Emanuela Orlandi, emerge un nuovo indizio contenuto nella "cassetta delle sevizie"

Cronaca

A riferirlo è il Corriere della Sera spiegando che una nuova consulenza fonica rivela che la voce impressa sul lato A della 'cassetta delle torture' è di Marco Accetti

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Proseguono le rivelazioni sulla cosiddetta “cassetta delle sevizie” nel caso di Emanuela Orlandi che riguarda il nastro contenente una voce femminile, fatto trovare a un cronista sulla scalinata di via della Dataria, il 17 luglio 1983, dopo una telefonata di un uomo che ha affermato di essere uno dei rapitori della ragazza. Stabilito che la voce con le implorazioni di una ragazza era di Emanuela («Fa male! Basta! Dio, perché?») – scrive il Corriere - ne deriva che non fu opera di mitomani, ma di soggetti che detenevano l'ostaggio, tanto da poter inserire la frase conclusiva. È un punto fermo: quegli audio ci portano ai veri responsabili. 

I nuovi elementi

Una nuova consulenza fonica rivela che la voce impressa sul lato A della 'cassetta delle torture' è di Marco Accetti. Il Corriere della Sera - prosegue il quotidiano di via Solferino - “grazie a una nuova consulenza fonica e al recupero di vecchi atti, è in grado di compiere il passo successivo, rimasto un buco nero di tutte le inchieste: decrittare finalmente anche il lato A della «cassetta delle sevizie», quello da un contenuto prettamente politico, con il quale i rapitori dettarono le loro condizioni alle controparti (Vaticano e Stato italiano), riuscendo a restare sottotraccia, con trattative occulte, proprio grazie alla cortina fumogena sollevata dalle grida strazianti (e depistanti, tratte da un film porno, ipotizzò il Sisde) infilate nel lato B.  L'esito del viaggio, come vedremo, fornirà indicazioni inedite sia sul movente sia sulla matrice politica dell'affaire Orlandi-Gregori, nei giorni scorsi rilanciata con un'intervista al Corriere dal giudice Ilario Martella, convinto assertore del coinvolgimento dell'Est”.

Raccontando il contesto storico dei fatti del 1983, il Corriere spiega che “Il 18 luglio 1983, il Vaticano concesse ai rapitori la «linea riservata», alla quale accedere tramite il codice 158; il 19 luglio l'«Americano» (Marco Accetti, secondo tre perizie foniche) parlò con il Segretario di Stato Casaroli, nella famosa telefonata di cui si conosce solo la prima parte, quella con una suorina terrorizzata e balbettante; e infine, il 20 luglio, l'ultimatum sulla vita dell'ostaggio fu prorogato, proprio per effetto dei negoziati in corso”.

“L’analisi fonica comparativa - spiega l'ingegnere Arcuri, che lavora in pool con l'avvocato difensore di Accetti, Giancarlo Germani - evidenzia in primo luogo una durata identica delle sillabe. Inoltre, i valori medi della frequenza fondamentale di entrambe le voci, il finto turco e Accetti, presentano forte coerenza, con una variazione media inferiore al 2%. Anche le analisi formantiche, ovvero le principali frequenze di un timbro vocale, hanno mostrato totale corrispondenza. Per non parlare del timbro, marcatamente somigliante sia nella densità spettrale sia nella distribuzione delle armoniche». Risultato: «Compatibilità al 78%», ben oltre la soglia del 55, considerata di «compatibilità minima”, conclude il Corriere della Sera.

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