"Nessuna violenza, in 20-30 secondi poteva dileguarsi", sentenza Corte d'Appello di Milano

Cronaca

Pubblicate le motivazioni dei giudici che hanno portato ad assolvere un sindacalista dalle accuse di molestie sessuali nei confronti di una donna che si era rivolta a lui per una vertenza. I fatti risalgono al 2018

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La Corte d'Appello di Milano ha diffuso le motivazioni della sentenza con cui ha confermato l'assoluzione per un sindacalista dall'accusa di violenza sessuale nei confronti di una hostess. La decisione dei giudici aveva fatto discutere perché avevano ritenuto troppi i 20 secondi che la donna aveva impegato per reagire alle presunte molestie. I fatti sono avvenuti nel marzo del 2018 quando l’uomo, che era in servizio a Malpensa, venne accusato dalla hostess che si era rivolta a lui per una vertenza sindacale. Una sentenza che già in primo grado aveva fatto discutere e che anche dopo il verdetto d'appello era stata bollata dall'Associazione Differenza Donna, con l'avvocato Maria Teresa Manente, come un passo "indietro di 30 anni".

"Imputato non ha adoperato alcuna forma di violenza"

Dal processo emerge "come l'imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza - ancorché si sia trattato, effettivamente, di toccamenti repentini - tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta". Condotta che "non ha (senz'altro) vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale", "20-30 secondi", che "le avrebbe consentito anche di potersi dileguare". 

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Cinque pagine per motivare la sentenza

La Corte nelle cinque pagine di motivazioni, in sostanza, chiarisce che in questo caso mancano i "requisiti" della "violenza, minaccia o abuso di autorità" per configurare il reato di violenza sessuale e che "la qualifica e il ruolo rivestito dall'imputato non comportavano, in concreto, alcuna supremazia" nei confronti della donna. E non può sussistere in questa vicenda, scrivono i giudici, "l'ipotesi di atti sessuali repentini aventi rilevanza penale" , anche perché la stessa parte civile, spiega la Corte, "ha precisato come 'i toccamenti e i baci (...) siano poi stati protratti per un tempo di circa trenta secondi, in cui ella aveva continuato a sfogliare e a leggere i documenti'". Per i giudici, inoltre, per la donna non c'era alcun "stato di 'timore' indotto dalla corporatura massiccia dell'imputato", avendo "avuto questa Corte agio di constatare che trattasi di individuo di stazza assolutamente normale". I giudici, tra l'altro, ribadiscono, in un passaggio finale delle motivazioni, "la infondatezza di opzioni ermeneutiche intese ad arricchire il catalogo della condotte sessualmente violente". 

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La difesa: "Sindacalista si è fermato non appena la presunta vittima ha espresso il suo diniego"

La Procura generale di Milano, col sostituto pg Angelo Renna, aveva chiesto in appello di ribaltare il verdetto di primo grado del Tribunale di Busto Arsizio (Varese) del 2022 e di condannare il sindacalista. E potrà ora fare ricorso in Cassazione. "Il mio assistito - ha spiegato, invece, il difensore, l'avvocato Ivano Chiesa - non ha potuto, perché non era possibile, percepire un dissenso immediato, ma quando la presunta persona offesa ha espresso il suo diniego si è immediatamente fermato".

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