Le baraccapoli di Messina, 120 anni aspettando una casa

Il terremoto che nel 1908 distrusse la città di Messina ha lasciato segni evidente ancora oggi, a distanza di quasi 120 anni: le baraccopoli. Nella città dello stretto ce ne sono diverse e le abitano migliaia di persone. Si tratta di casette provvisorie costruite qualche anno dopo il terribile sisma e che avrebbero dovuto ospitare temporaneamente chi aveva perso tutto. E invece sono ancora lì. E sono abitate da centinaia di famiglie. Si tratta di baracche sistemate negli anni alla meno peggio e dove tanta gente continua a vivere. In condizioni che definire precarie è un eufemismo. Muri crepati dal tempo, infiltrazioni d’acqua ovunque. Umidità che si vede dappertutto e il rischio crollo è sempre dietro l’angolo. Nessun intervento di messa in sicurezza. Di fatto sarebbe impossibile. Nei decenni che si sono susseguiti le baracche sono state trasformate da chi le abita e ha provato a rendere sopportabile una condizione di estremo disagio. Allacci fognari precari, assenza totale di sicurezza. Ci sono generazioni cresciute qui. Carmela Finocchiaro vive in una delle baracche di via Taormina da 65 anni. “questa è l’unica casa che conosco. Sono nata qui e qui sono nati e abitano adesso i miei figli con le loro famiglie. Non ci siamo mai potuti permettere una casa “vera” e da sempre speriamo che il comune faccia qualcosa”. Carmela parla dalla soglia di casa sua sopra la sua testa c’è un fabbricato precario e pericolante. Più volte sono stati chiesti interventi di messa in sicurezza ma nessuno è mai intervento, ci racconta. “La notte sento rumore di calcinacci che cadono sopra il mio tetto, ho paura che crolli tutti. Ma non ho altro posto in cui andare”. E nella stessa situazione di Carmela ci sono decine di famiglie. Una situazione che ormai si è incancrenita e che non riesce a trovare una soluzione definitiva. Gli alloggi popolari disponibili sono troppo pochi e le assegnazioni, per questa ragione, vanno a rilento. Troppo a rilento. Adesso l’agenzia del demanio ha individuato aree da bonificare e strutture di proprietà del governo che sono state abbandonate e che dovranno essere ristrutturate e riconvertite in abitazioni da assegnare a chi vive ancora nelle baraccopoli. I fondi sono stati stanziati dal governo e adesso tutto deve essere messo in opera. Ma ci vorranno ancora degli anni. I baraccati di promesse ne hanno ascoltate tante e adesso sono scettici. “Speriamo sempre che dalle parole si passi a fatti. In questi anni alcune persone che abitavano qui sono andate via. Si sono resi disponibili alloggi popolari e hanno avuto la fortuna di lasciare le loro baracche. Ci chiediamo quanto tempo ancora dovrà passare perché questo succeda anche a noi”. Alcune baracche sono state anche demolite per evitare che, una volta rimaste libere, altre famiglie possano occuparle. Ma le richieste di una abitazione popolare sono numerosissime. In tanti attendono di capire quando arriverà il loro turno. Ma, al momento, è difficile dare una risposta precisa in una città che è sempre al centro dell’attenzione per la costruzione del ponte sullo stretto e che, per troppo tempo, ha dimenticato l’emergenza abitativa.

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