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Vigilessa uccisa, tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi c'era contratto di sottomissione

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I titoli di Sky TG24 del 17/03/2025, edizione delle 8
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I titoli di Sky TG24 del 17/03/2025, edizione delle 8
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La donna, 33 anni, fu uccisa ad Anzola dell'Emilia con un colpo sparato dalla pistola di ordinanza del suo responsabile con il quale intratteneva una relazione extraconiugale. Nel contratto, è stato riferito in aula, Gualandi si "autodefiniva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava". In un passaggio si diceva: "Io signore e padrone mi impegno a dominare l'anima della mia sottomessa"

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Vittima e carnefice avrebbero firmato un “contratto di sottomissione sessuale” un anno prima dell’omicidio che, il 16 maggio 2024, ha scosso Anzola dell’Emilia. Lo ha detto oggi la procuratrice aggiunta Lucia Russo introducendo i temi che saranno trattati durante il processo nel quale Giampiero Gualandi, ex comandate della polizia municipale, è accusato di omicidio volontario di Sofia Stefani, assassinata il 16 maggio dello scorso anno. La donna, 33 anni, fu uccisa con un colpo sparato dalla pistola di ordinanza del suo responsabile con il quale intratteneva una relazione extraconiugale. Nel contratto, è stato riferito in aula, Gualandi si "autodefiniva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava". In un passaggio si diceva: "Io signore e padrone mi impegno a dominare l'anima della mia sottomessa".

"Castello di menzogne"

"Nei concitati giorni che portarono all'omicidio – ha sottolineato la procuratrice aggiunta di Bologna - Gualandi si trovava prigioniero di un castello di menzogne da lui stesso costruito". L'imputato, per la prima volta presente in aula, ha sempre sostenuto l'ipotesi incidente, uno sparo esploso per errore durante una colluttazione. "Ma come si vedrà dalle consulenze tecniche - ha detto la pm Russo - sull'arma non sono state trovate tracce né biologiche né dattiloscopiche di lei, ma solo dell'imputato". Nel ricostruire "la tormentata relazione" tra i due, la pm ha ricostruito come questa fosse fortemente squilibrata per l'età e per la vulnerabilità della Stefani e ne ha ricostruito la "ciclica altalenanza" di momenti di quiete e tensione, "fino al tragico epilogo".

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"Comportamenti di assoluta doppiezza"

Un rapporto che si interruppe per pochi giorni a fine aprile 2024, a seguito della casuale scoperta della moglie di Gualandi, ma l'uomo, ha detto la pm, invece che ammettere i fatti e assumersi le proprie responsabilità si inventò che era conclusa da tempo e che era la giovane donna che continuava a perseguitarlo. Secondo la Procura la relazione riprese a pochi giorni di distanza, "nella piena inconsapevolezza della moglie". "Nella fase che precede l'omicidio, Gualandi assume comportamenti di assoluta doppiezza, mandando alla Stefani messaggi confermativi del rapporto affettivo e sessuale mentre alla moglie, negli stessi minuti, scriveva di essere tormentato da Stefani". In questo senso sarebbe quindi stato prigioniero del "castello di menzogne".

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