Ma i treni italiani sono davvero così in ritardo?

“Salari al di sotto della soglia dell’inflazione”, “precariato” e “turni massacranti”. Sono queste le ragioni – stilate in un comunicato dall’Unione sindacale di base – che hanno indotto anche le sigle dei trasporti pubblici, nella cornice dello sciopero generale, a mobilitare per 24 ore il personale ferroviario. Anche queste cioè, secondo rappresentanti e comitati, sarebbero le cause dell’inefficienza di Trenitalia. Che però, stando a un report della ong Transport & Environment diffuso il 9 dicembre, sarebbe la migliore compagnia ferroviaria in Europa, dove solo 11 operatori su 27 fanno registrare tassi di puntualità superiori all’80%. Ma, quindi, i treni italiani sono davvero così in ritardo? Cosa manca nei dati sui ritardi Per capirlo, sono disponibili i numeri ufficiali pubblicati ogni anno da Trenitalia nella “Relazione sulla qualità del servizio”. Nel 2023 l’11% dei treni di media e lunga percorrenza è partito con un ritardo superiore ai cinque minuti, mentre tra i regionali la quota si abbassa al 6,6%. Ma i dati sono lacunosi: non ci sono distinzioni tra treni partiti con 10, 30 o 60 minuti in ritardo. L’unica soglia sono i 5 minuti. Eppure, i numeri pubblicati sono sufficienti per delineare una tendenza al ribasso: rispetto al 2017, fra i treni a lunga e media percorrenza le partenze in ritardo sono aumentate del 2,3% e, fra i regionali, dell’1,4%. In generale, il 2023 è stato il peggiore degli ultimi sette anni. Vale lo stesso per gli arrivi in ritardo: l’anno scorso il 2,1% dei treni a lunga percorrenza è arrivato con 60 minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Mai così tanti dal 2017. Anche in questo caso, però, i dati Trenitalia sono sommari: nella Relazione, infatti, non si fanno distinzioni fra treni arrivati con 59 minuti di ritardo e treni puntuali. Per le cancellazioni, invece, i dati sono stabili da sette anni a questa parte , con cifre vicine allo 0,5% per la lunga percorrenza e all’1% per i regionali. La classifica delle migliori compagnie europee Perché, allora, Trenitalia sarebbe la migliore compagnia ferroviaria d’Europa? In parte, secondo la ong che ha redatto il report, per l’inefficienza degli altri operatori del continente : “I prezzi stellari dei biglietti stanno allontanando le persone dai treni – spiega Victor Thévenet, responsabile treni della organizzazione T&E – E le responsabilità sono condivise sia dall’industria sia dai governi”. Non per questo, però, la rete italiana sarebbe la più affidabile. I ritardi, in effetti, sono solo uno degli otto criteri utilizzati dalla ong per stilare la classifica. E neppure il più influente. Per i ricercatori, contano quanto la comodità di prenotazione e le tariffe speciali, meno del prezzo dei biglietti e poco più delle politiche di rimborso. Nello specifico, Trenitalia ottiene un punteggio di 6.6 quanto ad affidabilità e di 6.4 per il prezzo dei biglietti . Non solo: il ricercatore che ha firmato il report, Gonzalo Cachero, ha confermato a Sky tg24 di essersi basato, per le sue ricerche, sulla Relazione Trenitalia, non riuscendo perciò distinguere tra treni arrivati con un’ora di ritardo e treni puntuali. Qualche nota positiva, però, si registra anche per il servizio pubblico ferroviario italiano. Secondo T&E, Trenitalia sarebbe sul podio europeo sia per le tariffe agevolate riservate alle categorie speciali e protette, sia per la qualità dei servizi offerti durante il viaggio, sia per il numero e l’affidabilità dei treni notturni. “Trenitalia ha raggiunto il miglior risultato complessivo – spiegano i ricercatori – Ma quando parliamo di qualità del viaggio, ad esempio, non consideriamo il comfort e la pulizia perché i dati sono scarsi. Pensiamo al Wi-fi, ai servizi di catering e alla velocità media di percorrenza”. Eppure, a preoccupare i passeggeri restano perlopiù i ritardi. In attesa dei dati ufficiali del 2024, che rischiano di essere ancora lacunosi, impressioni e numeri li raccolgono i passeggeri: lungo tutto il 2024, secondo Assoutenti, un treno su due in viaggio sulla linea Genova-Milano non è arrivato puntuale. In Toscana, un ottobre “nero” ha costretto l’amministrazione regionale a concedere un bonus a tutti i pendolari possessori di abbonamento. A Milano, in particolare nel Lodigiano, la soppressione di un treno ha scatenato a fine novembre la protesta dei Comitati viaggiatori che hanno denunciato “odissee quotidiane”, posti mancanti e vagoni freddi. Disagi che non sono – e probabilmente non saranno neppure quest’anno – misurati da numeri ufficiali.

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