La gip di Milano Marta Pollicino, accogliendo la richiesta della procura, ha disposto il giudizio immediato per Fares Bouzidi, il 22enne alla guida dello scooter coinvolto nell'incidente in via Ripamonti in cui è morto il 19enne egiziano
La gip di Milano Marta Pollicino, accogliendo la richiesta della procura, ha disposto il giudizio immediato per Fares Bouzidi, l'amico 22enne di Ramy Elgaml, imputato per resistenza a pubblico ufficiale per essere scappato dai carabinieri prima dell'incidente in via Ripamonti in cui è morto il 19enne egiziano. Se Bouzidi, assistito dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, non richiederà riti alternativi il processo ordinario si aprirà il prossimo 18 aprile davanti al giudice monocratico della decima sezione penale del tribunale.
La ricostruzione degli inquirenti
Secondo le accuse, la notte del 24 novembre scorso Fares si trovava alla guida del T Max "senza aver conseguito la patente di guida" e "dopo aver assunto sostanze stupefacenti". Invece di fermarsi all'alt dei carabinieri, avrebbe accelerato "improvvisamente", dando il via a una fuga "a velocità elevatissima per circa otto chilometri" e mettendo in atto "manovre pericolose". I militari, secondo l'imputazione, avevano proceduto al controllo del ragazzo, "agendo nell'esercizio del loro ufficio", per via "dell'atteggiamento sospetto del conducente" dello scooter, il quale, alla vista della pattuglia Volpe 40, "si era nascosto dietro un'auto in sosta in modo da facilitarsi la fuga". Per tutto l'inseguimento, il T Max sul quale si trovavano i giovani avrebbe mantenuto "una velocità di gran lunga superiore rispetto ai limiti consentiti" attraversando Milano e percorrendo vie contromano o sorpassando a destra, fino a quando in via Ripamonti angolo via Quaranta si sono schiantati: Ramy è morto e Fares è rimasto gravemente ferito.
L'indagine per concorso in omicidio stradale
Per l'incidente, al centro di un'altra indagine parallela, Fares è indagato per concorso in omicidio stradale con il carabiniere che quella sera era al volante della 'gazzella', mentre altri due uomini dell'Arma rispondono di depistaggio, frode processuale e favoreggiamento in quanto, è l'ipotesi, avrebbero intimato un testimone che ha filmato la scena finale dello schianto con il telefono di rimuovere il video. Sull'episodio il tecnico informatico Marco Tinti, nominato dalla Procura, ha rilevato tracce di una cancellazione di un filmato. Infine, per far luce sulla precisa dinamica dell'incidente a fine mese dovrebbero arrivare gli esiti di una consulenza cinematica chiesta dai pm.
