Eredità Agnelli, quadri lingotti e gioielli spariti: cosa c’è nelle carte d'inchiesta

Cronaca

Gli Elkann sarebbero stati "beneficiari ultimi della ingente truffa perpetrata ai danni dello Stato-agenzia dell’Entrate". Gli atti dell’inchiesta sull’eredità della nonna Marella Caracciolo, moglie dell’avvocato Gianni Agnelli, svelano una presunta maxi evasione da 74 milioni di euro, tra Irpef e imposte di successione mai pagate

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Due trust "fittizi" alle Bahamas, "donazioni false" di opere d'arte e oggetti preziosi per un valore di 170 milioni sono tra le novità investigative sul patrimonio di Marella Caracciolo, vedova dell'avvocato Gianni Agnelli, morta nel 2019, indicate dal tribunale di Torino nel decreto con cui nei giorni scorsi è stato disposto il sequestro di denaro e titoli per 74 milioni di euro a carico dei nipoti della donna (John, Lapo e Ginevra Elkann) e altri due indagati, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio Urs Von Grueningen. Meccanismi che, secondo gli inquirenti, erano utilizzati per ridurre la "massa ereditaria" e pagare meno tasse. 

Da dove era partita l'indagine

L’indagine era stata avviata dall’esposto di Margherita Agnelli (figlia di Gianni e Marella e madre di John, Lapo e Ginevra), che rivelando la realtà patrimoniale della famiglia, aveva ipotizzato una strategia per estrometterla dall’asse ereditario. La stessa aveva avviato le indagini, poi intraprese dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di finanza di Torino per ricostruire quello che per i pm appare uno "schema fraudolento". L’evasione fiscale, secondo i giudici, ammonterebbe a 3 milioni di Irpef per il 2016, 2,5 milioni per il 2017, 3,5 milioni per il 2018 e 30 per il 2019. Ma la confisca da 74,8 milioni di euro viene anche da un’ipotesi di reato di truffa: i tre fratelli avrebbero orchestrato una strategia per difendere la residenza svizzera della nonna, ma che in realtà viveva stabilmente a Torino e in Italia avrebbe dovuto pagare le tasse. 

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A tal proposito, un risvolto della vicenda di cui non sono ancora chiari i contorni è anche un libro, pubblicato in Italia da Adelhpi nel 2014. Si tratta di Ho coltivato il mio giardino,  diffuso nel resto del mondo da Rizzoli come The last swan. Il libro è a firma di Marella Caracciolo e della nipote Marella Chia, e ora i pm della procura di Torino sono arrivati a sostenere, basandosi su documenti raccolti durante l'indagine, che l'opera sia stata diffusa per avvalorare la falsa tesi che la Caracciolo risiedesse stabilmente in Svizzera (quando in realtà risultava residente a Villa Frescot a Torino). Probabilmente fu "un'idea di John Elkann", il quale supervisionò il progetto "arrivando addirittura a modificare il testo originale".

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Legali Elkann: "Sono estranei alle accuse"

I legali della famiglia Elkann replicano che "a fronte dello stillicidio di documenti che dovrebbero essere discussi nelle aule giudiziarie, e che vengono invece diffusi in modi che non consentono alcun giusto contradditorio, rinnoviamo la ferma convinzione di poter dimostrare l'estraneità alle accuse dei nostri assistiti". I legali dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, a proposito delle notizie riguardanti il decreto di sequestro di beni per 74,8 milioni di euro disposto nei giorni scorsi dal Gip di Torino su richiesta della Procura confermano: "Ribadiamo che il sequestro disposto è ingiustificato e che i fratelli Elkann hanno sempre assolto i loro oneri fiscali e i loro beni sono alla luce del sole".

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