Omicidio Verzeni, usato il "metodo Yara": profilato il Dna degli abitanti di Terno d'Isola

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Gli inquirenti non sono ancora riusciti a dare un volto all’assassino della barista di 33 anni, uccisa in provincia di Bergamo nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi. Iniziato il vaglio del Dna degli abitanti del paese, in particolare di quelli di via Castegnate dove la donna è stata uccisa. Intanto, le prime analisi tecniche del telefono di Sharon Verzeni evidenziano come il dispositivo abbia generato attività nelle ore cruciali

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È ancora avvolto nel mistero l’omicidio di Sharon Verzeni, la barista di 33 anni di Terno d'Isola (Bergamo) uccisa a coltellate poco prima dell'una di notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio scorsi. Mentre i Ris di Parma stanno analizzando gli abiti indossati dalla 33enne e le tracce trovate sul suo corpo, gli investigatori hanno iniziato a profilare il Dna di diversi abitanti della cittadina bergamasca, in particolare quelli che abitano in via Castegnate, dove è avvenuto il delitto. Le profilazioni continueranno anche nei prossimi giorni e la procedura ricorda il caso di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa nel novembre 2010 e ritrovata cadavere tre mesi dopo in un campo a Chignolo d'Isola (solo tre chilometri da Terno), quando vennero analizzati oltre 22mila dna prima di arrivare all'identità dell'assassino. Nessuno ha visto l'assassino scappare, anche se i primi testimoni sono arrivati poco dopo l'aggressione, che la vittima stessa ha denunciato chiamando il 112 prima di morire. E il colpevole non sarebbe stato ripreso mentre si allontana nemmeno dalle telecamere della zona: un'ipotesi al vaglio potrebbe quindi essere quella che la persona abiti nelle vicinanze.

Le analisi sul cellulare

Intanto le prime analisi tecniche del telefono della vittima evidenziano come in quella cinquantina di minuti a piedi il dispositivo abbia generato attività, anche se non è ancora noto se si tratti di chiamate o messaggi da numeri in rubrica oppure sconosciuti. Possibile quindi che la vittima potesse avere una sorta di appuntamento con l’assassino, che si è poi rivelato una trappola.

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L’interrogatorio di Sergio Ruocco

Martedì Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni, è stato risentito in caserma, dov'è rimasto per oltre cinque ore. Continua a non essere indagato perché il suo alibi, era a casa a letto, è stato confermato. "Purtroppo, non credo di essere stato di grande aiuto. Mi hanno chiesto le solite cose, come andava tra noi, come era la vita di Sharon, anche dei suoi rapporti al lavoro", ha detto dopo l'interrogatorio. L’alibi dell’idraulico sembra essere confermato da due telecamere del complesso residenziale di via Merelli: una riprende Sharon allontanarsi dal cancellino della propria abitazione e nell’altra, sul lato posteriore, dove una siepe separa le villette dalla strada sterrata tra i campi verso Bonate Sopra, Ruocco non si vede. Se avesse scavalcato, probabilmente avrebbe lasciato segni e si sarebbe anche solo graffiato. È stato fatto spogliare e non aveva eventuali ferite da colluttazione (come la vittima, del resto) oppure tagli alle mani. Anche i vicini confermano di non averli mai sentiti litigare: "Sentivamo litigare la coppia che occupava l’appartamento precedentemente e infatti si sono lasciati, ma con Sergio e Sharon in tre anni non è mai capitato, a stento si sentiva la televisione", ha dichiarato la vicina.

The house in via M. Merelli in Terno d'Isola, where Sharon Verzeni lived, stabbed a few hundred meters away. Terno d’Isola, Italy, 30 July 2024.
ANSA/MICHELE MARAVIGLIA

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