Le altre Caivano: Borgo Nuovo e le molte periferie di Palermo

Due scuole occupate abusivamente, una parrocchia inagibile che tenta la riapertura da vent’anni, impianti sportivi assenti, centri aggregativi insufficienti e 28mila abitanti che si sentono “dimenticati da anni”. L’identikit del Borgo Nuovo, quartiere alle immediate periferie di Palermo, è forse sufficiente per giustificarne la presenza tra le sette aree che beneficeranno dei 180 milioni di euro del cosiddetto decreto Caivano Bis. Eppure, non è l’unica periferia “abbandonata” di Palermo. “Allo Zen non possiamo neanche dire che manchino i fondi – denuncia Fabrizio Arena, operatore dell’associazione Zen insieme – ma dovrebbero essere spesi in opere utili agli abitanti. E invece non è così”. Al momento, per il Borgo Nuovo è prevista una iniezione da 25 milioni di euro che dovrebbe essere investita in “edilizia, strade, scuole e interventi di rigenerazione vegetale” spiega a Sky tg24 Insider il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Ma le opere da finanziare con il decreto non sono ancora state decise perché non è stato nominato il sub-commissario che lavorerà nel quartiere. La paura, da parte dei residenti, è di assistere solo a “interventi spot”. Cose da fare e cose che si faranno Il sindaco Lagalla si mostra entusiasta del finanziamento e stila una lista delle opere da realizzare: “Agiremo sull’insediamento di edilizia residenziale con abitazioni in bioedilizia prefabbricata, che saranno un nuovo e moderno nucleo insediativo all’interno del quartiere. Riqualificheremo completamente l’area della parrocchia e della chiesa, chiusa da vent’anni, che dev’essere riaperta e diventare il simbolo della ritrovata armonia al Borgo Nuovo. Interverremo sul miglioramento dei centri di aggregazione sociale e culturale. Completeremo la riqualificazione delle strutture scolastiche, costruiremo un centro sportivo multifunzionale e bonificheremo le aree dismesse per creare nuovi spazi verdi”. Per ora, però, non possono essere altro che promesse. Che hanno una scadenza stringente, dettata dai tempi del decreto. “Entro il 2026, mi auguro” chiosa il sindaco. Fino a quella data Borgo Nuovo convivrà con i propri disagi: due asili occupati, crisi abitativa e microcriminalità. E con le difficoltà quotidiane delle periferie palermitane: “Parliamo di un asilo che ha 20 posti per oltre 20.000 residenti, di linee di autobus che hanno solo due vetture, non passano dopo le 21 e rendono impossibile entrare e uscire dal quartiere alla sera. O ancora di pediatri e medici generici mancanti”. La denuncia, in realtà, arriva da Fabrizio Arena e riguarda lo Zen ma gli stessi disagi, con poche differenze, complicano la vita anche al Borgo Nuovo. Per i residenti, è difficile comprendere le motivazioni dietro alle scelte del Caivano Bis. Il sindaco Lagalla demanda la responsabilità al Governo: “Sarebbe come chiedersi perché un figlio nasce biondo e uno moro” commenta. Ma la risposta non convince le parlamentari dem Debora Serracchiani e Michela Di Biase, che hanno presentato un’interrogazione per conoscere “i criteri e i parametri oggettivi” che hanno condotto alla scelta dei quartieri. “Sicuramente Borgo Nuovo è un’area da cui sono arrivate molte segnalazioni – conclude sulla questione il primo cittadino – Certamente dove si investe assistiamo a graduali segni di miglioramento. Dobbiamo avere pazienza”. Dietro al decreto In periferia, però, la pazienza è un esercizio che non tutti possono permettersi. Al Borgo Nuovo, dopo anni di occupazione abusiva delle scuole, è fuggita l’Arciragazzi, associazione impegnata da trent’anni in città nella promozione e nella tutela dei diritti dei bambini. Allo Zen, invece, i residenti attendono da anni la costruzione di una piazza al posto della discarica abusiva che campeggia davanti alla parrocchia. E l’edilizia scolastica “è fatiscente e arranca da tempo”. “Se pensiamo agli interventi strutturali che servirebbero, capiamo che i fondi del Caivano Bis sono solo un pannicello caldo – sostiene Arena di Zen Insieme – inserito come ‘contentino’ in un decreto che è repressivo”. Gli operatori sociali temono una eccessiva “militarizzazione”. Il decreto Caivano Bis, estendendo poteri analoghi a quelli del commissario di Caivano ai sub-commissari dei sette quartieri coinvolti, prevede anche l’applicazione del Daspo urbano a chi ha compiuto 14 anni, l’inasprimento delle sanzioni relative ai reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti e l’introduzione del pericolo di fuga come presupposto per la custodia cautelare. Un modello che, secondo le associazioni, non può funzionare a Palermo: “Consideriamo, per esempio, la scuola che è piegata dall’alto abbandono scolastico – continua Arena – Gli uffici oggi non sono controllori severi e hanno stretto un rapporto di fiducia con le famiglie che vivono il disagio. In questo modo, il primo intervento è quello rieducativo. Se facciamo altrimenti, rischiamo di acuire il conflitto sociale”. Perciò, associazioni come Zen Insieme organizzano assemblee scolastiche, incontri di lettura, laboratori artigianali, feste, tornei sportivi e costruiscono giardini in città. Il loro impegno ha indotto il comune alla coprogettazione con il Terzo settore per la realizzazione di nuove opere, anche se “spesso opera tramite deroghe o assegnazioni dirette”. Ora il timore degli operatori è che il nuovo commissario possa ignorarli: “Ammettiamo pure che arrivino i soldi e si facciano le opere – conclude Arena – senza una visione d’insieme, il rischio è che si cali un campo da calcio in quartieri dove non c’è nessuno che gioca”.

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