Eternit bis, processo d'appello a Torino. Pg: Schmidheiny acceda a giustizia riparativa

Cronaca
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Si tratta di uno dei filoni scaturiti dall'inchiesta bis della Procura e divisa in diversi tronconi nel 2016. Nel mirino di accusa e difesa la condanna decisa nel giugno 2023 dalla Corte d'Assise di Novara per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny: 12 anni di carcere per l’omicidio colposo di 147 persone, vittime dell'esposizione all'amianto nella fabbrica di Casale Monferrato. I pg hanno chiesto la rinnovazione del dibattimento per dimostrare la responsabilità dell'imputato anche su altri casi

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Sì è aperto oggi, 13 novembre, in una delle maxi aule del Palazzo di giustizia di Torino il processo d'appello Eternit bis per le morti provocate dall'esposizione ad amianto a Casale Monferrato (Alessandria). Il 7 giugno 2023 la Corte d'Assise di Novara aveva condannato in primo grado lo svizzero Stephan Schmidheiny - ultimo titolare della fabbrica Eternit di Casale Monferrato - a 12 anni di carcere per omicidio colposo, in uno dei fronti scaturiti dall'inchiesta bis della Procura di Torino, spezzettata in diversi tronconi dalla decisione di un giudice nel 2016. Le successive udienze sono già fissate per il 20 e 27 novembre e il 4, 11 e 18 dicembre. I pg Sara Panelli e Gianfranco Colace hanno chiesto la rinnovazione del dibattimento per dimostrare la responsabilità dell'imputato anche su alcuni dei casi per i quali era stato scagionato. I decessi presi in esame nel corso del procedimento sono stati 392. La condanna, a Novara, è stata pronunciata per 147, mentre la prescrizione è stata dichiarata per 199.

Pg: Schmidheiny acceda a giustizia ripartiva

Durante l’udienza di oggi, nel suo primo intervento al processo d'appello Eternit bis a Torino, la pg Sara Panelli ha invitato Stephan Schmidheiny a ricorrere alla "giustizia riparativa", confrontandosi direttamente con i familiari delle vittime dell'amianto. "È un istituto introdotto di recente nel nostro ordinamento – ha spiegato la magistrata – che non ha nulla a che vedere con il riconoscimento della propria responsabilità sotto il profilo penale. E nel nostro caso sarebbe, per Schmidheiny, un'opportunità straordinaria di dimostrare che è quel filantropo che dice di essere". L'imprenditore svizzero non è presente in aula. La pg Panelli, che sostiene l'accusa insieme al collega Gianfranco Colace, ha parlato della "straordinaria dignità delle vittime" di Casale Monferrato. "Nel corso del procedimento – ha detto – sono stati sentiti oltre 100 cittadini. I loro racconti sono stati precisi, composti, intrisi di tristezza. La difesa avanza dei dubbi sulla loro attendibilità complessiva perché l'età avanzata può affievolire i ricordi. Ma quei ricordi sono indelebili". Poi la magistrata ha dedicato un passaggio a Romana Blasotti Pavesi, casalese, a lungo presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, figura simbolo della battaglia contro l'amianto, deceduta a 95 anni lo scorso 11 settembre: con il permesso dei giudici, ha mostrato un frammento della testimonianza che ha reso in un processo precedente.

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La condanna a Novara

A Novara Schmidheiny era imputato con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, reato che è stato poi derubricato a omicidio colposo, per la morte di 392 persone vittime dell'esposizione all'amianto nel territorio di Casale Monferrato, tutte legate al materiale lavorato nella fabbrica locale della multinazionale elvetica. I pubblici ministeri Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto l'ergastolo. Gli avvocati della difesa, Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" per mancanza di prova sul nesso di causalità, e in seconda battuta "perché il fatto non costituisce reato". La modifica del reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo aveva mandato in prescrizione 199 casi su 392, mentre per altri 46 Schmidheiny era stato assolto e per gli ultimi 147 è arrivata la condanna a 12 anni.

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Il filone di Cavagnolo

Il 10 maggio 2024 la Cassazione ha annullato (con rinvio) la prima delle condanne per omicidio colposo inflitte a Schmidheiny, quella a un anno e otto mesi pronunciata dalla Corte d'appello di Torino per la morte di Giulio Testore, dipendente dello stabilimento Saca  Eternit di Cavagnolo, avvenuta nel 2008 per una malattia che secondo l'accusa è legata all'esposizione all'amianto. Il processo d’appello bis per questo troncone dell’inchiesta ha preso il via lo scorso 23 ottobre.

La sentenza a Napoli

Nel giugno 2024 invece la Corte di Assise di Appello di Napoli (seconda sezione) ha confermato la condanna a tre anni e mezzo inflitta in primo grado a Schmidheiny per l'omicidio colposo di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli, deceduto a causa della prolungata esposizione all'amianto.

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