Toti dopo il patteggiamento: "Povero ero e povero sono rimasto"

Cronaca

L'ex governatore della Liguria spiega in una intervista al Corriere della Sera le 1.620 ore di lavori socialmente utili che farà dopo la sanzione a due anni e tre mesi

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"La Lilt aveva la necessità di una figura professionale come la mia per sensibilizzare i cittadini nelle varie campagne per la lotta ai tumori". Così Giovanni Toti spiega in una intervista al Corriere della Sera le 1.620 ore di lavori socialmente utili che farà dopo il patteggiamento a due anni e tre mesi. "La legge prevede almeno due ore al giorno, ma mi è stato accordato di poterne fare di più. Sarà un lavoro d’ufficio più che altro. Presa incarico dei pazienti e campagne di sensibilizzazione per la prevenzione e la cura dei tumori, un lavoro di comunicazione e di rapporti, che è esattamente ciò che ho fatto tutta la vita. Anche accompagnare i pazienti. Continuerò anche a fare il giornalista". 

Si chiude l'annus horribilis dell'ex governatore della Liguria, che l’ha visto 80 giorni ai domiciliari. "Un terremoto che si conclude con una scossa di dimensione assai più piccole di quella che avevamo registrato all’inizio. Un anno bisestile normalmente non porta bene - dice sorridendo - e il 2024 è stato un anno difficile per me, ma credo anche per la politica. Non so in quanti, amici e avversari, abbiano colto il significato della nostra strategia processuale. Abbiamo patteggiato con la Procura che ha concordato sul fatto che non c’è stato arricchimento personale da parte mia e non ci stati neppure atti illegittimi. Dopo tutto il dramma vissuto, resta che Toti povero era e povero è rimasto". 

Per la legge è corruzione anche un finanziamento legato ad un atto legittimo. "Ed infatti è sostanzialmente irrisolto il grande tema del finanziamento della politica. Tra chi ha interessi economici sul  territorio e l’amministrazione c’è un dialogo continuo e, dato che in Italia si vota ogni sei mesi, è difficile distinguere tra un finanziamento per sostenere un movimento politico da uno che può essere interpretato come il compenso per un atto. Per questo ho più volte spiegato che, pur non ritenendomi colpevole, ritengo che questo dubbio non debba essere chiarito in un’aula di tribunale, ma nel Parlamento con una nuova legge sul finanziamento dei partiti. Non si riesce ad affermare che un interesse privato può essere anche un interesse pubblico e che la politica ha un costo che va sostenuto, non con fondi dello Stato, ma di chi ha interesse a che quella politica progredisca. In Liguria, pur rivendicando i numeri dei nove anni del nostro governo, il centrodestra ha avuto qualche imbarazzo, forse un’ipocrisia involontaria a riconoscere che se si governa dal 2015 lo si deve al modo di far politica di Toti, alla classe dirigente selezionata e non ultimo ai finanziamenti raccolti legittimamente dai miei comitati che hanno finanziato tutti i candidati della coalizione. Per ora considero chiusa la mia esperienza con la politica. Credo di aver dato tutto il possibile e penso anche che la storia futura mi renderà più merito di quello che è stato fatto. Metterò la mia esperienza di comunicatore a disposizione del privato, cosa utile in un Paese dove neppure la destra riesce a considerare l’impresa senza qualche pregiudizio".

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