Traffico di droga, 15 arresti a Livorno. Dicevano "frutta" per sviare le indagini

Cronaca
Carabinieri di Livorno

Nove indagati sono di origine italiana, gli altri sono extracomunitari. Dalle indagini è emerso che gestivano un'attività di spaccio, con agganci internazionali, con un volume d'affari di 150mila euro

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I carabinieri di Livorno, aiutati dai colleghi di Pisa con l’elicottero, l’unità cinofila di Firenze e la squadra di supporto operativo del 6° Battaglione CC “Toscana”, hanno dato esecuzione a una serie di misure cautelari a carico di 15 persone, sei italiane e nove extracomunitarie, a seguito di un’importante operazione di lotta al traffico di stupefacenti svolta tra le province di Livorno, Pisa e Siena. In particolare si tratta di 9 custodie cautelari in carcere, una persona messa agli arresti domiciliari  e 5 provvedimenti di divieto di dimora nel comune di Livorno. I coinvolti, di età compresa tra i 26 e i 67 anni, sono ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di traffico, importazione e spaccio di droghe di vario tipo tra cocaina, eroina, hashish, metadone, mescalina e kratom.

Usavano "uva" o "vetro" al posto dei nomi delle droghe per sviare le indagini

 

L’indagine, denominata “Mexal”, è stata avviata a seguito di una segnalazione della DCSA – Direzione Centrale per i Servizi Antidroga dopo il sequestro, operato in Francia il 25 maggio 2023, di un pacco proveniente dal Perù contenente 2 kg di mescalina, pacco destinato ad una donna di Rosignano Marittimo (LI). Per seguire le piste investigative sono stati fatti pedinamenti, intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali e le forze dell’ordine italiane hanno collaborato con le polizie francesi, peruviane, spagnole, ceche e tunisine. In base ai numerosi indizi raccolti, è emerso che gli indagati gestivano una fiorente attività di spaccio, con connessioni internazionali, tra le province toscane e La Spezia. Per sviare le intercettazioni, veniva usato un linguaggio criptico come “aperitivo” o “frutta” per indicare genericamente la droga o più specificatamente “uva bianca” per la cocaina, “uva nera” per l’eroina, “plastica” oppure il “vetro” per il metadone. Non mancavano i feedback da parte di compratori e assuntori: per dire che una partita acquistata non aveva soddisfatto le aspettative si diceva “frutta marcia”. Altre indicazioni facevano riferimento all’immagine riportata sui panetti: quando gli indagati parlavano di “gioco” o di “Mario” facevano riferimento ad una partita di hashish su cui era raffigurata l’immagine del noto videogioco Super Mario. Alla fine il volume d’affari raggiunto si aggirava attorno ai 150.000 euro.

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