Cyberbullismo, 5 consigli per affrontarlo (e prevenirlo)

“Mi sono sentita minacciata di morte su un social”, “mi hanno inoltrato foto di nudo non richieste”. Esperienze come queste, di insulti e molestie online, sono sempre più frequenti nelle aule italiane. Riguardano quasi 2 studenti su 5 secondo le stime del Movimento etico digitale che, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, ha ascoltato le storie di oltre 2.000 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 18 anni per comprendere il loro rapporto con i social media e internet. Il risultato, in numeri, è allarmante: al 41% degli intervistati è capitato di ricevere interazioni indesiderate anche a sfondo sessuale, il 38% è stato vittima di cyberbullismo e il 24% ha subìto una violazione della privacy. La conseguenza è che, fra i più giovani, è a rischio la salute mentale: il 72% sostiene di provare ansia, paura e vergogna di fronte agli episodi di cyberbullismo vissuti online. Tre studenti su dieci dicono generalmente di stare “male” sul web e più della metà di loro ha tentato di ridurre il tempo trascorso su internet. Invano. “Siamo tutti dipendenti dal cellulare – commenta Gregorio Ceccone, referente per l’Osservatorio scientifico del Movimento etico digitale e redattore del report – ma abbiamo conosciuto giovani che passano 10 o 12 ore al giorno davanti agli schermi. Così li stiamo privando di uno spazio fondamentale di relazione nell’età dell’adolescenza”. Cos'è il cyberbullismo Minacce, insulti, ricatti e molestie sessuali. “Questo è fare cyberbullismo – spiega Ceccone – Qualsiasi atto di questo genere che venga scritto o inviato online, tramite fotografie e video, è cyberbullismo”. Per sentirsi insicuri online, a volte basta un messaggio. “Un compagno di classe ha condiviso un link a contenuti pornografici” racconta una studentessa, in ansia, a Movimento etico digitale. “Abbiamo ascoltato moltissime testimonianze come questa – continua Ceccone – I ragazzi e le ragazze ormai percepiscono i social come ambienti pericolosi. In molti hanno profili vuoti, senza neppure la foto profilo, perché hanno paura degli altri utenti”. Eppure, dei social non si riesce a fare a meno: l’84% degli studenti vorrebbe rinunciare per un fine settimana allo smartphone, ma non riesce. Neppure quando è fonte di vergogna o disagio – crescente – per la condivisione di contenuti a sfondo sessuale. “Il problema, secondo il nostro monitoraggio, riguarda uno studente su 10 – commenta il ricercatore – Da un lato c’è il rischio di ricevere fotografie non richieste e, dall’altro, di inviarle inconsapevolmente. Serve educazione sessuale”. Cinque consigli per i genitori Solo il 7% degli studenti rivela di riuscire a gestire emotivamente il cyberbullismo subìto. In soccorso arrivano i genitori che, spesso, sono preoccupati e non conoscono a sufficienza le nuove tecnologie. “L’importante è dimostrarsi curiosi – afferma Ceccone – e dialogare con i ragazzi, anche se sono in ansia. È per affrontare questi momenti di crisi che abbiamo proposto cinque strategie contro il cyberbullismo”. Il primo consiglio dei ricercatori è di introdurre filtri ai contenuti inappropriati che possono sbarcare sugli smartphone dei più giovani. E di farlo assieme. “Coinvolgerli nelle decisioni che riguardano la loro privacy aumenta anche la loro consapevolezza su cosa sia adeguato e cosa no”. A patto, di conoscere gli strumenti a disposizione. “Faccio un esempio – continua il ricercatore – si potrebbe togliere la doppia spunta blu su Whatsapp: rendere i miei messaggi visibili solo ad alcune persone è un espediente tecnico utile per tutelare la propria privacy. È fondamentale farlo in una fase in cui il figlio sta appena iniziando a usare questi strumenti”. Poi, Movimento etico digitale suggerisce un mantra più che una buona pratica: “Bloccare e segnalare”. Di fronte a contenuti indesiderati, illeciti, sessuali, minacciosi e insultanti, la risposta è sempre la stessa: “Bloccare e segnalare”. “È sicuramente il primo passo, quello indispensabile, ma moltissimi giovani non lo hanno neppure in mente. Quando entriamo nelle scuole, la maggior parte non pensa neppure alla segnalazione come un’opzione, ma è fondamentale. Altrimenti, quando serve, come possono essere consapevoli di poter denunciare?”. E la pratica, si legge fra le testimonianze degli studenti, è ancora più difficile se – come accade frequentemente – la persona da bloccare è un coetaneo o un compagno di classe. Il terzo e il quarto consiglio sono complementari: “Definire insieme regole chiare e mostrare interesse per il loro mondo digitale”. Per rendere i figli consapevoli dei rischi della vita online, serve conoscere i loro alter ego. Spesso costruiti durante intere giornate trascorse di fronte agli schermi: secondo uno studio dell’Istituto superiore di Sanità, in Italia sono 66mila gli hikikomori fra gli 11 e i 13 anni e circa 54mila nella fascia 15-19 . Ma anche fra gli altri, continua a crescere il tempo speso online: quasi 3 studenti su 4, tra quelli interrogati da Movimento etico digitale, crede di passare troppe ore su internet. “La logica da usare, per i genitori, non dev’essere quella di un’invasione di campo – spiega Ceccone – ma devono incuriosirsi al mondo digitale dei figli, senza entrare in modo invadente e mettendo a disposizione anche il proprio Instagram. Con i ragazzi funziona sempre il dialogo”. Infine, Movimento etico digitale consiglia di rafforzare l’educazione all’affettività. “Il fenomeno delle molestie sessuali online – conclude il ricercatore – è sottovalutato. Pensiamo al sexting, che espone ragazzi e ragazze alla diffusione di dati sulla propria sessualità o al revenge porn. Dalla nostra esperienza nelle scuole, però, quello che manca è una educazione alla sessualità in toto, non solo online”.

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