Rivolta al carcere minorile Beccaria di Milano, agenti feriti

Cronaca
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A denunciare i fatti Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del sindacato autonomo polizia penitenziaria

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Notte di tensione al carcere minorile Beccaria di Milano, dove alcuni detenuti hanno incendiato un materasso e aggredito degli agenti. A denunciare i fatti Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del sindacato autonomo polizia penitenziaria. "Tutto è successo perché un detenuto aveva la tosse - spiega Greco -. A mezzanotte gli hanno procurato lo sciroppo ma lo ha rifiutato. Poi un gruppo di detenuti ha incendiato un materasso e quando il poliziotto ha aperto la cella per intervenire, i ristretti lo hanno accerchiato e picchiato". All'agente è stato rotto il labbro, la testa e spruzzato l’estintore in faccia. Stando al racconto di Greco i detenuti sono quindi scesi, hanno colpito altri colleghi, hanno preso le chiavi e sono usciti all’aria aperta. 

"Sicuramente volevano evadere - sottolinea Greco -. È arrivato supporto anche dai vigili del fuoco, polizia e carabinieri. Tre detenuti sono stati inviati in ospedale, rientrati all’Ipm entro due ore mentre i poliziotti feriti sono sei, quello picchiato, uno con trauma cranico e gli altri intossicati. Ancora c’è chi si ostina a chiamare ‘poveri ragazzi’ questi delinquenti criminali? La sfrontatezza, il menefreghismo, il mancato rispetto delle regole minime e il senso di impunità di cui sono convinti di godere taluni detenuti del carcere minorile di Milano sono tali che assistiamo ogni giorno a incredibili e gravi episodi di violenza tanto che ci chiediamo cosa ci stiamo a fare in carcere a prendere ogni giorno sputi, insulti, minacce e parolacce se il primo a non tutelarci è quello Stato che noi rappresentiamo nelle galere regionali e della nazione".

E denuncia ancora: "Così non si può più lavorare. Quel che è accaduto evidenzia ancora una volta come dentro le carceri del nostro Paese, ma in particolare in quelle per minorenni (dove in realtà ci stanno, per assurdo, detenuti fino a 25 anni di età), siano saltati completamente tutti gli schemi e in alcuni detenuti non siano presenti anche solo il più pallido bagliore delle elementari regole di educazione e viver civile. Basta. Ci vuole una presa di coscienza e un cambio di marcia che garantisca sicurezza dentro e fuori le mura detentive o presto l'ondata di violenza sarà incontenibile e non si potrà dire che il Sappe non l'aveva detto”.

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