Assistenza sanitaria: quali servizi per le persone trans in Ue?

In attesa che nel 2025 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità pubblichi le sue linee guida sul tema, l’ong TGEU ha raccolto dati e informazioni nei 27 Stati membri dell’Unione europea rispetto all’assistenza sanitaria specifica per le persone trans. Il risultato è Trans Health Map 2024, uno strumento che permette di evidenziare importanti disparità nell'accesso e nella disponibilità dei servizi sanitari destinati alle persone trans nei diversi Paesi europei. Più della metà degli Stati membri, ad esempio, considerano il “transessualismo” o la “disforia di genere” diagnosi psichiatriche necessarie per l'accesso delle persone trans all'assistenza sanitaria specifica, in contrasto con le linee guida diffuse dall’OMS nel 2019. Inoltre, molti Stati membri forniscono una copertura scarsa o nulla per l'assistenza sanitaria specifica per le persone trans, rendendola accessibile solo a chi può permettersi di rivolgersi al settore privato. Di conseguenza, molte persone trans nell'Unione europea faticano a soddisfare le loro esigenze sanitarie di base. Italia, fino a 3 anni per la prima visita I tempi di attesa per l'accesso all'assistenza sanitaria specifica per le persone trans variano notevolmente nell'Ue e vanno da 1-3 mesi a oltre 3 anni. In Svezia, Belgio, Paesi Bassi, Finlandia e Italia, dove l'assistenza viene fornita attraverso centri dedicati, i tempi di attesa variano da 1 a 3 anni. In Irlanda, dove il National Gender Service detiene un monopolio sulle modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria specifica per le persone trans, la situazione è disastrosa, con tempi di attesa di oltre 10 anni. “Le persone trans hanno uno dei livelli più bassi di accesso all'assistenza sanitaria e devono anche affrontare alti livelli di stigma e discriminazione da parte del personale sanitario. Nel 2024, è inaccettabile che nell’Unione europea le persone trans debbano aspettare più di un anno solo per vedere un medico”, ha commentato Ymania Brown, direttrice di TGEU. 15 Paesi ancora chiedono una diagnosi Nonostante l’OMS abbia decategorizzato l’identità trans come disturbo della salute mentale nel 2019, in 15 Stati europei, le persone trans hanno bisogno di ottenere una diagnosi psichiatrica per accedere a prestazioni specifiche. In particolare, 12 Stati membri utilizzano la diagnosi formale di “transessualismo” secondo la decima revisione della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati . Cinque, tra i quali l’Italia, richiedono la diagnosi di “disforia di genere” secondo la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali , mentre Finlandia, Slovenia e Romania richiedono entrambe. Solo Malta, Danimarca e Spagna non richiedono una diagnosi psichiatrica come prerequisito per accedere a qualsiasi forma di assistenza sanitaria specifica. Come sottolinea TGEU, la necessità di una diagnosi dà vita a una visione stigmatizzata delle identità trans, che diventano “qualcosa da correggere e dove i bisogni e i desideri sanitari della persona diventano secondari”. Inoltre, questo approccio sovraccarica i servizi di assistenza psichiatrica, che in molti Paesi europei sono pressoché inaccessibili, nonostante siano formalmente garantiti dal servizio sanitario nazionale. L'Italia tra i Paesi che offrono più servizi I servizi sanitari specifici per le persone trans vanno dal supporto psicologico e psichiatrico all’accesso alle terapie ormonali sostitutive , passando per diversi tipi di operazioni chirurgiche, tra cui la rimozione dell’utero e della cervice uterina , la costruzione del pene o della vagina . Italia, Austria, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Spagna sono i Paesi dove questi trattamenti vengono coperti dai rispettivi servizi sanitari nazionali . All’estremo opposto troviamo invece l’Ungheria, dove non è disponibile nessun tipo di servizio sanitario per le persone trans. Come ricordano gli autori e le autrici della mappa, tuttavia, garantire un servizio per legge non vuol dire che accedere a quella prestazione sia possibile per le persone trans, soprattutto per motivi geografici o per le lunghe liste di attesa per ogni servizio.

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