Riforma medici di famiglia, le ipotesi allo studio e cosa può cambiare

Cronaca
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Introduzione

Sono ancora tante le questioni aperte sulla Sanità. E, soprattutto, sul nodo della riforma della Medicina generale, con l'ipotesi di un passaggio alla dipendenza pubblica per i medici di base che attualmente sono liberi professionisti convenzionati con il Sistema sanitario nazionale.

 

Il 12 febbraio si è tenuto un vertice a palazzo Chigi per fare il punto della situazione, a cui ha preso parte anche la premier Giorgia Meloni. Ecco cosa prevede la riforma della Medicina generale e quali sono i cambiamenti all’orizzonte per i medici di base

Quello che devi sapere

La riforma della Medicina generale

  • Tra le questioni 'calde' c’è proprio l'ipotesi di riforma della Medicina generale, contestata duramente dalle organizzazioni dei medici di base. "Oggi non è stato espresso alcun orientamento" sullo status che i medici di famiglia dovrebbero acquisire, ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, al termine dell'incontro a palazzo Chigi. "La nostra volontà è quella di una collaborazione, di una valorizzazione, ma per quanto riguarda le misure da mettere in atto ci sarà un confronto dentro la Conferenza, e il governo immagino lo farà al proprio interno, poi faremo un nuovo confronto", ha aggiunto senza sbilanciarsi sull'ipotesi di un sistema misto pubblico-convenzionato

Per approfondire:

Medici di famiglia, da autonomi a dipendenti del Ssn: la possibile riforma

La proposta di FI

  • Da FI arriva però un primo stop: per Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia, "i medici di medicina generale dovranno essere disponibili fino a 18 ore su 38 per le Case di comunità e 20 rimanere a disposizione per i propri pazienti convenzionati continuando a garantire una assistenza vicina ai cittadini nei propri studi salvaguardando il rapporto fiduciario. Ma devono mantenere lo stesso attuale rapporto giuridico libero professionale di parasubordinato convenzionato e non dipendente". Una posizione che risulta essere stata ribadita anche dal leader di FI, Antonio Tajani, nel vertice di governo.

 

Medici contro ipostesi dipendenza dal Ssn

  • L'ipotesi del passaggio alla dipendenza dal Ssn, del resto, è respinta senza appello dagli stessi medici di famiglia, secondo i quali ciò significherebbe lavorare quasi esclusivamente nelle Case di comunità dove i medici sarebbero presenti 7 giorni su 7 a rotazione - come previsto dalla riforma dell'assistenza territoriale - privando il cittadino della possibilità di scegliere in autonomia il proprio medico di base. Monta dunque la protesta, con la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) del Lazio che ha diffuso una lettera aperta ai cittadini: "Vogliono farci fare i dipendenti per poterci controllare meglio, ad esempio per decidere loro quali farmaci prescrivere e quali no. Quali visite o accertamenti prescriverti e quali no. Il tutto - si legge - organizzato con la stessa sapienza e capacità con cui stanno gestendo le liste d'attesa! È il momento di far sentire le nostra e la vostra voce, non si può rimanere in silenzio".

La figura del medico di famiglia: dalle origini a oggi

  • Ma vediamo più nel dettaglio qual è la situazione. Il medico di famiglia è una figura istituita nel 1978, con l’obiettivo di assicurare a ogni cittadino un dottore di riferimento per le cure sul territorio. Oggi i medici di famiglia sono circa 30-35 mila e hanno una quota di assistiti variabile che, comunque, nella maggior parte dei casi arriva a 1.500 persone. Oggi il medico è legato all’Ssn da un accordo di convenzione come libero professionista para-subordinato, retribuito in base al numero di pazienti (quota capitaria) ai quali deve dedicare un minimo di 15 ore a settimana.

L'attuale contratto e le differenze tra nuovi e vecchi medici

  • Come spiega Il Corriere della Sera, l’ultimo contratto è stato firmato nel 2024 (ma non ancora attuato dalle Regioni). Copre il triennio 2019-21 e prevede un cambiamento: i nuovi entrati devono prestare servizio nelle strutture indicate dall’azienda sanitaria e hanno l’obbligo di aprire uno studio, in un sistema “misto”. Man mano che verranno scelti dal cittadino e avranno quindi un crescente numero di pazienti da seguire in privato-convenzionato, il numero di ore presso le strutture pubbliche diminuirà. Invece, per i medici già convenzionati, resta una scelta: se svolgere le 38 ore interamente nel proprio studio o recarsi part time presso le strutture indicate dalla Asl di appartenenza.

Le ipotesi allo studio

  • Con le ipotesi di riforma che sono allo studio attualmente si metterebbe fine alla convenzione, con i nuovi medici di famiglia che diventano dipendenti a tutti gli effetti del Sistema Sanitario Nazionale. Si lascerà comunque a chi è in servizio da molto tempo la possibilità di scegliere se esercitare nel proprio studio o anche presso le Asl territoriali.

Per approfondire:

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