Primo maggio con PizzAut: così il lavoro è anche inclusione

Era il primo maggio 2021 quando a Cassina de’ Pecchi, Nico Acampora ha inaugurato il primo ristorante PizzAut. Da allora sono passati 4 anni, i ristoranti sono diventati due, di cui uno a Monza da 300 posti, insieme ad un FoodTruck, che nasce dall’idea che l’inclusione va nutrita ovunque. Perché il progetto PizzAut nasce e cresce con un intento preciso: fare inclusione attraverso il lavoro per i ragazzi autistici. Non è un caso, quindi, che uno dei primi mattoni sia stato posato proprio nel giorno della Festa dei Lavoratori. E che ogni anno, il primo maggio, PizzAut resta aperto per accogliere clienti. E non è un caso se la brigata guidata da Nico Acampora è appena rientrata da una trasferta romana dove Matteo, Andrea e tanti altri hanno sfornato pizze per i pellegrini, ricordato e omaggiato Papa Francesco che per loro aveva avuto un pensiero speciale, e festeggiato il Giubileo dell’Inclusione. Partiamo dal ricordo di Papa Francesco, con Nico Acampora, ideatore e fondatore di PizzAut, che nel 2022 era stato ricevuto durante una udienza privata dal Santo Padre insieme ad alcuni dei suoi ragazzi. “È un ricordo indelebile. Il Santo Padre volle incontrare alcuni ragazzi nella giornata mondiale dell’autismo. Durante l’incontro il Papa volle indossare il nostro grembiule. Immaginate la forza di quella immagine. Ha fatto il giro del mondo. Bergoglio disse “esiste una economia di scarto e l’economia che scarta gli uomini. Voi state dimostrando che un’altra economia è possibile.” Disse ai ragazzi che la loro testimonianza è quella del buon samaritano. Una frase che ribalta la prospettiva della disabilità. Da soggetti che devono essere aiutati, i miei ragazzi si sono sentiti soggetti che possono aiutare gli altri. Quelle parole sono diventate realtà. E così abbiamo deciso di andare a Roma a cucinare per i pellegrini durante il Giubileo dell’Inclusione. Siamo andati su invito di suor Veronica, che coordina i lavori per la Pastorale sulla disabilità. Torniamo arricchiti. Lorenzo, uno dei primi ragazzi assunti, mi ha detto “è incredibile vedere quante persone ci vogliono bene.” Alcune famiglie sono arrivate dal sud Italia per incontrarci, visto che venire a Milano per loro era più complesso. Hanno figli autistici e ci hanno detto che, con il nostro lavoro, abbiamo acceso una speranza. Lorenzo, per esempio, che aveva vissuto l’esperienza del centro per disabili, ci dice sempre che lì si stava spegnendo ogni giorno. Da quando lavora è rinato”. Facciamo un passo indietro. Ci racconta come nasce PizzAut? Nasce dalla disperazione. Quando mio figlio aveva due anni e mezzo abbiamo avuto la diagnosi di una forma di autismo severo. Ci è crollato il mondo addosso. Noi non vedevamo più un futuro, né per noi né per lui. Poi con mia moglie abbiamo deciso di non subire più questa condizione ma di trasformala in un futuro diverso e non solo per la nostra famiglia. Mio figlio è ancora minorenne e non lavora ancora con noi. Intanto abbiamo assunto 41 ragazzi autistici con un contratto a tempo indeterminato. L’idea della pizzeria nasce perché da piccolo mio figlio Leo impastava la pizza con la mamma, e io ho pensato che se ci riusciva lui così piccolo anche se per gioco, ci sarebbero potuti riuscire anche altri ragazzi, più grandi e senza esperienze lavorative. Abbiamo inizialmente chiesto ad alcuni ristoranti di ospitarci, fino a quando non ne abbiamo trovato uno disponibile. Abbiamo iniziato un piccolo tour per fare esperienza nei locali degli altri. Ero il primo a volere testare la fattibilità del progetto. Non nego che abbiamo avuto tantissimi problemi, ma tutti si sono trasformati in soluzioni che sono diventati i mattoni di PizzAut. C’erano tanti pregiudizi. Una volta sui social una persona mi scrisse che ero più disabile dei miei ragazzi se pensavo di potere riuscire a fare gestire un ristorante