Sanremo, vigile che timbrava in mutande vince in Cassazione: risarcito con 130mila euro

Cronaca

Secondo l'accusa Alberto Muraglia timbrava il cartellino e poi tornava a casa. La Corte Suprema ha invece dato ragione alla difesa respingendo il ricorso del Comune contro la sentenza della Corte di Appello civile emessa nel 2023. Inizia ora un'altra battaglia legale per il risarcimento: potrebbe aumentare notevolmente considerando anche le ferie non godute, la rivalutazione e gli interessi

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Alberto Muraglia era diventato il simbolo dell’assenteismo con le foto diventate virali che lo ritraggono mentre timbra il cartellino in mutande. Accusato di truffa e di infedele timbratura del cartellino, l’ex vigile di Sanremo era stato licenziato dal Comune: decisione contro la quale l’uomo ha subito fatto ricorso. Muraglia oggi ha incassato la sua vittoria definitiva ottenendo la ragione anche in Cassazione. La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso del Comune contro la sentenza della Corte di Appello civile che aveva già bollato come illegittimo il licenziamento di Muraglia. Il Comune ha quindi dovuto dare tutti gli arretrati all’ex agente di polizia locale, circa 130mila euro. 

Risarcimento potrebbe aumentare

Grande soddisfazione per Alberto Muraglia per la decisione della Cassazione. "Obiettivamente lui ha ragione", ha affermato l’avvocato Alberto Luigi Zoboli che con l’avvocato Alessandro Moroni ha assistito l’ex vigile. "È emerso che la realtà era molto diversa da quella che poteva apparire da quelle foto". Ma le buone notizie per Muraglia potrebbero non finire qui. Ora infatti inizia un’altra battaglia legale in merito all’ammontare del risarcimento che secondo i legali non avrebbe contemplato alcune voci, come le somme per le ferie non godute, la rivalutazione e gli interessi.

Un uomo passa davanti alla scritta ''La legge e' uguale per tutti'' nell'aula in cui si sta tenendo un'udienza del processo Cesaroni, Roma, 7 luglio 2010. Simonetta Cesaroni fu trovata accoltellata il 7 agosto 1990 negli uffici romani degli Ostelli della gioventu'.
ANSA/MASSIMO PERCOSSI/GID

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Perché il risarcimento?

 

Secondo l'accusa, Muraglia dopo aver timbrato il cartellino in mutande tornava a casa e non si presentava al lavoro. La tesi della difesa invece è sempre stata un'altra, ora confermata dalla sentenza della Cassazione che ha dato ragione all'ex vigile. Muraglia infatti no era solo vigile, ma anche custode di un mercato del quale aveva il compito di aprire i cancelli alle 5,30 del mattino. Solo in pochissime occasioni, come da lui stesso testimoniato, l'uomo aveva deciso di andare a timbrare in slip perché in ritardo a causa della sua mansione secondaria. Nessuno infatti, a quell'ora del mattino, lo aveva mai visto andare in giro senza vestiti addosso anche perché l'alloggio dove Muraglia viveva con la famiglia, l'ufficio e la timbratrice si trovavano nello stesso edificio.

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