Omicidio Sharon Verzeni, al setaccio le telecamere. Cade la pista del litigio in strada

Cronaca
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Con le immagini, gli inquirenti hanno ricostruito il percorso fatto dalla donna a Terno d'Isola, da quando è uscita di casa al momento dell'assassinio. Ma il luogo in cui è stata accoltellata non era coperto da alcun impianto di videosorveglianza. Torna a parlare il fidanzato Sergio: "Non capisco cosa possa essere successo. E mi hanno detto che era morta solo il pomeriggio dopo"

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Resta ancora un giallo l'assassinio di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa a coltellate a Terno d'Isola (Bergamo) nella notte tra lunedì e martedì della settimana scorsa, mentre camminava da sola. Da circa 50 telecamere, pubbliche e private, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire il percorso fatto dalla donna, da quando era uscita di casa senza il compagno (che era rimasto a letto) fino all'omicidio. Ma il responsabile, per ora, non ha ancora un volto.

Tutte le piste restano aperte

Il punto in cui è avvenuto l'omicidio non è coperto da alcuna telecamera. Non si sa se il killer lo sapesse e abbia per questo motivo deciso di colpire proprio lì, oppure se si sia trattato di un aspetto casuale. Anche perché, al momento, gli inquirenti tengono aperte tutte le piste, a partire da quella dell'omicidio mirato, supportato dalla ferocia con cui l'assassino si è accanito con quattro profonde coltellate, come se ce l'avesse con Sharon. Dalla vita privata della donna non sono emerse ombre.

Nessun litigio in strada

Resta in piedi anche l'ipotesi del gesto di uno sconosciuto, a oggi senza spiegazione: non una rapina (la vittima aveva ancora con sé il cellulare quand'è stata soccorsa) né un'aggressione a sfondo sessuale (Sharon non aveva sul corpo tracce di difesa, e l'assassino l'ha colpita di schiena senza darle neppure il tempo, pare, di rendersi conto di quello che stava accadendo). Perde però consistenza la pista suggerita dalla testimonianza di una ragazza che avrebbe sentito un litigio in strada prima delle urla di aiuto: dopo verifiche, sarebbe stato appurato che la lite non ha coinvolto Sharon.

L'ultima immagine di Sharon

L'ultima immagine in vita di Verzeni risale a tre minuti prima della sua telefonata al 112: è proprio in via Castegnate, dove a mezzanotte e cinquanta viene aggredita mortalmente, cinquanta minuti dopo essere uscita di casa. "Aiuto, mi hanno accoltellato, sono a Terno d'Isola", sono le parole che riesce a dire al telefono con il 112. Poi verrà soccorsa da una residente e da una coppia di passaggio, che non hanno visto l'assassino. Che, pare, non viene ripreso da alcuna telecamera: forse è scappato attraverso le proprietà private? Gli investigatori ci stanno lavorando, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio, oltre ai carabinieri di Bergamo e Zogno e i loro colleghi del Ros.

Via Castegnate in Terno d'Isola, the place where Sharon Verzeni was stabbed shortly before 1 am. Terno d’Isola, Italy, 30 July 2024.
ANSA/MICHELE MARAVIGLIA

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Il fidanzato: "Ho saputo che era morta il pomeriggio dopo"

Torna intanto a parlare il fidanzato di Sharon, Sergio Ruocco, che al Corriere della Sera ha spiegato di non riuscire ancora a capire cosa sia avvenuto: "Non capisco. I primi giorni ho pensato agli spacciatori in piazza. Ho pensato che lei avesse visto qualcosa che non doveva vedere, ma adesso non ci credo più. Gli spacciatori fanno le loro cose e non ti guardano nemmeno". E aggiunge: "So che i carabinieri stanno facendo il possibile, ma più andiamo avanti e più è difficile per me. Vorrei fare qualcosa, io sono abituato a fare. Invece devo rimanere fermo ad aspettare. Poi, non so se sarà più difficile un domani, non so come farò a vivere senza Sharon. È dura svegliarsi la mattina e non averla più vicino nel letto". Infine dice: "I carabinieri continuavano a chiedermi 'Devi dirci tu cosa è successo', ma io come facevo a saperlo? Non mi rendevo conto al momento, ho capito dopo che dovevano fare così. Quello che mi dispiace è avere saputo che era morta solo alle quattro del pomeriggio successivo l'omicidio. Poi mi hanno detto: 'Adesso puoi andare a casa, torna alla tua vita'. Ma io a quel punto avrei preferito che mi tenessero lì, ad aiutarli. Se non mi avessero accompagnato i carabinieri a casa di mio padre, non so se ci sarei arrivato".

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