
La sorella di Giulia attacca il mancato riconoscimento della crudeltà nella motivazione dei giudici che hanno condannato l'assassino, che avrebbe inferto 75 coltellate alla vittima "per inesperienza"
“Sentenza pericolosa che segna un terribile precedente”. L'ha definita così Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la motivazione del giudice nella condanna di Filippo Turetta, secondo cui l'assassino ha inferto 75 coltellate alla vittima "non per crudeltà, ma per inesperienza". "Una sentenza simile, con motivazioni simili in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un terribile precedente", ha detto Checcettin. "Se non iniziamo a prendere sul serio la questione, tutto ciò che è stato detto su Giulia che doveva essere l'ultima sono solo parole al vento", ha aggiunto.
Cecchettin: "Giustificazione e menefreghismo per la violenza"
Secondo Elena Cecchettin, "fa la differenza riconoscere le aggravanti, perché vuol dire che la violenza di genere non è presente solo dove è presente il coltello o il pugno. Ma molto prima. E significa che abbiamo tempo per prevenire gli esiti peggiori”. Poi ha concluso: “Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e menefreghismo per gli stadi di violenza che anticipano il femminicidio".
