Università e lavoro, Arte e Design: quali indirizzi offrono migliori prospettive?

Un tasso di occupazione dell’84% a tre anni dalla laurea è buono? E che dire del 77%? Dipende. Certo, se confrontato alle percentuali di alcune lauree ingegneristiche o informatiche che superano il 90% magari non è tantissimo. Ma se guardiamo questi numeri in assoluto o a confronto con altri settori meno performanti dal punto di vista occupazionale, la prospettiva cambia. In fondo, si tratta di oltre otto laureati su dieci in un caso e di quasi otto nell’altro. E per giunta in un ambito disciplinare, quello chiamato Arte e Design, dove è lecito immaginare si concentrino molti studenti attirati dalla passione per le materie insegnate oltre che dalle prospettive lavorative. Che però ci sono ma sono differenti da indirizzo a indirizzo. UNIVERSITÀ E LAVORO, LE PUNTATE PRECEDENTI I corsi fanno lavorare di più Professioni sanitarie Ingegneria Economia Umanistiche Occupazione 84% e 77% dicevamo. Sono rispettivamente le percentuali di occupati dopo tre anni dalla discussione della tesi dei laureati in Design e in Scienze dello spettacolo e produzione multimediale. Appena un po’ più sotto, si colloca Musicologia e beni musicali: 76,3%. In fondo a questa graduatoria Storia dell’arte: 73,7%. Su tratta, è bene ricordarlo, di lauree magistrali biennali. Ma le differenze non stanno soltanto nelle percentuali di occupazione. Anche nel tipo di occupazione. Per esempio, i liberi professionisti sono molto più frequenti tra coloro che hanno concluso Scienze dello spettacolo e produzione multimediale. Mentre i musicologi possono vantare la maggiore quota di occupati a tempo indeterminato , e gli storici dell’arte ricevono, in proporzione, più offerte di contratti a termine: 39,5%. Una quota abbastanza consistente di designer, infine, si aggiudica borse o assegni di studio e ricerca: l’11%. Stipendio Passando dalle percentuali di occupati agli stipendi, l’ordine di classifica non cambia. Gli indirizzi di questo ambito disciplinare che garantiscono maggiori chance di lavoro sono anche quelli in cui i salari, in media, risultano più alti. Si va dai quasi 1.500 euro di Design ai quasi 1.300 di Storia dell’arte. Quanto al contesto, i musicologi e gli storici dell’arte sono anche i laureati che con maggiore frequenza finiscono in un impiego pubblico: 56% e 38%, rispettivamente. Percentuali molto più basse per Scienze dello spettacolo e Design: qui meno di un laureato su cinque trova un posto nella pubblica amministrazione. Differenze di genere Un impiego pubblico può avere i suoi svantaggi. E probabilmente non è una caso che le due discipline con gli stipendi medi più bassi siano anche quelli con la più ampia fetta di laureati impiegati nella Pa. Ma può avere anche i suoi vantaggi. Soprattutto se si guarda a questi lavori da una prospettiva femminile. Probabilmente, infatti, non è un caso neanche il fatto che tra i laureati di Storia dell’arte e musicologia ci siano le minori differenze di stipendio tra uomini e donne. Anzi, caso molto raro, per quanto riguarda la musica il divario è a favore delle femmine. Come sappiamo, e come stiamo vedendo in questa serie di articoli, nel mercato del lavoro, a parità di laurea, i maschi tendono a guadagnare in media più delle femmine. E a volte le differenze possono essere significative. Dunque, quando accade il contrario, si tratta sempre di un evento da segnalare. Efficacia C’è infine, come sempre, un ultimo tassello da tenere presente quando si sceglie un percorso di studi universitari. Quanto davvero è utile una laurea sul lavoro? Per quanto riguarda l’ambito disciplinare che stiamo indagando questa settimana, quelli che ritengono i loro studi efficaci o molto efficaci sul mercato sono i designer . Gli altri indirizzi si fermano tutti sotto il 60% con Scienze dello spettacolo e produzione multimediale che chiude la lista . Le percentuali più basse possono indicare sia il fatto che un corso di studi non prepara a tutto quanto i laureati possono trovare nel tipo di attività che svolgono sia il fatto che in alcuni casi i laureati si ritrovano a scegliere lavori più distanti da quello per cui hanno studiato.