Fecondità ai minimi e calo della popolazione: la crisi demografica italiana in 7 grafici

Meno figli. Mamme sempre più anziane. Immigrazione che non compensa più il calo delle nascite. Popolazione che diminuisce. Il quadro italiano è chiaro. Ogni nuovo aggiornamento dei dati di Istat, l’ufficio statistico nazionale, e Eurostat, l’omologo europeo, aggiunge solo dettagli ad uno scenario complessivo che ormai dovremmo avere imparato a conoscere: il nostro Paese è in piena crisi demografica. E lo resterà ancora a lungo. Vediamo, con l’aiuto degli ultimi dati Istat, le dimensioni di questa tendenza. VIAGGIO AL CENTRO DELLA CRISI DEMOGRAFICA Prima Tappa: Corea del Sud Seconda Tappa: Sardegna Terza Tappa: Asturie Quarta Tappa: Italia Sempre meno bambini In Italia nel 2024, secondo Istat, sono nati circa 370mila bambini, più o meno la popolazione del comune di Firenze. Nel 2008 le nascite erano state oltre 576mila, circa i residenti di Genova. Questo vuol dire che in 16 anni lo Stivale ha “perso” 206mila bambini o giù di lì, grossomodo gli abitanti di Padova. In questo tour geografico è racchiusa tutta la vicenda demografica dell’Italia degli ultimi anni. Un Paese dove, come in molte altre economie avanzate, si fanno sempre meno bambini. E dove, a differenza di altre economie avanzate, l’immigrazione ha smesso di compensare la diminuzione delle nascite e quindi la popolazione ha cominciato a scendere. Popolazione in declino Sì perché se lo svuotamento delle culle è un fenomeno comune a tutta l’Europa, il restringimento degli abitanti non lo è. Non ancora almeno. In questo il nostro Paese anticipa una tendenza e lo fa da qualche anno ormai. La crescita dei residenti in Italia, ininterrotta dal dopoguerra in poi, si è infatti arrestata nel 2014 che passerà dunque alla storia come l’anno del picco della popolazione italiana. Da lì in poi è cominciata una discesa che non dà indicazioni di volersi arrestare tanto presto. Dal 2023 al 2024 gli italiani si sono ristretti di 37mila unità, qualcosa in più della popolazione di Fermo nelle Marche. Fecondità al minimo I numeri, insomma, puntano in un’unica direzione: verso il basso. E c’è un dato che più di tutti rivela la tendenza. Nel 2024 il tasso di fecondità, che misura il numero medio di figli per donna in età fertile, ha infatti raggiunto il minimo storico dal dopoguerra a oggi: 1,18. Nel 1964, ancora sulla spinta del boom economico e dell’euforia post-bellica, aveva fatto segnare il massimo: 2,7. Da allora una discesa che, salvo qualche breve rimbalzo, ha toccato il punto più basso proprio lo scorso anno, superando il record negativo del 1995. Secondo i demografi, il tasso di fecondità necessario per mantenere costante il livello della popolazione senza ricorrere all’immigrazione è 2,1, quasi il doppio del dato italiano attuale. Il calo della fecondità italiana è generalizzato ma non colpisce allo stesso modo tutte le aree. La provincia di Bolzano riesce a mantenere la natalità più elevata , mentre la Sardegna emerge come la regione d’Italia dove si fanno meno bambini e dove l'emergenza demografica diventa più acuta: sull’isola l’indicatore scende addirittura sotto la soglia simbolica di 1 per assestarsi a 0,91 per il secondo anno consecutivo. In Europa solo un paio di territori, entrambi in Spagna, fanno peggio. Il dato sardo stupisce ancora di più se si pensa che negli anni ‘50 la regione era la più prolifica del Paese con un tasso di fecondità che raggiungeva i 3,8 figli per donna. Mamme sempre più tardi In Italia si fanno meno bambini dunque. Ma non finisce qui. Quei pochi, infatti, si fanno sempre più tardi. Il 2024 fa segnare infatti un altro record, quello dell’età media delle madri al parto più alta mai registrata nel nostro Paese: 32,6 anni. Anche la posticipazione delle nascite c'entra con la denatalità. Come spiega l’Istat, “più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale a disposizione delle potenziali madri per la realizzazione dei progetti familiari”. Dunque mamme più anziane, culle più vuote. Certo, anche quello della procrastinazione del parto non è un fenomeno solo tricolore. Ma in Italia diventa più pronunciato che altrove. Se ci si concentra sul primo figlio, il nostro Paese è quello in cui le partorienti rivelano l’età media più alta in Europa: 31,8 nel 2023. Il risultato di tutti questi indicatori è prevedibile ed è ben riassunto dalle previsioni sull’andamento della popolazione realizzate dall’Istat che presentano un’unica certezza: nei prossimi 50 anni la popolazione italiana è destinata a diminuire. Di quanto esattamente ancora non lo sappiamo, sappiamo però che si restringerà. E non di poco. L’ipotesi più conservativa dice che nel 2080 saremo 51 milioni, una decina meno di adesso. Quella mediana, ferma la cifra a 46 milioni. Mentre l’eventualità più pessimista parla di 40 milioni, ovvero venti meno rispetto al presente.

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