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Il genio di Picasso in mostra a Palermo

Cronaca

Raffaella Daino

A Palazzo Reale a Palermo "Celebrating Picasso" con 84 opere in esposizione fino a maggio, per raccontare l'uomo e l'artista che amava spaziare tra gli stili e di sè diceva: "Mi sveglio neoclassico e mi addormento neocubista”

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Con una collezione di dipinti, litografie, linoleografie, acquetinte, acqueforti, ceramiche, puntesecche,  la Fondazione Federico II porta in Sicilia un corpus di opere in grado di raccontare sia l'artista che l'uomo attraverso le tante sfaccettature di uno dei massimi artisti del XX secolo e tra i più grandi di tutti i tempi. Dalle opere, in prestito dal Kunstmuseum di Munster, dal Museo Picasso di Antibes, dal Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, dalla Galleria La Nuova Pesa di Roma oltre da collezioni private, emerge un mosaico che presenta  il genio di Picasso  in tutta la sua mutevolezza, ma anche con tutte le sue contraddizioni. A proposito della profonda impronta autobiografica della sua arte, lui stesso disse: “L'opera che si dipinge è una sorta di diario da tenere”. Nel caso dello spagnolo, uomo e opera sono inseparabili.


Il progetto si colloca sulla scia del cinquantesimo anniversario dalla morte del Maestro avvenuta l'8 aprile 1973. "Con questa mostra la Fondazione fa un altro passo avanti nell’ambizioso obiettivo di porre Palazzo Reale in rete con le più prestigiose istituzioni artistiche pubbliche e private, spingendo sullo sviluppo di relazioni internazionali che consentano scambi di conoscenza, partenariati, arricchimenti reciproci, coproduzioni di qualità" dice il presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno . "La mostra non vuole essere un semplice omaggio al Maestro, cerca piuttosto di fornire impulsi che consentano un approccio critico e contemporaneo all'artista che è stato elevato all'Olimpo del genio”.


Nella sala Duca di Montalto di Palazzo Reale, il magnifico edificio che ospita il Parlamento regionale, tra i piu’ antichi al mondo, oltre ad una galleria di capolavori, la proiezione di tre video. Uno di questi è un messaggio di Olivier Widmaier Picasso, Presidente del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, nonché figlio di Maya Picasso e nipote del Maestro, che dice: " Questa mostra ha l’obiettivo di offrire al grande pubblico palermitano e anche ai visitatori di tutto il mondo una presentazione inesauribile del talento di mio nonno. Non si tratta di un approccio generalista, in cui il visitatore rischia di perdersi ma di un sottile equilibrio delle opere presentate. Picasso osservava la cultura italiana, che alimentò il suo periodo neorealista dopo il cubismo e prima del suo stesso surrealismo. Palermo è quindi una tappa per ricordare il più grande artista della modernità e anche un po' il nonno di tutti noi”.

 

In sala anche la proiezione di una video-intervista a Markus Müller, Direttore del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster e curatore della mostra. “Nell’arte del XX secolo Picasso è considerato un grande rivoluzionario e distruttore di tradizioni. Di norma, però, le sue opere non nascono dal nulla, ma sono esplorazioni creative di temi e motivi familiari della storia dell’arte. In realtà il grande Picasso era il maestro del riciclo creativo. Picasso descrisse così al suo gallerista Kahnweiler l’arte di ricavare qualcosa di nuovo da qualcosa di vecchio: 'fondamentalmente, ci sono pochissimi temi pittorici. Tutto il mondo li ripete. Venere e Cupido diventano la Vergine e il Bambino e poi la Madre e il Bambino, ma rimane sempre lo stesso tema'”.   Il terzo video presente in mostra è un video-documento storico di grande impatto con scene originali di Picasso a lavoro, gentilmente concesse dalla Mediateca di Bologna.

 

 

 

Le Muse ispiratrici del Maestro


La mostra è un continuo rimbalzo tra la vita di Picasso e le sue opere. Come dimostrano le varie tematiche offerte al visitatore e il legame tra opere e biografia risulta evidente a partire dal rapporto di Picasso con la figura femminile: le sue amanti, le sue mogli e le sue muse costituiscono una sintesi tra eros e creatività, costituendo una simbiosi nelle sue opere. Ad ogni nuova fase creativa, ad ogni nuovo stile, una donna sembra entrare nella sua vita. Nell’inverno 1945/46, la passione di Picasso si accese non solo per la sua musa, Françoise Gilot, ma anche per la tecnica grafica della litografia, alla quale in precedenza si era dedicato solo sporadicamente. In questo contesto, il suo stampatore parigino Fernand Mourlot parlò di “febbre litografica” di Picasso. In mostra diversi capolavori che testimoniano l’impulso creativo, tra questi i ritratti di Françoise.


