Gli ex capi storici delle Brigate Rosse, Paolo Moretti e Renato Curcio, e l'allora militante Lauro Azzolini sono stati rinviati a giudizio per la sparatoria del 1975, in cui morì il carabiniere Giovanni D'Alfonso. Il processo inizierà il 25 febbraio davanti alla Corte d'Assise di Alessandria. Il legale di Azzolini: "Un processo del tutto nullo, ma s'ha da fare". Le parti civili: "Il processo esprime un desiderio certo non di vendetta, ma di verità e di giustizia"
A quasi mezzo secolo dai fatti, al via il nuovo processo per l'omicidio del carabiniere Giovanni D'Alfonso, morto nella sparatoria del 5 giugno 1975 alla Cascina Spiotta, vicino ad Acqui Terme. La gup di Torino, Ombretta Vanini, ha rinviato a giudizio gli ex capi storici delle Brigate Rosse, Paolo Moretti e Renato Curcio, e l'allora militante Lauro Azzolini. Il processo inizierà il 25 febbraio davanti alla Corte d'Assise di Alessandria. Un quarto imputato, Pierluigi Zuffada, è stato prosciolto perché l'accusa, così come formulata dalla procura, è stata considerata prescritta.
La sparatoria alla Cascina Spiotta del 1975
Lo scontro a fuoco tra carabinieri e Brigate Rosse avvenne nel contesto del rapimento dell'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia da parte dei brigatisti. Oltre all'appuntato dell'Arma morì anche Mara Cagol, l'ex moglie di Curcio. Secondo i pm, Ciro Santoriello ed Emilio Gatti, che hanno coordinato le indagini del Ros, ad aprire il fuoco sarebbe stato Azzolini, successivamente fuggito dalla Cascina. A chiedere la riapertura dell'inchiesta era stato Bruno D'Alfonso, il figlio della vittima, che aveva presentato un esposto con nuovi spunti investigativi.
Il legale di Azzolini: “Processo del tutto nullo, ma s'ha da fare”
"Nessuna sorpresa. È un processo del tutto nullo per il mio assistito ma, evidentemente, per Torino è il contrario delle nozze fra Renzo e Lucia: quel matrimonio non s'aveva da fare, questo processo invece s'ha da fare". Queste le parole di Davide Steccanella, avvocato difensore dell'ex brigatista Azzolini, a seguito del rinvio a giudizio. Il legale è intervenuto anche sulle violazioni alla procedura che sarebbero state commesse nel corso delle indagini preliminari, fra cui le intercettazioni disposte su Azzolini senza l'autorizzazione di un giudice. "Ho visto scrivere che se ti intercetto per mesi con un trojan, e ti comparo le impronte con un reperto di 50 anni fa, non significa che sospetto di te", ha aggiunto il legale.
Parti civili: “Nessuna vendetta, ma desiderio di verità e giustizia”
Anche gli avvocati di parte civile, Guido Salvini e Nicola Brigida, hanno commentato il rinvio a giudizio del processo. "È una decisione importante per conoscere, sebbene a distanza di tanti anni, cosa avvenne quella mattina del 5 giugno 1975 alla Cascina Spiotta. Il processo esprime un desiderio certo non di vendetta, ma di verità e di giustizia, e che speriamo che anche nell'aula della Corte d'Assise non trovi solo una sterile opposizione da parte degli imputati, che pure nei processi hanno goduto di benefici come presunti dissociati dal terrorismo".