da giovani autistici. Un medico mi scrisse che ero il solito padre frustrato che non si arrendeva alla disabilità del figlio. Oggi posso dire che quelle frasi furono uno stimolo per proseguire e andare avanti. Cosa è diventato oggi PizzAut? È un progetto concreto dove lavorano ragazzi autistici con un contratto, uno stipendio, i contributi, le ferie. Un lavoro come quello di tutti che è diventato, come disse il presidente Mattarella, quando venne a cena da noi, un esempio e uno stimolo. PizzAut è anche formazione. Con la fondazione Mazzini abbiamo creato una accademia, dove formiamo ragazzi e ragazze autistiche per lavorare nella ristorazione: camerieri, barman, pizzaioli. Un mese fa la catena Hilton Milano ha assunto Chiara per lavorare nel loro albergo, a tempio pieno e indeterminato. Beatrice, dopo avere lavorato da noi per due anni, è stata assunta da Coop Lombardia. Edoardo lavora da Autogrill. Stanno nascendo altri ristoranti come il nostro anche in altre città italiane. Il suo motto da sempre è:” insieme per nutrire l’inclusione”. Sente di avere raggiunto questo traguardo? Quando Mattarella nel discorso alla nazione dello scorso anno disse “nel lavoro e nel sorriso dei ragazzi di PizzAut ho trovato i valori della Costituzione italiana. Sono un gruppo di sognatori che cambia la realtà.”, ho capito di essere sulla strada giusta. In quel momento ho realizzato quanto abbiamo fatto ma anche quanto ancora c’è da fare. In Italia ci sono 600 mila persone autistiche, è la disabilità più diffusa. Il ministro della Salute, nella sua ultima relazione, ha detto che nel nostro paese nasce un bambino ogni 77 con un disturbo dello spettro autistico. Malgrado queste cifre, ancora oggi, questi bambini fanno fatica ad andare a scuola e poi a trovare un lavoro. Mancano gli insegnanti di sostegno, nessuna azienda li assume con facilità, tutto resta a carico delle famiglie. Eppure, le aziende dovrebbero assumere per legge una quota di dipendenti disabili, ma preferiscono pagare le multe per non averlo fatto. Non sanno quanto invece questi ragazzi possano essere una risorsa preziosa e degli straordinari lavoratori. Obiettivo per il 2025, raddoppiare i ragazzi con autismo assunti. Ci siamo dati questo obiettivo. Lo raggiungeremo con i Truck Food. Lo chiamiamo PizzAutobus. Vorremmo arrivare a realizzarne 12, uno per ogni provincia lombarda. Al momento siamo a 6. Puntiamo a 50 nuovi contratti di lavoro. Stiamo acquistando anche degli appartamenti, per creare una sorta di “palestra di autonomia abitativa”. È una coorte che si trova a 300 metri dal ristorante di Cassina composto da 6 appartamenti. Per ora ne siamo riusciti a comprare tre. E vorremmo replicare anche a Monza, vicino all’altro ristorante, in modo che i ragazzi possano muoversi in modo autonomo. Dovete pensare che l’angoscia di tutti i genitori come me è quella di costruire un “dopo di noi”. Vogliamo in questo modo insegnare a questi ragazzi, non solo a lavorare, ma anche a avere una vita autonoma. A marzo avete subito un furto nel ristorante di Cassina De’ Pecchi, ma subito si è mossa la macchina della solidarietà. È successa una cosa stravagante. Il ladro si è fatto male rompendo il vetro. Deve essersi tagliato e, nella fretta di portare via due pc e le mance dei ragazzi, ha lasciato tracce di sangue ovunque. Andrea, che lavora qui da anni, aveva una unica preoccupazione: che il ladro non si fosse fatto troppo male. Per me è stata una lezione di umanità incredibile. Senza contare tutto quello che è stato fatto per aiutarci in quel momento. Qualcuno sul web, in maniera spontanea e generosa, voleva lanciare una raccolta fondi. A noi, però, l’idea non è piaciuta. Abbiamo preferito chiedere alle persone, che ci volevano aiutare, di venire in uno dei ristoranti e di mangiare una pizza sfornata dai ragazzi. Per noi il lavoro è la vita.

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