 “Pescatore seduto con berretto” e lo “Stile Picasso”

 

Il nuovo amore con Françoise Gilot spronò Picasso, così come il generale spirito di ottimismo del dopoguerra. Il suo nuovo inizio personale coincise con un nuovo inizio sociale. L’immersione in una forma di spensieratezza mediterranea caratterizzò il soggiorno di alcuni mesi di Picasso ad Antibes/Juan-les-Pins dove diede vita ad un brillante impulso creativo. La città portuale di Antipolis, che risale all’antichità, ispirò lo spagnolo a rileggere la mitologia antica e il suo repertorio di figure. Qui lo spagnolo creò a ritmo serrato una moltitudine di capolavori accattivanti. In questo contesto creativo, il 3 novembre 1946 Picasso dipinse “Pescatore seduto con berretto”, opera presente a Palazzo Reale di Palermo, utilizzando la vernice per barca e un pannello di compensato. La rappresentazione di questo marinaio con la sua caratteristica camicia a righe e il berretto appare comune, rimandando ad un personaggio che si poteva incontrare nei bistrot intorno al vecchio porto di Antibes, ma nonostante questo, la figura rappresentata non assume un aspetto realistico. Come in una bambola articolata, le estremità sono costruite come singole componenti articolari della figura e separate l’una dall’altra da linee di contorno nere. I numerosi pentimenti nella zona della testa della figura sono riconoscibili a occhio nudo. L’artista raffigura gli occhi, la bocca e il naso in forma abbreviata e modella l’orecchio come un 8 stilizzato. La combinazione di vedute multiple cubiste e metamorfosi surrealiste della forma che si ritrova in queste e in altre opere simili caratterizza in generale l’opera di Picasso della fine degli anni Trenta ed è stata definita “stile Picasso”.

 

 

 

Paloma, la colomba amata da Picasso

 

Il mito di Picasso è anche legato alla Colomba (tema presente nelle opere in mostra), che rappresentò un'importante svolta in termini di arte accessibile alla classe operaia. Nella primavera del 1949 il suo amico e scrittore Louis Aragon era alla ricerca di un manifesto adatto al Congresso degli intellettuali per la pace che si sarebbe tenuto a Parigi. Nello studio dello spagnolo venne scelta la suggestiva raffigurazione di un piccione milanese, il cui piumaggio, mosso dal vento, è efficacemente disposto su uno sfondo nero monocromo. La scelta di Aragon sembrerebbe essere stata dettata dalla tradizione biblica di raffigurare la colomba come simbolo di pace. La litografia, realizzata il 9 gennaio 1949, fu affissa a Parigi nell'aprile dello stesso anno e da lì iniziò la sua internazionale marcia trionfale come simbolo, riconosciuto a livello globale, di pace, secondo l’iconografia creata da Picasso. In seguito al successo della sua prima Colomba della pace, Picasso non smise di creare altre colombe, in varianti e con accorgimenti sempre differenti, per altri congressi ed eventi. Nella primavera del 1949, dopo innumerevoli successi conseguiti con l’iconografia della colomba della pace, Françoise Gilot, compagna di Picasso, dopo il figlio Claude nato nel 1947 diede all’artista una seconda figlia che venne chiamata Paloma (in spagnolo “colomba”).

 

I ritratti dei bambini dalle guance paffute

 

Picasso scelse una tecnica pittorica infantile per la rappresentazione dei propri figli Claude e Paloma e i ritratti dei bambini sono composti da strati di linee che sembrano essere state applicate con le dita. Particolarmente suggestivo è il ritratto diPaloma con bambola. Sullo sfondo scuro, le singole parti chiare del viso della figlia, allora tre anni, sono articolate in modo efficace. Picasso gratta via dallo sfondo fasci di linee e aree dell’immagine. Paloma presenta con orgoglio e goffaggine la sua bambola, che sembra il suo alter ego in miniatura. È un’impresa difficile motivare una bambina piccola a sedersi come una modella e a stare ferma. Secondo i testimoni contemporanei, Picasso usava il trucco di far credere ai bambini che non voleva ritrarre loro, ma i loro peluche o le loro bambole. Questo spiega anche l’atteggiamento ostensivo della piccola Paloma.


