Msf interrompe le missioni in mare: "Ostacolati da leggi assurde"

Cronaca
Raffaella Daino

Raffaella Daino

Medici senza frontiere,  premio Nobel per la pace nel '99, lascia il Mediterraneo centrale, contestando le norme sempre più restrittive decise dal Governo italiano. "Un approccio punitivo verso chi salva vite" si legge in un comunicato congiunto firmato da diverse organizzazioni non governative.

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Il provvedimento più drastico è quello deciso da Medici senza frontiere. La nave di ricerca e soccorso Geo Barents lascia il Mediterraneo centrale, in aperta contestazione nei confronti della crescente criminalizzazione dei soccorsi in mare che le politiche dell'attuale Governo ha messo in atto, con una serie di azioni diventate ormai consuetudine, come le sanzioni amministrative a cui le navi delle Ong sono sottoposte, quasi sempre revocate dopo un ricorso al Tar o la  politica di assegnare  alle navi umanitarie porti sempre lontani, a centinaia di miglia di distanza dalle zone Sar, nel nord Italia, prassi che comporta giorni di navigazione,  consumo di carburante e ulteriore sofferenza per i naufraghi. 

 

Nonostante le oltre 12.675 persone soccorse e le 190 operazioni di salvataggio effettuate da giugno 2021, Msf annuncia la fine delle operazioni "per colpa di leggi assurde e insensate, dal decreto Piantedosi del gennaio 2023 al suo inasprimento del dicembre 2024. Si colpiscono le organizzazioni umanitarie mentre nel Mediterraneo centrale oltre 31.000 persone risultano morte o disperse dal 2014" dice Juan Matias Gil, capomissione di Msf per la ricerca e il soccorso in mare.

 

Msf conferma il suo impegno per assistere le persone in movimento in una delle rotte migratorie più letali al mondo e annuncia che tornerà anche per testimoniare e denunciare le violazioni commesse contro le persone migranti dall'Italia, gli stati membri dell'Unione europea a altri attori" aggiunge Msf ricordando che negli ultimi 2 anni la Geo Barents ha subito 4 sanzioni da parte delle autorità italiane, per un totale di 160 giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo, per aver semplicemente adempiuto al dovere umanitario e legale di salvare vite in mare.   La prassi delle autorità italiane di assegnare porti lontani, spesso al nord, per lo sbarco delle persone soccorse in mare, spiega Msf, ha ulteriormente minato la capacità della Geo Barents di soccorrere vite in mare e di essere presente dove è più necessario.

 

 

Nel Mediterraneo centrale 6 morti al giorno

"Siamo testimoni scomodi", il comunicato congiunto delle ong

 

Le nuove misure previste dal decreto flussi puntano ad eliminare testimoni scomodi, colpendo non solo le navi umanitarie ma anche gli aerei che pattugliano il Mediterraneo, denunciano le organizzazioni non governative. In un comunicato congiunto EMERGENCY, Mediterranea Saving Humans, MSF, Open Arms, Resq, Sea-Watch, SOS Humanity e  SOS MEDITERRANEE, scrivono che l’approvazione in Senato del Decreto-legge 145/2024, anche detto "decreto flussi" ha come vero obiettivo non la gestione dei soccorsi in mare ma limitare e ostacolare la presenza delle navi umanitarie e arrivare a un piano di definitivo abbandono del Mediterraneo e di criminalizzazione del soccorso in mare.” 

 

“Ancora sanzioni – sia con fermi amministrativi sia con multe fino a 10mila euro, fino ad arrivare alla possibilità di confisca – questa volta, e sempre in modo discriminatorio, contro gli aerei delle ONG impegnati in missioni di monitoraggio che hanno contribuito in modo cruciale al soccorso di imbarcazioni in difficoltà e hanno documentato gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Tali violazioni comprendono omissioni nel soccorso, ritardi ingiustificati negli interventi e la facilitazione dei respingimenti forzati a seguito di intercettazioni violente. Secondo le ONG, questa normativa mira ad indebolire il dovere giuridico di segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà e si teme inoltre che si stia tentando di trasformare questi stessi aerei in strumenti al servizio del sistema di intercettazione marittima della guardia costiera libica. 

 

“Oltre a ciò, si inaspriscono ancora di più le misure punitive per le navi delle ONG SAR previste nel Decreto Piantedosi. Anzitutto, nonostante la durata del primo fermo amministrativo della nave possa ora essere modulata tra 10 e 20 giorni in base alla gravità della violazione, viene comunque prescritta l’interdizione alla navigazione in attesa dell’adozione dell’ordinanza prefettizia. Questo, di fatto, aggiunge ulteriori giorni di inattività per la nave, senza possibilità di impugnazione. Inoltre, una reiterazione della violazione avvenuta fino ai 5 anni precedenti, fa scattare l’inasprimento delle misure sanzionatorie, non solo se la reiterazione avviene da parte dello stesso comandante, ma anche da parte della stesso proprietario della nave o dello stesso armatore.” 

 

“Si tratta di una norma peggiorativa della situazione attuale: è più volte capitato, infatti, che le navi ONG venissero fermate in base a false dichiarazioni della guardia costiera libica senza nemmeno verificare tutte le registrazioni di conversazioni e scambi di e-mail e messaggi radio portati dalle stesse ONG. In secondo luogo, estendere la reiterazione al proprietario della nave o all’armatore rende più severo l’effetto delle sanzioni, perché sulle navi ONG un comandante tende a cambiare più spesso rispetto all’armatore o al proprietario della nave. A questo si aggiunge che il decreto riduce i termini per presentare ricorso ai fermi imposti alle navi ONG, stabiliti dal Decreto Piantedosi”. 

 

“Ancora una volta – concludono le ONG firmatarie - sembra che lo scopo sia quello di rendere la vita impossibile a chi salva vite umane e testimonia le violazioni del diritto internazionale che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo Centrale. Un’altra legge dannosa, propagandistica e disumana, oltreché palesemente illegittima. Il governo infatti continua a provare ad aggirare il Diritto internazionale tramite leggi ordinarie, decreti, regolamenti e prassi amministrative, tentando di infliggere nel breve periodo il più grave danno possibile a chi attraversa il mare e a chi soccorre. Quello che ci aspettiamo è un aumento di morti in mare ma ancora una volta questo decreto non fermerà la solidarietà di chi come noi, prova davvero a fare qualcosa per mitigare la sofferenza altrui”. 

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