d'origine per far sentire loro le nostre urla e costringerli a versare sempre più denaro, e i carcerieri sono gli stessi trafficanti che poi lucrano sui nostri tentativi di traversata, collusi con i militari a bordo delle motovodette che ci riportano indietro, in un crudele gioco che si ripete. Noi partiamo anche sapendo che forse moriremo in mare perchè  li non potremo comunque sopravvivere". La sua è una delle 64 testimonianze che  l’organizzazione tedesca ha raccolto in un rapporto in cui si accusa l'Unione europea di complicità negli abusi sui migranti, si chiede che si interrompa ogni cooperazione con la Tunisia e la Libia e che invece si istituisca un programma di ricerca e soccorso per  riportare l'umanità alle sue frontiere esterne.

 

Migranti soccorsi da Sos Humanity

“In Libia ci hanno trattato come schiavi, come se non fossimo esseri umani. Hanno solo guardato la gente morire, sono tutti annegati, e loro hanno solo guardato”. 

Frasi choc quelle contenute nel report pubblicato in occasione del decimo anniversario dell'attività di di ricerca e soccorso  in mare di SOS Humanity, basato sulle testimonianze di 64 persone soccorse nel Mediterraneo tra il 2022 e il 2024. Si concentra su tre stazioni della loro fuga - Tunisia, Libia e Mediterraneo centrale - per portare alla luce le conseguenze delle politiche di esternalizzazione dell'Unione europea. 

 

"Il rapporto" spiegano dalla organizzazione "descrive le conseguenze brutali e spesso mortali della politica europea di esternalizzazione e isolamento dei rifugiati e dei migranti, racconta i rimpatri forzati, le discriminazioni razziste, di genere e religiose, le persecuzioni, la schiavitù, le torture e le violenze sessuali commesse da attori finanziati dall'Europa in Libia e Tunisia, collusi con le reti di traffico e contrabbando che l'UE pretende di combattere".

 

"E' un rapporto dedicato ai sopravvissuti che hanno condiviso con noi le loro storie - e in memoria delle quasi 25.000 persone che sono decedute durante la traversata del Mediterraneo centrale dal 2014, le cui storie restano ancora sconosciute. Nei suoi dieci anni di attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, salvando più di 38.000 persone in pericolo in mare, SOS Humanity è stata testimone della deliberata illegalità, dell'incuria mortale e dell'impegno di gravi violazioni dei diritti umani da parte di attori europei e non. In un momento in cui l'Europa in generale si sta muovendo verso politiche migratorie restrittive. Il nostro rapporto evidenzia le conseguenze disastrose per le vite umane e i principi del diritto internazionale". 

 

Le testimonianze dei 64 sopravvissuti forniscono informazioni dettagliate sui maltrattamenti subite in Libia e in Tunisia. Molti sono stati venduti come schiavi e trafficati a scopo di lucro, anche attraverso il confine tunisino. Spesso queste violazioni non sono state semplicemente consentite, ma sono state compiute da attori statali, militari/poliziotti o guardie costiere finanziate dall'UE, rendendo evidente la complicità europea.  La situazione nel Mediterraneo centrale è altrettanto disastrosa. I sopravvissuti hanno raccontato di violenze subìte in mare,  pestaggi, spari, stupri e innumerevoli episodi di affondamento intenzionale di imbarcazioni allo scopo di lasciare annegare le persone, costrette a gettarsi in acqua per paura di essere costrette a tornare in Libia o in Tunisia.  Hanno riferito che le autorità europee talvolta non hanno provveduto al salvataggio o al coordinamento, favorendo invece la loro cattura da parte delle guardie costiere tunisine e libiche.

 

"Queste sono le conseguenze della politica di esternalizzazione per il “controllo delle migrazioni” sottolinea l'organizzazione che conclude il report con un appello: "Chiediamo all'UE e ai suoi Stati membri di adempiere al loro dovere di salvare vite in mare rispettando il diritto internazionale del mare, di porre fine a qualsiasi cooperazione con la Tunisia e la Libia che porti alla violazione e alla restrizione dei diritti dei rifugiati e di istituire un programma di ricerca e soccorso finanziato dall'Europa che riporti l’umanità, di cui c'è tanto bisogno, alle sue frontiere esterne.  

 

 

 

 

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