Il tema della corrida

 

Un altro tema importante della vita e nell'immaginario di Picasso è quello della corrida. Così scrive la scrittrice francese Hélène Parmelin nella sua opera dal titolo "Picasso dice": "I tori sono nella sua anima più profonda. I toreri sono i suoi cugini. L'arena è la sua casa". Per lui la corrida era una metafora esistenziale della propria arte. Paragonava il suo lavoro di pittore alla scena della corrida: «Immaginate per un momento di essere al centro dell'arena. Avete il vostro cavalletto e la vostra tela, è bianca e deve essere dipinta e tutti vi guardano. Il minimo errore e siete morti. E non c’è nemmeno bisogno di un toro per farlo». Questo tema emerge in mostra attraverso alcune acquetinte e linoleografie di Picasso, tecnica che l’artista esplora a partire dal 1954. Un esempio è “Piccola testa di donna incoronata con i fiori”, opera in mostra e scelta come immagine portante dell’esposizione. La progettazione e la stampa di linoleografie multicolori si basano su processi complessi: da un lato, è possibile utilizzare una lastra di stampa per ogni colore e poi stamparli insieme in un processo additivo. Un metodo alternativo è la cosiddetta tecnica di eliminazione in cui i singoli colori vengono stampati in successione da un unico supporto di stampa in un processo sottrattivo, lavorando progressivamente dal tono di colore più chiaro a quello più scuro. Nell'estate del 1959, Picasso abbandonò il processo di stampa additivo, inizialmente preferito, a favore della tecnica di eliminazione.


Le ceramiche e il paesaggio del periodo Vallauris

 

Numerose le ceramiche a cui si dedicò nel periodo in cui visse a Vallauris, nel sud della Francia, dopo la Seconda guerra mondiale . All'inizio dipinse solo stampi per vasi prefabbricati, poi cominciò a creare proprie produzioni personalizzate. La scelta della natura morta, basata su decorazioni con pesci, divenne sempre più costante quando si trasferì da Parigi alla Costa Azzurra.  L'esperto Georges Ramié, nel cui laboratorio l'artista lavorava, espresse il seguente giudizio sul modo di operare poco ortodosso dello spagnolo: «I metodi di lavoro di Picasso sono indefinibili». Di norma, Picasso non iniziava il suo lavoro con un'idea pittorica definita, ma la sviluppava nel corso del processo creativo, un modo di lavorare che la storia dell'arte descrive come pensiero pittorico processuale. Il 14 aprile 1958 Picasso realizzò uno dei suoi rari dipinti di paesaggi (in mostra: Paesaggio di Vallauris, 1958, olio su tela, collezione privata), che raffigura la villa nell’entroterra della Costa Azzurra, a Vallauris. Lo spagnolo era molto legato a questo luogo, poiché vi aveva creato le sue ceramiche nell’atelier Madoura a partire dal 1947. Viveva già da ben tre anni nella prestigiosa Villa La Californie, sopra Cannes. Lo spagnolo dipinse questa veduta con la tecnica bagnato su bagnato, utilizzando il fondo chiaro della tela come mezzo creativo, che traspare nell’area dell’edificio e tra le palme lussureggianti. Mentre la struttura e i tetti della casa sono disegnati in un intreccio cubista, Picasso usò forme stilizzate per la vegetazione.  Così, le foglie stilizzate nel primo piano del quadro formano una sorta di recinzione che chiude lo spazio pittorico nella parte anteriore. Come si è detto, dal 1955 Picasso risiedeva a Vallauris, pertanto il dipinto del 1958 rappresenta uno sguardo nostalgico all’entroterra della Costa Azzurra e al proprio passato.

 

Le fotografie del Maestro

 

Una vera e propria “mostra nella mostra” con le fotografie di David Douglas Duncan che ci restituiscono i diversi volti del Picasso uomo, ora  padre premuroso che si dedica ai suoi figli giocando e disegnando, ora marito affettuoso in compagnia della sua ultima moglie Jacqueline, o ancora amante degli animali, con il suo bassotto Lump seduto sulle sue ginocchia che lecca il suo piatto. Immagini che illuminano le numerose sfaccettature della sua personalità, rivelando un artista per certi versi inedito. 

Info su federicosecondo.org